Documenti: Fornaro, serve confronto con Europa e piano straordinario investimenti

Politica e Primo piano

Intervento in aula del capogruppo di Liberi e Uguali Federico Fornaro sull’informativa del presidente Conte dopo l’apertura della procedura di infrazione da parte dell’Unione europea

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, pensando alle cose che abbiamo detto in quest’Aula durante le discussioni sulla Nota di aggiornamento, sul DEF e poi ancora in occasione delle sue comunicazioni sui Consigli europei, non possiamo che osservare e constatare, in maniera triste ed amara, che avevamo ragione noi, quando la mettevamo in guardia dal continuare ad alimentare una campagna che da mesi, da anni, ha prima delegittimato l’euro, l’Unione europea, e poi ha finito, durante la campagna elettorale, per alimentare una campagna di odio verso l’Europa fatta di fake news, di tweet irridenti, di battute di avanspettacolo.

Vi avevamo avvertito che così facendo si andava a sbattere e che la strada da seguire, signor Presidente, era quella, da un lato, del dialogo con l’Europa e, dall’altro, di un piano straordinario di investimenti. Quando dico dialogo, sia ben chiaro, dico un confronto duro, nel merito delle questioni; duro su che cosa rappresenta oggi il fiscal compact e quali sono stati i risultati delle politiche di austerity di questi anni. Quindi un dialogo duro, ma rispettoso, un dialogo fatto da chi si considera, a ragione, per la sua storia, la sua cultura, e orgogliosamente, uno dei fondatori dell’Unione europea e non una sorta di ospite sopportato. Anche sul tema degli investimenti – glielo abbiamo detto in tutte le occasioni -, non ci spaventava e non ci spaventa lo sforamento del deficit al 2,4, ma quello sforamento andava riempito con investimenti produttivi, andava riempito con un grande piano verde contro il dissesto, per la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica, per le strade, rialimentando e riattivando un ciclo virtuoso di piccoli investimenti fatti dalle province, dai comuni, strumenti cioè per far arrivare subito nel sistema i benefici degli investimenti pubblici, che sono, con i loro moltiplicatore, i migliori strumenti per la ripresa e per la produzione di sana e buona occupazione.

Invece, signor Presidente, avete preferito la prova muscolare con l’Europa, avete continuato nel dileggio, e anche dopo la decisione della Commissione si continua su questa strada. Avete preferito una legge di bilancio pre-elettorale, ma io vorrei invitare tutti i colleghi, anche quelli di maggioranza, a fare una fotografia, un’istantanea di queste ore e di questi giorni. Ebbene, quell’istantanea, al di là delle valutazioni di parte, ci dice che noi siamo isolati come non mai nell’Unione europea. Sì, siamo isolati, perché da un lato abbiamo incrinato i rapporti con i grandi nostri storici alleati del nucleo fondativo dell’Unione, dall’altro i vostri alleati, i vostri alleati naturali sull’asse del populismo sovranista sono i primi critici nei vostri confronti. In sei mesi avete raggiunto l’obiettivo di isolarci all’interno dell’Unione europea, non andando al cuore delle questioni, in un confronto vero, per cambiare in senso sociale le politiche dell’Unione europea, per contrastare gli effetti negativi delle politiche dell’austerità: no, lo avete fatto in realtà per ragioni di propaganda. Allora, signor Presidente del Consiglio, rispettosamente, noi ci saremmo aspettati un altro intervento da lei quest’oggi, non di soli quindici minuti scarsi, burocratico, che non dà nessun segno di cambiamento rispetto a una decisione grave – come è stato ricordato dai colleghi – che è avvenuta ieri. Da questo punto di vista, davvero, con rispetto, un’informativa burocratica in questo momento non serve al Paese, non serve a recuperare credibilità sui mercati, non serve a riaprire un dialogo che deve esserci con l’Unione europea! Lei, signor Presidente, è il Presidente del Consiglio e non l’avvocato garante di un contratto tra due soggetti politici e l’Italia ha bisogno, in questo momento, di avere maggiore forza. E, allora, ve lo diciamo chiaramente, nello stesso modo costruttivo in cui vi abbiamo avvertito nei mesi scorsi: basta propaganda. È finito il tempo della propaganda; basta battute, basta tweet e dirette Facebook. Si tratta di cambiare, di provare a cambiare la manovra durante l’iter della legge di bilancio per provare a ridare fiato a una manovra che, oggi come oggi, è asfittica e non ci porta da nessuna parte.Se continuate ad andare avanti così – e ve lo diciamo in assoluta serenità e determinazione al tempo stesso – potrete magari vincere anche le prossime elezioni europee e, chissà mai, anche le prossime politiche anticipate. Ma rischiate di farlo e lo farete sulle macerie di questo Paese e noi, per quello che potremo fare, nel nostro piccolo ma convinti delle nostre idee, cercheremo di contrastare queste politiche suicide e lo faremo per difendere i più deboli, perché sarebbero loro, le lavoratrici e i lavoratori, che avrebbero tutto da perdere da un Paese ridotto in macerie e non certo quelli che in questi mesi, magari in larga parte vostri elettori, hanno portato i soldi all’estero. Questa è la fotografia dell’Italia dopo sei mesi di vostro Governo. Cambiate finché siete in tempo, cambiate passo, cambiate impostazione, cambiate rapporto con l’Europa: duri nel confronto ma capaci anche dell’ascolto e rispettosi delle regole che noi abbiamo insieme agli altri determinato. Se non lo farete porterete il Paese verso il baratro e ne avrete la responsabilità di fronte alla storia ma, soprattutto, alla fine deluderete innanzitutto proprio quelli che democraticamente vi hanno assegnato il consenso elettorale.E, poi, mi si passi un’ultima osservazione. Bisogna anche finirla, signor Presidente, con le prese in giro dell’intelligenza degli italiani, perché magari qualcuno, ascoltando una parte del suo intervento, avrà potuto anche essere soddisfatto ma poi quelli che conoscono i numeri si interrogano, e in Europa ce ne sono molti che sanno cosa sono i numeri così come cosa sono i mercati. Ma sono gli stessi che nel mese di agosto e nel mese di settembre hanno sentito tuonare, sulle televisioni e nelle dirette Facebook, il tema delle nazionalizzazioni e delle rinazionalizzazioni?. Ebbene, oggi in quest’Aula lei ci ha detto che sta per scrivere una lettera all’Europa in cui si impegna a fare dismissioni degli asset pubblici per l’1 per cento del prodotto interno lordo che, se i numeri non sono sbagliati, significano 17 miliardi nel 2019. Presidente del Consiglio, ma chi vuole prendere in giro? Come farete a fare questo? La risposta non è prendere in giro sui numeri ma è provare a cambiare il verso di questa manovra e riaprire un dialogo fecondo con l’Europa. L’Italia può uscire da questa situazione difficile ma non lo può fare certamente con la propaganda, coi tweet e con le dirette Facebook. (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).