Documenti: l’intervento di Fornaro sulle comunicazioni del presidente del consiglio in vista del Consiglio europeo

Politica e Primo piano

Mi sia concesso di iniziare questo intervento portando la solidarietà al comandante della Guardia costiera, ammiraglio Pettorino. Non si può infatti chiedere a un ufficiale, a un uomo di mare, di non rispondere agli SOS. E’ come chiedere a un medico di venir meno al giuramento di Ippocrate. Eppure questo è capitato, è capitato nell’Italia di questi giorni. Occorre ricordare, in questa sede, ancora una volta, come abbiamo già fatto in occasione della fiducia a questo Governo, che l’attività di soccorso in mare è disciplinata da trattati internazionali e da un’antica, immutabile legge del mare, per cui si salva la persona che si trova in pericolo.

Così come credo che da quest’Aula debba venire solidarietà nei confronti di una campagna indegna di criminalizzazione delle Ong; Ong e volontari che, in questi anni, sotto il coordinamento delle autorità italiane competenti, hanno salvato in mare decine e decine di migliaia di donne, uomini, bambine e bambini. Non è accettabile fare di tutta l’erba un fascio, non è accettabile assecondare una campagna propagandistica di criminalizzazione di queste associazioni.

Vede, presidente Conte, le diamo atto di un discorso – quello che ha fatto, oggi, di fronte a noi – equilibrato e le diamo atto anche che, nei dieci punti che lei ha presentato, ci siano elementi largamente condivisibili. Però, al tempo stesso, siamo preoccupati, molto preoccupati per l’Europa e per l’Italia. Vediamo, al di là della retorica, un’Europa divisa, che sembra aver smarrito la sua missione, incapace di svolgere un ruolo da protagonista sullo scenario internazionale; vediamo un’Europa in cui stanno prevalendo gli egoismi nazionali, così come vediamo, con preoccupazione, un tentativo di indebolimento del suo ruolo che pare unire, per una volta, l’Est come l’Ovest.

L’Italia ha, da questo punto di vista, una situazione che ci preoccupa, perché pare avere un Governo – o, meglio, dopo il discorso di oggi, sarei tentato di dire quasi “una parte di questo Governo” – che usa l’Europa come arma propagandistica, che racconta falsità come la chiusura dei porti per la nave Acquarius che, come abbiamo dimostrato la scorsa settimana, non è mai avvenuta, un Governo che dimentica le leggi del mare, che pare, sempre, ogni giorno, forte con i deboli e debole con i forti.

In questo quadro desolante – dominato più dai comunicatori che dagli statisti, che da una visione lunga – non si affrontano i temi centrali del futuro dell’Unione europea che sono in agenda al prossimo Consiglio europeo e guardi, signor Presidente del Consiglio, anche i buoni propositi che lei ci ha illustrato oggi rischiano di essere travolti se prevale quest’idea,  quest’immagine distorta dell’Europa, perché impedisce di affrontare i problemi reali, di funzionamento e di prospettiva dell’Unione europea. Sui temi centrali di questo Consiglio europeo, lo sviluppo, la crescita, l’unione monetaria, la questione epocale delle migrazioni, ci sono molte cose che non vanno, su cui chiedere un cambio di passo oppure, rispetto per esempio all’unione monetaria, difendere con coraggio un’altra visione e un’altra idea che non sia semplicemente la difesa delle economie più forti.

Ma a guardar bene, se ci pensiamo e ci fermiamo un attimo, pare esserci un tratto comune su entrambe le grandi questioni: un egoismo nazionale che sembra prevalere su tutto, una divisione che pare far premio sull’unità e, invece ci sarebbe bisogno di unità e di una visione coraggiosa e solidale per affrontare sia le questioni economiche e il futuro dell’unione monetaria e bancaria, sia quelle dei migranti.

Da questo punto di vista, l’Italia dovrebbe essere più unita, perché l’unità è fondamentale per contare di più sui tavoli di Bruxelles, per tessere alleanze e, invece, a leggere i giornali più che a sentire l’intervento del Presidente del Consiglio, il Governo pare perseguire la via opposta, una via della divisione, alimentando gli istinti primitivi e negativi. E oggi rischia di essere, oggettivamente, isolato, mentre ci vorrebbe, come dicevo, una politica di alleanze.

Come detto in occasione della discussione sul voto di fiducia al Governo, le ribadiamo, signor Presidente, che noi ci siamo, ci siamo per cambiare quest’Europa che, così com’è, non ci piace, per contrastare una deriva liberista e mercatista, per rilanciare, però, il progetto di un’Europa forte e solidale e non trasformare l’Europa nel nemico di tutti i populismi. Noi ci siamo per contrastare il progetto di unione monetaria che semplicemente fotografi il dominio degli interessi delle economie più forti a scapito degli Stati più deboli e, in particolare, degli Stati del sud Europa.

Non ci stiamo, però, e non ci staremo, lo ribadiamo con forza, a farlo costruendo alleanze innaturali con l’Ungheria e il gruppo di Visegrád, perché sono alleanze contrarie alla nostra storia, contrarie alla nostra cultura, che ci riporterebbero in un situazione di minorità, abbandonando, invece, un ruolo fondamentale e centrale che nella storia dell’Unione europea il nostro Paese ha sempre avuto, fin dalle origini.

E, poi, lo voglio dire qui, non è con i muri, non è con i dazi, cari Ministri Salvini e Di Maio, che si risolvono i nostri problemi; la storia ci dice che con questi strumenti i problemi, per un Paese con la nostra natura, le nostre caratteristiche e le nostre risorse naturali, non solo non si risolvono, ma si aggravano. Bisogna avere, quindi, il coraggio di affrontare le sfide dell’innovazione e del digitale, ma per farlo bisogna lavorare nel segno dell’uguaglianza e dell’opportunità e nella valorizzazione delle risorse umane e non già nel suo contrario. Dobbiamo avere il coraggio, quindi, di essere più forti sui tavoli europei a chiedere una tassazione europea sui profitti delle grandi compagnie digitali e avere più forza nell’allargare, nell’abbattere il così detto digital divide.

Ci sono sfide che necessitano, quindi, di un Paese forte e di un’Europa forte, non degli egoismi nazionali. Concludo sottolineando come stiamo vivendo tempi difficili; leggiamo cose che pensavamo di non dover più leggere, ma proprio per questo bisogna tenere la barra dritta e per noi la barra dritta è quella dell’uguaglianza e dell’umanità, mai dimenticarsi che quando parliamo di migranti dietro ci sono le storie personali, i drammi di uomini e di donne; lo facciamo, vivendo questi tempi difficili, con la necessità di combattere gli egoismi vecchi e nuovi, di combattere i vecchi e i nuovi nazionalismi, per costruire un’Europa dei diritti e della coesione sociale, con un’Italia che sia protagonista sullo scenario internazionale come attore di pace.

Se si vuole perseguire questa strada, una strada che vede l’Italia capace di essere protagonista su queste direttrici, noi ci saremo.