Maria Cecilia Guerra e Eleonora Romano, Il Sole 24 Ore
Il Pnrr evita l’errore di rappresentare le donne come una specifica categoria di svantaggio di cui occuparsi in un capitolo apposito. Un errore che porta spesso ad approcci di “discriminazione positiva”: il riconoscimento formale di una “questione femminile” si traduce in interventi di policy che non agiscono a livello strutturale sulle disuguaglianze di genere. Interventi più efficaci richiedono invece di adottare, come fa l’ultima versione del Pnrr, una prospettiva di genere trasversale rispetto a tutti i diversi ambiti di azione, integrando tale prospettiva in tutte le politiche pubbliche. Trasferire cura e riproduzione sociale dalla sfera meramente privata a quella pubblica implica far emergere responsabilità collettive di cui finora si sono fatte (gratuitamente) carico le donne.