Meloni non sa come comportarsi, è consapevole che sulla nostra idea c’è consenso. Un salario minimo legale c’è in 22 Paesi su 27 dell’Unione europea. Non rappresenta una violazione della libertà di contrattazione, cara alla nostra Costituzione, serve a stabilire delle regole per il bene della collettività. Lanceremo una petizione per allargare il consenso nel paese.
Norma scritta male e annunciata peggio ma per noi andava fatta, discutibili le critiche che parlano di populismo. Che ci fosse la necessità di intervenire lì, l’ha detto anche Carlo Messina, amministratore delegato di Banca Intesa, non più tardi di due mesi fa. Nel primo trimestre del 2023, le banche hanno accumulato extraprofitti per 15 miliardi a fronte dell’aumento di tassi della Bce di quattro punti, senza redistribuirli. I giganti del web e della farmaceutica non sono stati nemmeno lambiti.
Noi andiamo con mente aperta ma con la determinazione di chi vuole una legge, non una dichiarazione di intenti. La convocazione è sintomo di una difficoltà della destra. Per la prima volta non è l’opposizione a inseguire l’agenda. Serve una misura di tutela nei settori dove contrattare è più faticoso. I rider, ad esempio. Ma parliamo anche del caso più recente: i precari degli Uffizi a Firenze.
Questa delega fiscale renderà il welfare insostenibile a partire da sanità e scuola. C’è una chiara discriminazione ai danni di lavoratori dipendenti e pensionati. Si segue una logica corporativa: il fisco non come strumento per finanziare in modo equilibrato le casse pubbliche, con una distribuzione equa degli oneri fiscali, ma come un sistema per concedere favori a questa o quella categoria. E il messaggio sull’evasione è chiaro: l’obiettivo è offrire più spazi per liberarsi da controlli.
Assistiamo al tentativo di superare la verità giudiziaria virando su una verità politica. Quando poi si pensa a una Commissione su una persona, come non sentire un vago sentore di manganello? Un governo brutale che non riconosce la povertà, la ministra Calderone viene da Marte. Il loro è un fatto ideologico: i poveri secondo loro sono quelli che stanno sul divano. Schlein ha rianimato la compagnia. Io? Un volontario della politica.
Con il taglio al reddito di cittadinanza dichiarano guerra ai più poveri. La battaglia sul salario minimo non è persa. Siamo solo all’inizio. Occorre moltiplicare la pressione verso il Governo andando in ogni piazza a spiegare le nostre ragioni. Dobbiamo stare là dove la sofferenza sociale diventa più pressante, viverla come urgenza politica non soltanto come una dimensione etica del nostro impegno istituzionale: questo il senso dell’estate militante.
Se hanno bisogno di tempo, va bene, ma senza l’emendamento soppressivo. Ci sono milioni di persone senza contratto. E un’inflazione che negli alimentari viaggia al 10 per cento. Meloni non vuole rispondere a questi numeri. È questa la destra sociale? Non vogliono disturbare chi sta facendo soldi. Meloni se la prende con la Bce che aumenta i tassi? Giusto, ma deve dire cos’altro fare. Deve porsi il problema dei mutui, dei prezzi, di rianimare salari e pensioni. Intanto chiami gli imprenditori e dica: fate i contratti.
Meloni per la prima volta è costretta a inseguire le opposizioni. Mi pare si tratti di un finto confronto nel momento in cui parla di slogan sfuggendo dal confronto di merito. Vuol dire che non sta aprendo a una discussione ma sta provando a fuggire dalla realtà. Sono in difficoltà evidente rispetto all’opinione pubblica favorevole al salario minimo. La discussione vera ci sarà in aula giovedì. Il tempo per la riflessione c’era.
Sul salario minimo Meloni bluffa: la destra ama salari bassi e lavoro precario. Chi governa ha avuto tutto il tempo per avanzare una proposta. Finora abbiamo solo ascoltato anatemi, alcuni ridicoli, come quelli del ministro degli esteri Tajani, che ha parlato di Unione Sovietica. Probabilmente pensa che la Merkel, che l’ha aumentato a 12 euro l’ora, sia una pericolosa bolscevica. La destra deve rispondere: pensa sia necessario un salario minimo legale oppure no?
