Genova: Quaranta, ora torniamo a parlare con la gente

Politica e Primo piano

Intervista a Il Secolo XIX

di Emanuele Rossi

«Vorrei sentire da chi critica in maniera sterile cosa sono riusciti a combinare loro. Fare gli spettatori è facile, mentre noi ci abbiamo provato, con Gianni Crivello, in una situazione difficilissima». Stefano Quaranta, deputato di Mdp, a pochi giorni dalla batosta elettorale si toglie qualche sassolino dalle scarpe. E il destinatario è Sergio Cofferati, (da Quaranta sostenuto due anni fa alle primarie della Liguria) che il giorno delle elezioni ha criticato la campagna del centrosinistra per le comunali. «Io non sono mai stato renziano e mai nel Pd, ma mi sembra che tante delle critiche che vedo al Pd arrivino soprattutto da chi in quel partito aveva ricoperto ruoli di primo piano».

E qui arriva il “Che fare?” dell’onorevole Quaranta, dopo la sconfitta dei ballottaggi del centrosinistra unito. «È evidente che non puoi fare il centrosinistra a livello locale e prescindere da quello che accade a livello nazionale, Renzi è diventato un problema: non ha più la capacità di aggregare a sinistra e la sua capacità innovativa è finita il giorno del Referendum costituzionale. Ma l’altra parte del problema è la sinistra, tutta: non possiamo essere ossessionati da Renzi e parlare solo di lui. Dobbiamo ripartire dai temi, siamo in mezzo al guado e dobbiamo capire che la sinistra deve tornare a parlare alla gente e non a fare la sommatoria di piccoli gruppi autoreferenziali». Quali temi, però? «L’astensionismo altissimo anche in elezioni amministrative come quelle per il sindaco ci insegna che va affrontato il tema della nostra democrazia, della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica». E in seconda battuta l’Europa, «dobbiamo difenderla dalle tendenze sovraniste, ma anche impegnarci perché sia un’istituzione meno lontana e burocratica».

Infine, la sfida delle sfide: come rispondere alla globalizzazione e alla crisi? «In tutti questi anni ci siamo limitati a “temperare” politiche di stampo neoliberista, invece dobbiamo proporre un modello diverso di economia e di società».

Tornando al “locale”, invece, a Genova «Non siamo più abitutati all’opposizione e si è visto in Regione, dove hanno preferito tirare frecciate a Doria che contrastare Toti. Ora dobbiamo avere un nostro modello di città e portarlo avanti, affrontare le tematiche della solitudine, della preoccupazione delle persone e della loro frustrazione. In questo senso Gianni sarebbe stato un ottimo sindaco, per le sue doti umane. Peccato, è andata così».