di Alfonso Raimo
Nella trattativa europea il problema è rappresentato dalla posizione della Germania. La debolezza della Merkel, ma anche certe posizioni della Spd, favoriscono chi punta a far mancare la collaborazione tra Stati con l’effetto di rafforzare le posizioni dei sovranisti. Di fronte a questo scenario serve un’iniziativa degli Stati, o i rischi di default dell’Italia sono rilevanti. Nell’immediato la Bce dovrebbe creare moneta, per distribuire liquidità con la ‘helicopter money’ a imprese, famiglie, lavoratori e persone senza altro reddito. Il debito degli Stati causato dall’emergenza coronavirus dovrebbe essere gestito in forma comune e così ‘sterilizzato’.
Sul piano politico si è messa in moto una strategia che punta a un governo di unità nazionale. Ma se anche lo guidasse Mario Draghi, bisogna fare attenzione a scambiare i desideri per realtà: quale sarebbe il programma, quali partiti lo sosterrebbero? Al cospetto di scenari incerti, parlarne oggi rischia di indebolire il governo attuale.
Il presidente del Centro studi Nens (Nuova Economia Nuova società), Vincenzo Visco delinea in un’intervista all’agenzia Dire alcune proposte di lavoro per intervenire nel quadro di profonda incertezza che interessa l’Europa e l’Italia. La sostenibilità sul piano economico e sociale della crisi innescata dal Covid19, l’emergenza in corso e la ripresa vanno affrontate senza tentennamenti ma con una chiara scelta di campo, dice Visco – che anche dalla postazione di via XX settembre ha gestito le crisi economiche degli anni ’90, insieme alla successiva ripresa. Docente di Scienza delle finanze alla Sapienza, Visco è stato infatti più volte ministro: delle Finanze (governi Prodi I, D’Alema I e D’Alema II e in parte nel governo Ciampi del 93), del Tesoro (governo Amato II), vice ministro dell’economia con delega alle Finanze (governo Prodi II).
Professor Visco, che giudizio dà dell’esito del vertice dei capi di stato e di governo sulla crisi del Covid19? Nonostante la gravità della situazione, torna la contrapposizione tra Stati del Sud e del Nord.
Si tratta di un esito chiaramente negativo. I pregiudizi accumulati nel corso del tempo nei confronti dei Paesi del sud, e dell’Italia in particolare, continuano ad avere la meglio rispetto ad una valutazione consapevole di un evento imprevisto, generalizzato, non provocato dalle deboli finanze pubbliche di alcuni Paesi, e che può avere conseguenze catastrofiche sull’economia europea. I Paesi del nord probabilmente continuano a sottovalutare la portata dell’epidemia e tendono a ragionare secondo gli schemi collaudati della crisi finanziaria del 2007-08, peraltro errati, come dimostra la performance negativa della zona euro negli ultimi 10 anni rispetto agli altri Paesi Ocse. È tuttavia possibile che nei prossimi giorni si cercherà un qualche compromesso. È bene essere consapevoli che il problema non sono né l’Austria (meno di 9 milioni di abitanti) né l’Olanda (meno di 7), né i Paesi baltici, pressoché irrilevanti come peso economico e della popolazione, bensì la Germania, che dovrebbe essere il Paese leader dell’Europa unita. La debolezza attuale della Merkel non aiuta certo. Ma il ministro delle Finanza Scholtz è della SPD ed è anche lui più un falco che una colomba. Il problema vero oggi non è certo quello dei disavanzi pubblici o del debito pubblico, bensì quello di evitare il collasso dell’intera economia continentale.
E’ sempre difficile fare previsioni, ma questa contrattazione non rischia di essere davvero cruciale per i destini dell’Europa? Come dare torto ai sovranisti nel caso in cui la trattativa si arenasse o si concludesse con un esito deludente per l’Italia?
È evidente che se l’Europa in quanto tale non sarà in grado di fornire una risposta ai popoli europei e far sentire la sua presenza di fronte a una crisi sociale ed umanitaria, le reazioni dell’opinione pubblica in molti Paesi saranno negative, molto negative. Qui non si tratta di chiedere o concedere “flessibilità”, ma di avere una strategia comune per la crisi e per la ricostruzione. Quanto ai sovranisti, essi sono una delle cause dello stallo in cui si trova l’Europa oggi, e non hanno né ricette né proposte, ma ovviamente sarebbero favoriti da uno scenario di mancata collaborazione.
