Intervista a Il Fatto quotidiano
di Antonello Caporale
L’Italia sembra un’enorme Valtur. Non c’è città, piazza, I marciapiedi, albergo che non sia invaso da un esercito di turisti. Massa che lievita di mese in mese e occupa ogni angolo. Come i gabbiani a Roma.
Vincenzo Visco, i milioni di poveri sono scomparsi? Sono divenuti ricchi e non ce ne siamo accorti? Oppure sono stati relegati nei sottoscala e quasi non li vediamo più?
Solo chi è a digiuno di economia può immaginare che ciò che appare sia la realtà. L’industria turistica tira e anche parecchio, vero. Ma vale poco. Siamo in presenza di una realtà formata da piccole o piccolissime aziende familiari, e i lavoratori hanno retribuzioni ancora al di sotto della soglia vitale. Tanti beccano non più di tre euro all’ora. I soldi si fanno altrove in Europa, è la tecnologia il motore dei grandi utili. Da noi zero carbonella. Enorme invece l’esercito dei poveri e poverissimi.
Lei è sempre pessimista.
Ricorda il Berlusconi che vagheggiava di miracolo economico riferendo che ovunque andasse trovava pieni i ristoranti? Beh, la crisi finanziaria gli esplose in mano pochi mesi dopo e lo mandò gambe all’aria. Dovette fuggire da palazzo Chigi.
Sta provando a pronosticare per Giorgia Meloni lo stesso infausto esito?
Lei ha prodotto una innovazione storica enorme: per la prima volta la destra non contesta gli equilibri di bilancio, anzi ne rispetta i limiti e i vincoli.
Significa però che ha pochi soldi da spendere.
Finora ha brillantemente bypassato il problema intignando nelle questioni di identità, in quelle culturali, nella torsione dei diritti civili. E poi presentandosi con questo tocco finale di autoritarismo, di militarismo, di patriottismo. Fa sempre scena!
Agli italiani piace il comando un po’ virile.
Agli italiani frega anzitutto che i propri vizi siano fatti salvi. E Meloni in questo è una campionessa: ingiuria chi ha il compito di riscuotere le tasse, assolve gli evasori parlando in Sicilia, la terra del pizzo mafioso, di “pizzo di Stato”. La democrazia autoritaria che fa salvi i nostri vizi. Stia certo che nessuno toccherà l’auto in doppia fila.
E la sinistra?
La sinistra? Dov’è la sinistra?
Non c’è la sinistra?
Finora la vedo rappresentata da notabili ex democristiani e poi diciamoci la verità la sinistra ha perso colpi quando ha scelto di rifiutare la demagogia come elemento caratteristico del proprio discorso pubblico. Ha affrontato la realtà senza disconoscerla o manipolarla.
Neanche una voce che abbia contestato quelle odiose parole dette in Sicilia dalla premier, per dirne una.
Bisogna credere nella sinistra e solo dopo dirsi progressisti. Chi avrebbe dovuto scandalizzarsi se in tanti di là la pensano come questi di qua?
Sta dicendo che la sinistra è divenuta un po’ di destra?
Un po’ tanto.
E l’Italia che fine fa?
Resta con i problemi di sempre: nessuna grande industria (tranne le tre o quattro utility pubbliche), pochissimi investimenti privati e pubblici. Nessuna capacità di spesa del Pnrr, infrastrutture ai minimi termini, evasione fiscale di massa, fuga di massa verso l’estero. Il meglio possibile per la destra.
La barca fa acqua ma la destra festeggia.
Purtroppo sì.