Pubblicato su Il Sole 24 Ore
di Vincenzo Visco e Ruggero Paladini
In una recente audizione presso le Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato la professoressa Fabrizia Lapecorella, direttrice del Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia, ha presentato un (pregevole) documento sulla riforma dell’Irpef in cui tra l’altro è contenuto un esercizio di simulazione di due diverse soluzioni possibili, una con solo tre aliquote, e l’altra con un sistema di aliquote definite da una funzione matematica continua. Vale a dire le due soluzioni su cui si è discusso nell’ultimo anno.
Il documento sottolinea che si tratta di una esercitazione eseguita solo a titolo di esempio e che non impegna in nessun modo la politica e le decisioni future del MES. Tuttavia, proprio il ruolo svolto dalla Lapecorella ha convinto i parlamentari e gli altri osservatori che quelle sono le soluzioni possibili sulle quali sta lavorando il Governo. Può quindi essere utile esaminare più da vicino queste proposte ricostruendole in base ai dati e ai grafici contenuti nel documento, cosa che può comportare qualche lieve imprecisione. L’obiettivo è quello di rendere trasparente ciò che trasparente non è.
La proposta a scaglioni implica tre aliquote: 23% fino a 25.000 euro; 33% tra 25.000 e 55.000; 43% oltre 55.000. Tuttavia, poiché a causa dei vincoli finanziari (non più di10 miliardi di minor gettito), risulta necessario mantenere detrazioni di imposta variabili e decrescenti per diversi livelli di reddito e categorie di contribuenti, il risultato finale, quale si desume dai grafici n. 9 e 10, è ben diverso da quello che appare. Per un lavoratore dipendente senza carichi di famiglia è prevista inizialmente una detrazione di 1880 euro fino a 8.145 euro di reddito, la detrazione sale poi a 3080 in modo da riassorbire il bonus 100 euro e rimane costante fino a 17.000 euro, per poi scendere linearmente fino ad annullarsi a 50.000 euro di reddito. Per quanto riguarda un pensionato la ricostruzione del nuovo sistema risulta più laboriosa, ma in sostanza risulta una detrazione di 1880 euro fino a 8.000 euro di reddito che poi si dimezza gradualmente fino a 25.000 euro di reddito e si annulla a 50.000. L’effetto congiunto di aliquote teoriche e detrazioni previste è riportato nella tavola che segue che esplicita le aliquote effettive che sarebbero in vigore dopo la riforma per lavoratori dipendenti e pensionati. Gli autonomi non vengono preso in considerazione perché nel documento non viene prevista l’eliminazione del regime forfettario che pure in una riforma con un minimo di razionalità andrebbe superato.
Aliquote apparenti ed effettive per lavoratori dipendenti e pensionati
Scagl. teorici aliquote (%) scaglioni LD al. effettive scaglioni pens. Al. effettive
Fino a 25.000 23 fino a 8.145 0 fino 8.127 0
da 25.000 a 55.000 33 da 8.145 a 17.000 23 da 8.127 a 25.000 28.53
oltre 55.000 43 da 17.000 a 25.000 32,33 da 25.000 a 50.000 36,76
da 25.000 a 50.000 42,33 da 50.000 a 55.000 33
da 50.000 a 55.000 33 oltre 55.000 43
oltre 55.000 43
Come si vede apparenza e realtà sono molto diverse. Ciò rende evidente il disastro che è stato compiuto a suo tempo con l’introduzione del bonus 80 euro poi divenuti 100: si sono create così discontinuità e fratture nell’andamento dell’imposta che non possono essere veramente riassorbite senza perdite di gettito molto elevate. Al bonus per i lavoratori dipendenti una diversa maggioranza politica ha risposto col forfait generalizzato per gli autonomi (che in non pochi casi si traduce in un “privilegio esorbitante”), mentre tutti si sono dimenticati dei pensionati che, a parità di reddito risultano fortemente penalizzati (per alcuni livelli di reddito fin quasi del 100%), non solo ora, ma anche dopo una eventuale riforma lungo le linee indicate, come risulta dai dati di seguito esposti.
Aliquote medie per lavoratori dipendenti e pensionati
Situazione attuale LD Con riforma Lap-Mef Situazione attuale Pens. Con riforma Lap-Mef
Reddito aliquota aliquota aliquota aliquota
10.000 -6,9 -7,8° 5,87 5,31
20.000 11,3 9 18,33 16,92
30.000 18,94 18,44 23,03 22,16
40.000 27,44 24,42 27,58 25,81
50.000 30,28 28 30,32 28
* Si ipotizza che la detrazione di 3080 euro si trasformi in imposta come di fatto avviene oggi, dato che il bonus attualmente costituisce un trasferimento che compensa l’imposta fino a 12.500 euro
Per quanto riguarda la soluzione con aliquote continue, il documento Lapecorella si limita a fare propria una proposta contenuta in un lavoro accademico di Longobardi, Pollastri e Zanardi di qualche mese fa, il quale in sostanza si limita ad interpolare le aliquote medie attuali per lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, individuando tre diverse, distinte funzioni; in realtà tre imposte separate, con diversi minimi imponibili: 14.000 euro per i dipendenti, 8.200 per i pensionati, 4.800 per gli altri redditi; stessa aliquota massima: 43% che però per i dipendenti si applica a partire da 33.000 euro, per i pensionati da 46.500 e per gli altri redditi da 65.000 euro. Pertanto le tre funzioni continue, costruite in modo da garantire la costanza dell’elasticità del reddito netto rispetto al lordo, si applicano in intervalli di reddito imponibile diversi, pari a 19.000 euro per i dipendenti, 38.300 per i pensionati e 58.200 per gli autonomi. Va anche notata l’esistenza di perdite per i lavoratori con redditi compresi tra 8.146 e 12.500 euro che attualmente, ricevendo un bonus, ottengono un reddito netto maggiore del lordo.
In questo modo l’Irpef, che dovrebbe unificare il trattamento dei contribuenti, determina e cristallizza delle discriminazioni che finiscono per mettere i cittadini gli uni contro gli altri, corporativizzando e balcanizzando l’imposta. L’unica via di uscita per risolvere questa intricata questione sarebbe quella di disporre di maggiori risorse da investire nella riforma. Ma questo si può fare solo mediante una vera e propria terapia d’urto in grado di ridurre fortemente l’evasione fiscale di massa che caratterizza il nostro Paese. Ciò sarebbe possibile, ma nella situazione attuale appare politicamente improbabile.