Quale sarebbe lo scenario peggiore per il nostro Paese?
Lo scenario peggiore per l’Italia, ma non solo, sarebbe quello di essere costretta a fare ‘da sola’. Per fortuna la BCE si sta muovendo in modo più consapevole e responsabile, ma essa non può supplire alla carenza di iniziativa degli Stati. Senza di questa i rischi di un default italiano dopo la crisi sarebbero rilevanti.
Oltre agli eurobond sono stati proposti altri strumenti per fronteggiare la crisi, tra questi circola l’ipotesi di helicopter money (‘soldi dall’elicottero’) adottata da Donald Trump in America: di che si tratta, che vantaggi avrebbero?
Gli eurobond potrebbero essere utili per finanziare interventi d’urgenza per fronteggiare la crisi epidemica, e soprattutto per promuovere un ampio programma di investimenti europei utili per la ripresa. Il ricorso al MES non sarebbe risolutivo anche se le condizionalità venissero eliminate. Si tratta di uno strumento che, al netto delle condizioni che impone ai Paesi che vi fanno ricorso, può essere utile per gestire una crisi finanziaria di singoli Paesi, ma non nella situazione attuale. La cosiddetta ‘helicopter money’, vale a dire il trasferimento diretto di potere d’acquisto ai cittadini e alle imprese sarebbe di grande utilità soprattutto per garantire un liquidità di sopravvivenza alle piccole imprese, ai lavoratori autonomi, a quelli precari, alle famiglie prive di altre fonti di sopravvivenza che nel nostro Paese sono molto numerose. Ma dovrebbe farsene carico la Banca Centrale con creazione diretta di moneta, altrimenti la situazione debitoria di alcuni Paesi potrebbe diventare insostenibile nonostante gli interventi di acquisto di titoli pubblici da parte della Banca.
Mario Draghi ha spronato l’Europa a non tentennare di fronte alla scelta di una politica economica in debito per finanziare imprese e lavoratori. Nel dibattito italiano in molti si chiedono se anche una soluzione di questo tipo non nasconda poi condizioni troppo onerose per il ‘rientro’ dal debito contratto. In particolare i sovranisti dicono un no netto al ricorso al Mes. Come valuta queste posizioni?
Se l’Italia negli ultimi 10 anni, invece di chiedere, e sprecare, “flessibilità” fosse riuscita a mettere in ordine la sua finanza pubblica e ad iniziare una sia pur moderata riduzione dello stock di debito pubblico, oggi la situazione nostra e dell’Europa sarebbe migliore, più serena. Il discorso di Draghi è corretto, ma è rivolto soprattutto all’Europa, e, come è stato detto, alla signora Merkel con cui ha sempre avuto un rapporto diretto, costruttivo e di fiducia reciproca. Come ho già scritto in altra sede, il problema del maggior debito accumulato a causa della crisi del coronavirus dovrebbe essere gestito congiuntamente dagli Stati della zona euro e in qualche modo sterilizzato. Già un impegno in questa direzione potrebbe essere risolutivo per le sorti dell’Europa.
Sul piano più strettamente politico: un governo di unità nazionale, magari a guida Draghi, è davvero alle porte, cosa di cui sono convinti in tanti nel Palazzo?
È evidente che è in atto una strategia che va in questa direzione, promossa non solo dalle opposizioni, ma anche da autorevoli opinion makers di diverso orientamento politico. Qui siamo di fronte ad un evidente rischio di scambiare i desideri con la realtà. Quale maggioranza sosterrebbe il Governo? Con quale programma politico? Senza la partecipazione dei 5S e di LeU, il PD potrebbe essere disponibile? Se anche il Presidente del Consiglio fosse Mario Draghi, come potrebbe gestire una situazione in cui dovrebbe giornalmente trattare con Salvini, Meloni, Renzi, Berlusconi e/o Tajani? Quali sarebbero i ministri? Tecnici o politici? Nessuno può prevedere come evolverà la situazione politica del Paese da qui ad alcuni mesi, ma per il momento queste ipotesi sono fondate sul nulla e hanno il solo effetto (e l’obiettivo) di indebolire il governo attuale senza produrre niente di positivo e praticabile. Sono un sintomo di una diffusa e pervicace irresponsabilità che caratterizza ormai da troppo tempo il nostro Paese.