Il premier sembra destinato a ripercorrere a parti invertite quanto fu capace di compiere nel 1913 il suo illustre avo, il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni

Il premier sembra destinato a ripercorrere a parti invertite quanto fu capace di compiere nel 1913 il suo illustre avo, il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni
Recalcati propone a una sinistra, che dipinge come un deserto di macerie, vittima del virus sempre ricorrente della scissione, di guardare a Turati, che il vizio della separazione intestina aveva lucidamente combattuto al congresso di Livorno che dette origine alla costituzione del Partito comunista d’Italia. Curiosa esortazione.
Dopo la conferenza su Roma di Articolo 1, una riflessione storica sulla vocazione della città e su come far ripartire il meccanismo inceppato
La democrazia non regge a lungo andare alla pressione di diseguaglianze sempre più accentuate, che scavano solchi tra ceti e classi dalle dimensioni inimmaginabili sino a qualche decennio fa e preparano così il terreno su cui alligna il ripiegamento egoistico e sul quale si alimenta la paura dell’altro. Perciò si fa sempre più stringente la necessità di una diretta azione politica specifica e giustamente orientata a contrastare attivamente la campagna di intolleranza populista e di odio razzista che viene alimentata da tempo e che troverà la sua massima esplicitazione nelle prossime elezioni politiche.
La sfida: coniugare la realtà della società di massa col diritto all’accesso alla bellezza, producendo consapevolezza di sé, identità e curiosità dell’altro