Bersani: altro che reddito e pensioni, questo governo ci porterà un altro Monti

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Goffredo De Marchis

Pierluigi Bersani legge un messaggino di Davide Serra, il finanziere renziano che un giorno definì «squalo delle isole Cayman» con relativa querela, e annuisce: «Ha ragione». Nel testo del broker c’è scritto: «Gli italiani non comprano Btp Italia. Quindi: 1) cambiano manovra oppure 2) default. I fondi esteri non finanziano reddito di cittadinanza nemmeno a morire».

Siamo davvero vicini al collasso, onorevole?

«Siamo vicini a una nuova stagione di austerità. Se non è oggi, è domani. Ma finirà così».

Tornerà un premier tipo Monti che il suo Pd sostenne anche in maniera acritica?

«Monti fece qualche errore e noi dietro. Stavolta forse non sarà un tecnico, ma un politico. Certamente non si può andare avanti in questo modo. E non perché lo dice l’Europa. Basta quello che succede sui mercati».

Davvero è il reddito di cittadinanza il punto debole della Finanziaria e il terrore degli investitori?

«Il reddito di cittadinanza è una follia. Perché lavoro e povertà sono due cose che non stanno insieme. Non si tengono. Per il lavoro bisogna fare gli investimenti, è l’unica soluzione. Per la povertà, che esiste, che si allarga drammaticamente, occorre trovare 4-5 miliardi. Come? Mandando un messaggio all’Europa in questo senso: facciamo qualcosa anche noi italiani, non chiediamo soldi in deficit e basta. È sufficiente tassare i grandi patrimoni».

Oddio, di nuovo la patrimoniale?

«Sto parlando solo dei patrimoni veramente grandi. Intendo dai due-tre milioni in su. Sono sufficienti per reperire il denaro necessario».

Ma austerità significa altre tasse per tutti.

«Va trovato un modo che sia davvero proporzionale ai redditi. Chi ha di più dà di più. Una misura equa, questo è chiaro. Altrimenti la prossima volta arriva davvero il fascismo. Quello col manganello».

Il nostro debito pubblico è stato fuori controllo anche con Monti.

«Il nostro debito è costituito dal rivolo minuscolo degli investimenti e dal fiume in piena della spesa corrente. La seconda è inarrestabile da molti anni perché si autoalimenta. Penso alla legge sui 14 anni sei mesi e un giorno, le baby pensioni. Furono finanziate solo per il primo anno. Tutti i successivi sono andati a debito».

Può succedere anche con quota 100?

«Esatto. E la storia continua».

La soluzione?

«Per assurdo il default. A un certo punto l’Italia dice: non paghiamo più metà del nostro debito. Marcello De Cecco sosteneva che dovevamo farlo trent’anni fa. Noi entrammo dentro Maastricht con i 1100 per cento del debito sul Pil, gli altri paesi col 40. Siamo partiti con un handicap enorme. Oggi non si può fare, chiaro. Ci vorrebbero 10-15 anni consecutivi con un avanzo primario alto e tassi contenuti. Oggi lo spread si mangia tutte le nostre entrate. Eppoi, si mettano le risorse sugli investimenti».

Dove?

«L’abolizione delle Province è stato l’errore più grave. Andrebbero ripristinate. Gestiscono 100 mila chilometri di strade, ponti e cavalcavia che hanno 50-60 anni e vanno mantenuti. Erano stazioni appaltanti perfette. Con un geometra autorizzavano lavori grandi e piccoli. È un pezzo di occupazione che non esiste più».

E la sinistra? Farà la fine del Pasok o del Partito socialista francese?

«È giusto che nasca un partito dei civici alla Macron. È anche giusto, se credono, che ci sia una sinistra d’ispirazione chavista. Poi, però, va ricostruito un partito normale, popolare, che non si limiti a riempirsi la bocca dei poveri, delle periferie, dell’immigrazione. Che si occupi del cameriere che vive nella campagna emiliana».

Cioè?

«Macron, che pure è intelligente, rischia di essere travolto da Le Pen alle elezioni europee. Guardate la guerra del diesel in Francia. Invece di accarezzare le élite, il presidente avrebbe dovuto salire sulle macerie della sinistra francese e intestarsi un nuovo sentimento popolare».

E il cameriere emiliano?

«Noi mettiamo i limiti alle auto Euro 3. In Emilia Romagna esagerano e rilanciano: stop anche alle Euro 4. E il cameriere che lavora in città, che non può permettersi di comprare una Euro 6, come raggiunge il ristorante? Ma invece del divieto si studi un incentivo alla rottamazione. Come può la sinistra non stare vicino nemmeno a quel cameriere? Rischia di avere ragione chi parla di ambientalismo da salotto».