Documenti: l’intervento alla Camera sul Def di Federico Conte

Politica e Primo piano

A quanto è dato capire, derubricato il reddito di cittadinanza a una misura molto prossima al reddito di inclusione, per il quale però una legge c’è già e va soltanto attuata e finanziata, l’indirizzo strategico di politica economica di questo Governo sarà la realizzazione della flat tax: una misura fiscale che, modificando il concetto tradizionale di progressività, consentirà di risparmiare meno a chi guadagna di meno e risparmiare di più a chi guadagna di più. Questo sul contrappeso di un auspicato aumento dei consumi: un dato sicuramente non certo, perché sconta l’utilizzo che di queste sopravvenienze fiscali faranno i beneficiari, laddove studi economici accreditati dicono che i risparmi che provengono da sgravi fiscali e bonus normalmente vengono investiti finanziariamente, non per investimenti produttivi né tanto meno per ricerca e sviluppo.

E allora c’è da chiedersi chi avvantaggerà per certo questa misura. La risposta io credo sia la parte più ricca del Paese, il Nord, lì dove si concentrano le maggiori ricchezze e le maggiori capacità di produzione della ricchezza; a svantaggio, signor Presidente, del Sud, i cui cittadini più che mai hanno bisogno delle spese per sanità, assistenza sociale, servizi, istruzione, che inevitabilmente verranno sacrificati sull’altare della flat tax.

C’è da chiedersi tra l’altro perché questo intervento sul piano fiscale, se le statistiche della Commissione europea sul fisco ci dicono che il nostro Paese è al tredicesimo posto per la pressione fiscale sulle persone fisiche, al sesto per la pressione fiscale sulle persone giuridiche (prima Germania e Francia), mentre è al primo posto per la pressione fiscale sul lavoro. E allora, se l’obiettivo del Governo fosse solo autenticamente quello di abbassare le tasse e la pressione fiscale, perché non intervenire, come auspicato non dai sindacati ma dalla Confindustria, sul cuneo fiscale, consentendo buste paga più pesanti, e quindi per certo e nell’immediato un aumento dei consumi e nuove risorse disponibili per le imprese?

Mi viene da pensare allora che l’obiettivo mediato della flat tax non sia soltanto quello di un’operazione di alleviamento delle tasche dei cittadini; c’è qualcosa di altro, di diverso, c’è un disegno più risalente e complesso: serve forse per recuperare l’obiettivo del federalismo fiscale della legge Calderoli del 2009, che sappiamo dovrebbe entrare in vigore nell’anno che viene, ma per la quale vi sono significativi problemi attuativi, o per rilanciare il referendum di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna per il rafforzamento della autonomia impositiva. Serve cioè per recuperare l’antico cavallo di battaglia della Lega, che si fonda sulla presunta ingiustizia fiscale della redistribuzione nel resto del Paese delle risorse erariali prodotte dalle regioni più ricche e si vuole fronteggiare tale presunta ingiustizia fiscale, come dirò di qui a un attimo, con una ingiustizia fiscale certa che vede avvantaggiati i più ricchi ai danni dei più poveri. Allora in questo senso la flat tax, signor Presidente, sarà una misura fiscale che, anziché favorire la redistribuzione della ricchezza, ne favorirà la concentrazione con un trasferimento dal basso verso l’alto, dal sud verso nord che rinnova una tradizione ahimè lontana e antica per il Mezzogiorno e che per il Mezzogiorno potrebbe essere letale.

Dobbiamo interpretare così, Presidente, e quindi in maniera ancora più inaccettabile le poche righe riservate nel contratto di Governo al sud del Paese? Un sud che ha dato prova in questi ultimi anni di una forte capacità di resistenza e di resilienza alla crisi economica. I rapporti della Svimez ci dicono che nel biennio 2015-2016 il sud ha determinato un aumento del proprio prodotto interno lordo in una misura pari all’un per cento: in un certo momento addirittura in misura superiore all’aumento nazionale e ha contribuito – si badi: di qui la falsità dell’ingiustizia fiscale presunta dalla Lega – al prodotto interno lordo nazionale in misura di un terzo laddove il suo peso produttivo è solo di un quarto. Dunque, se questo è l’indirizzo strategico del Governo, noi saremo sicuramente all’opposizione. Chiediamo invece un’inversione di rotta per la quale, Presidente, saremo disponibili a fare la nostra parte nell’immediato inverando la clausola del 34 per cento introdotto con il decreto Mezzogiorno varato dal precedente Governo; riservando al sud del Paese le risorse ordinarie in conto capitale di tutte le pubbliche amministrazioni – centrali, periferiche e le principali stazioni appaltanti – con l’istituzione (questa è la necessità) di un fondo di riequilibrio nell’immediato già a far data da quest’anno, dove far confluire i residui di quelle fonti, delle spese per la coesione nazionale, di modo che non si rinnovi la usitata pratica delle distrazioni per altre finalità e che non si usino questi fondi come bancomat per altre destinazioni.

Ma soprattutto chiediamo al Governo – lo sosterremo in questo se lo farà – già da venerdì, già dalla prima occasione con l’Ecofin, di rivendicare in Europa una deroga al Fiscal Compact, di introdurre una golden rule che tenga fuori dal parametro del deficit-PIL in ogni caso le spese per investimenti per il Mezzogiorno, non soltanto perché le infrastrutture materiali e immateriali servono a recuperare la crisi o a superarla, ma per rilanciare una visione euromediterranea del nostro stare nell’Europa. L’Italia e il sud per l’Italia possono avere un ruolo centrale nel Mediterraneo che significa porti, infrastrutture, grandi scambi commerciali, che vanno integrati e modificati perché le merci che attraversano il Canale di Suez non debbano circumnavigare il continente per arrivare nei porti di Rotterdam o di Amburgo qualunque sia il Paese di destinazione finale, anche l’Italia. Inseriamo in queste rotte il nostro Paese, il porto di Gioia Tauro e di Napoli; rilanciamo così anche il nostro ruolo politico per quanto riguarda il fenomeno dell’immigrazione assumendo una posizione di coordinamento che non si riduca alla demagogia disumana dei respingimenti.