Intervento su Il Sole 24 Ore
di Vincenzo Visco
Il contrasto all’evasione non è certamente un punto centrale nell’attività di governo, al contrario. Una decina di condoni e sanatorie varie, proposte di ulteriori condoni più o meno tombali, e perfino di un condono sul contante (e cioè sul riciclaggio), nessuna attenzione ai problemi dell’amministrazione. Anzi, il termine accertamento è stato bandito (già ai tempi di Renzi) dal lessico operativo dell’amministrazione in nome di una ipotetica “collaborazione” con i contribuenti, il che è di per sé un indice del fatto che l’evasione viene considerata un comportamento da esorcizzare se non proprio da negare nella sua rilevanza.
Al più si parla di “grande evasione” o dell’elusione delle società del web, negando la natura stessa dell’evasione fiscale italiana che è un’evasione di massa che coinvolge milioni di contribuenti, fatta di occultamento dei compensi e dei ricavi da parte di imprese (per lo più piccole e medie) e professionisti, false fatturazioni e frodi molteplici, mancata dichiarazione delle locazioni (grazie anche all’eliminazione da parte del Governo Renzi della loro tracciabilità) e speculazioni immobiliari, mancati versamenti ecc.
Anche l’accento posto dai 5S sulla repressione di carattere penale non coglie il punto e rappresenta piuttosto un alibi che non una soluzione. Certo, dopo gli interventi degli ultimi governi di centro-sinistra che hanno di fatto svuotato di significato le sanzioni penali e anche amministrative introducendo soglie di punibilità più che eccessive, una correzione in materia è necessaria. Tuttavia qualcuno dovrebbe ricordarsi che a poco servì negli anni 80 del secolo scorso la generale penalizzazione dei comportamenti tributari scorretti (la legge “manette agli evasori” di Rino Formica), che ebbe l’unico effetto di intasare le procure paralizzandone l’attività, tanto che furono gli stessi magistrati impegnati sul campo a chiedere l’introduzione di soglie ragionevoli per poter rendere effettiva una minaccia allora solo ipotetica.
Il modo con cui l’attuale governo ha affrontato il problema è in verità quello di rendere legali gli effetti dell’evasione grazie all’introduzione del forfait, riconoscendo cioè ad alcuni contribuenti il diritto di pagare molto di meno di quanto previsto dalle leggi preesistenti, nonché per gli altri contribuenti, attraverso sia il drastico abbattimento dell’aliquota (15%), sia grazie a una base imponibile il cui ammontare ognuno potrà stabilire a piacere.
Al di là dei suoi costi (4 miliardi circa), il forfait produce a sua volta nuova evasione, sia in relazione all’Iva, dal momento che i forfettari da contribuenti Iva diventano consumatori finali nei cui confronti diventa agevole non fatturare (e considerata la maggior entità dell’evasione Iva al consumo finale, l’ulteriore evasione si può valutare compresa tra i 3 e i 5 miliardi), sia in relazione alle imposte sul reddito dal momento che accertare i fatturati effettivi è stato reso impossibile.
Tuttavia, più o meno inconsapevolmente e involontariamente, il Governo potrà forse ottenere risultati non trascurabili di recupero di evasione, sia dell’Iva che successivamente delle imposte dirette, grazie agli effetti della fatturazione elettronica. La fatturazione elettronica non è altro che la versione più moderna e definitiva dell’elenco clienti e fornitori introdotto dal Secondo governo Prodi nel 2007, e personalmente ho sostenuto la sua introduzione in modo sistematico negli ultimi 5 anni. Essa ha fornito risultati molto rilevanti in Portogallo. Alla fine, dopo molte esitazioni, i governi della passata legislatura, che pure avevano adottato con successo altre proposte da me avanzate come il reverse charge e lo split payment, l’hanno introdotta in modo generalizzato e obbligatorio. E il Governo attuale, che sembrava inizialmente orientato ad abolirla o per lo meno a rinviarla, visto che alla misura erano collegati 2 miliardi di maggior gettito, la ha mantenuta obtorto collo in vigore.
Ora se si esaminano con attenzione i dati relativi al gettito Iva dei primi quattro mesi dell’anno si osserva che il gettito relativo agli scambi interni è aumentato del 5,4%, rispetto all’1% circa del 2018 sul 2017 per lo stesso periodo, nonostante l’andamento stagnante e semi recessivo dell’economia italiana. Se si guarda infatti l’andamento del gettito Iva sulle importazioni, si osserva, coerentemente all’andamento ciclico, una riduzione dello 0,8% rispetto all’aumento dell’1,8% dell’anno precedente. Infine se si elimina dai calcoli il possibile effetto del gettito del settore pubblico (split payment) che è aumentato dell’1,7%, si vede come l’incremento di gettito dell’imposta sugli scambi interni privati raggiunga quasi il 6%.
I dati disponibili quindi mostrano con una certa coerente evidenza che siamo probabilmente in presenza di una autoriduzione dell’evasione dell’Iva determinata dall’obbligo della fatturazione elettronica. Su base annua, se il trend attuale risulta confermato, il maggior gettito potrebbe essere di oltre 6 miliardi. E l’incremento avrebbe potuto essere molto maggiore (più di 10 miliardi, dato che la fatturazione elettronica sarebbe in grado, se ben realizzata, di eliminare tutta l’evasione relativa a ricavi e costi fatturati ma non dichiarati che si verifica lungo la catena della produzione) se l’amministrazione avesse sostenuto la misura presso il pubblico, e si fosse attrezzata per tempo per sfruttare i dati ottenuti non solo per controllare i versamenti, ma anche per avviare i controlli specifici necessari. Dato lo scarso entusiasmo governativo, non è detto che il risultato sia acquisito; servono controlli consapevoli e dedicati. Se poi si volesse ricorrere solo a controlli automatici gli effetti della misura potrebbero essere vanificati in breve tempo.
Tuttavia è evidente che, come sostengo da molto tempo, le nuove tecnologie, se utilizzate consapevolmente e coerentemente, potrebbero in pochi anni più che dimezzare l’evasione fiscale italiana. Altri interventi sarebbero possibili e necessari e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe condurre in poco tempo all’eliminazione pressoché completa del fenomeno. Non si dica quindi che l’evasione non si può sconfiggere: gli strumenti esistono; il problema è solo una questione di scelta politica.