Speranza: caro Pisapia, acceleriamo. Noi avanti anche da soli

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Carmelo Lopapa

«Qui continuiamo a parlare di nomi, sigle, mentre siamo di fronte a un processo politico più grande di noi, di ciascuno di noi: c’è un popolo di sinistra disorientato che attende una risposta alla sua domanda. Allora basta perdere tempo, basta stop and go e politicismi, è il momento di correre». Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, sostiene che con Giuliano Pisapia, Campo progressista e le altre anime della sinistra è il momento di stringere. E se poi l’ex sindaco di Milano dovesse rinunciare, allora «il progetto andrà avanti comunque perché la casa è più importante dei suoi inquilini».

Speranza, partiamo dai veti incrociati che rischiano di far perdere il centrosinistra in Sicilia? Fava contro Micari. Come ne venite fuori?

«La nostra posizione è di grande coerenza. Siamo rimasti al tavolo del centrosinistra finché non è apparso Alfano e con lui pezzi della destra. Chi ha rotto è Renzi che ha deciso di fare del leader di Ap il perno di una nuova coalizione, in Sicilia e poi magari alle politiche, di riesumare il progetto di Partito della nazione che pensavamo archiviato».

E quindi avete candidato Fava. Non è una scelta minoritaria finalizzata solo a far perdere il centrosinistra di Renzi?

«Fava è all’altezza della sfida in Sicilia e oggi dice: se salta l’accordo con Alfano si possono fare le primarie anche domani. Tocca al Pd decidere».

Pensa che Pisapia sia d’accordo con questo schema? Fuori Ap e primarie in Sicilia?

«Non tiro nessuno per la giacchetta. Ma da quel fronte abbiamo registrato sempre chiusure molto decise nei confronti di alleanze innaturali. Ognuno poi farà le proprie valutazioni».

Il 12 la riunione decisiva con Pisapia. Per andare dove?

«Io dico: basta stop and go, basta politicismo. Ora bisogna correre, offrire quell’alternativa che manca al Paese. Il Pd ha smarrito la strada, non e più in grado di rappresentare una larga fetta del popolo di centrosinistra e di intercettare la domanda di cambiamento. Il nuovo percorso dovrà necessariamente passare da un momento di partecipazione popolare. Non si decide nel chiuso di una stanza. Serve ad ottobre l’elezione di un’assemblea democratica».

Pisapia sembra disponibile a patto che non sia un soggetto costruito solo per picconare il Pd.

«Il Pd non sarà mai il mio nemico. Avrò sempre affetto per quella comunità di cui ho fatto parte. Ma è evidente che le politiche degli ultimi anni su lavoro, scuola, ambiente e fisco hanno disorientato la nostra gente. Serve un’alternativa progressista».

Il progetto andrebbe avanti anche se Pisapia facesse un passo indietro?

«Io mi auguro che il progetto coinvolga tutti. Detto questo, la casa è più importante dei suoi inquilini, il cantiere è più grande di ciascuno di noi. Andiamo avanti, speriamo con tutti, comunque con chi ci sta».

Puntate a far cadere Gentiloni con la manovra?

«Siamo stati sempre responsabili, l’unica fiducia non votata è stata quella sui voucher. A Gentiloni però diciamo fin d’ora che se immagina di fare politiche sostanzialmente di destra basate su regalie e bonus fiscali, allora i voti vanno chiesti alla destra e non a noi. Faremo proposte, su quelle ci misureremo».