Intervista a Il Fatto quotidiano
di Carlo Di Foggia
La prima manovra targata Meloni verrà approvata domani da un Senato spettatore. Per l’ex ministro Vincenzo Visco – tra i maggiori esperti di fisco, per oltre un lustro bersaglio del centrodestra (“Dracula”) – è un deja vu, un ritorno ai tempi dei governi Berlusconi. “Il solito regalo agli evasori”, il suo giudizio.
Non si salva nulla?
Era in gran parte obbligata, con i due terzi dei fondi destinati al caro bollette. C’è anche una sostanziale tenuta dei conti, una novità per la destra: la loro propaganda è stata fatta a pezzi dalla realtà. Ma le note positive, se così le vogliamo chiamare, si fermano qui: il resto è un disastro: sul fisco non c’è nulla di condivisibile e si fa contro le indicazioni Ue e gli impegni del Pnrr, che impongono di ridurre l’evasione.
C’è una “pace fiscale” in dieci misure. Il governo dice che non è un condono.
Questione di semantica. Possiamo chiamarle “provvidenze per contribuenti morosi”, se preferiscono. La realtà è che o sono evasori manifesti o persone che secondo il governo. si sono trovate in difficoltà e che quindi vengono sollevate dagli oneri verso lo Stato. Solo che non viene usato alcun elemento per distinguerli. Sono regali indebiti a quelli che la destra ritiene essere i suoi elettori. Qui si va perfino oltre.
In che senso?
I condoni sono misure contro lo Stato, disincentivano la fedeltà fiscale, ma è la prima volta che si fanno rimettendoci i soldi. Quelli in manovra causeranno un buco già nel 2023 (1,6 miliardi, ndr). Tremonti i condoni li faceva per incassare, qui invece siamo noi che paghiamo.
Forza Italia ha provato a inserire un condono penale.
D’altronde Berlusconi lo ha già fatto in passato. Stavolta le opposizioni l’hanno fermato, ma possiamo essere certi che lo faranno. Le sanzioni penali sono un deterrente, servono a reprimere fatti gravi: pagare il dovuto non basta, altrimenti possiamo estendere il concetto anche a rapine e furti. Perché non succede? Perché quelli tributari sono i reati dei colletti bianchi. Per la destra in carcere ci devono andare solo i delinquenti comuni.
Cos’altro l’ha colpita?
La flat tax per gli autonomi fino a 85mila euro di reddito. Una misura ingiustificabile, una disparità di trattamento con i dipendenti che vale 8-10mila euro, anche di più per i pensionati. La si concede poi alle partite Iva, responsabili di gran parte dell’evasione che ammonta, secondo i dati, al 65-70% del reddito dichiarato. Quegli 85mila sono 150mila reali. Ora gli diamo anche un bello sconto fiscale.
È solo una mancia elettorale o c’è una ratio dietro?
Un motivo ideologico: l’idea che questa parte della popolazione è più meritevole perché è stata trattata peggio. Si giustifica l’evasione e la si incentiva nell’idea che queste sono le persone che producono ricchezza mentre i dipendenti sono dei garantiti. Una narrazione falsa: il welfare è carente verso gli autonomi, ma invece di estendere le garanzie facendo pagare le tasse, gli si fanno regali fiscali. Questa visione è sbagliata anche economicamente: la forza di un Paese non la fa una miriade di micro imprese e professionisti ma aziende strutturate. È una visione regressiva che non ci porta da nessuna parte. Sono sorpreso che il sindacato non faccia il diavolo a quattro visto che i suoi iscritti, dipendenti e pensionati, sono i più danneggiati.
Qual è l’idea di fondo che guida la manovra?
Quella tipica della destra: se riduco le tasse alle imprese, queste producono di più e non c’è perdita di gettito. I dipendenti vengono considerati dei beneficiati dal loro datore, e quindi bisogna preoccuparsi solo del padrone, il resto sono nemici. È la visione culturale della destra di ogni paese, quella italiana in più ci mette l’apologia dell’evasione.
Berlusconi annuncia una riforma per far pagare a tutti meno. Se la immagina?
Non me la immagino. La tassazione deve essere progressiva e sorreggere il welfare, a meno che non si vuole privatizzare la sanità o la scuola. Questi – dopo aver colpito i poveri – saranno i prossimi bersagli della destra.