Visco: che sciocchezza escludere i 5Stelle, ci aspetta un autunno terribile

Politica e Primo piano

Intervista a Il Fatto quotidiano

di Tommaso Rodano

Secondo Vincenzo Visco, ministro delle Finanze del centrosinistra negli anni dell’Ulivo, escludere i Cinque Stelle dal centrosinistra è una scelta “stravagante”, viste le condizioni quasi disperate della sfida elettorale: “È una scommessa improbabile e sbagliata”.

Lei invece su cosa avrebbe scommesso?

Il problema è evitare che il centrodestra, con il 45% dei voti, si prenda oltre il 60% dei seggi, grazie al dominio nei collegi uninominali. Serviva un patto con tutti gli altri partiti, Cinque Stelle compresi. Non un’alleanza politica, ma un accordo tecnico, “difensivo”, per sterilizzare l’effetto maggioritario della legge elettorale. Non serviva un programma comune: ognuno avrebbe potuto fare la campagna elettorale che voleva, lasciando però convergere i voti sugli stessi candidati nei collegi. Si è voluto dare il messaggio, invece, che esiste una linea Draghi, di cui sono depositari il Pd e Calenda. Quest’ultimo con la funzione, insieme a Gelmini e Carfagna (e non so che fine abbia fatto Brunetta) di sottrarre voti al centrodestra.

A queste condizioni, il tonfo del centrosinistra è scontato?

Salvo miracoli, che possono sempre succedere. Nelle ultime due elezioni ci sono state sorprese rispetto ai sondaggi, ma si dimentica che l’elemento di novità in entrambi i casi erano i Cinque Stelle, che fecero un exploit sia nel 2013 che nel 2018. Ora c’è il rischio che la novità sia la Meloni.

L’agenda Draghi, ammesso che esista Draghi stesso lo nega è una risposta all’altezza dei problemi? E delle responsabilità dei progressisti italiani?

Dal punto di vista tecnico, l’agenda Draghi riguardava la pianificazione del Pnrr e i rapporti con l’Europa. L’ha fatto in maniera ineccepibile. Il problema è un altro: in Italia ci sono 12 milioni di persone in sofferenza economica. Chiedono una risposta. Le elezioni si vincono col voto popolare, non con quello della borghesia colta e consapevole, l’abbiamo visto in tutto il mondo, in questi ultimi anni. Non mi sembra che questi elettori popolari siano entusiasti dell’agenda Draghi, non sanno manco chi sia: per loro è solo un banchiere. Su questo tema, anche la proposta della destra mi sembra abbastanza scarsa e demagogica. Il Paese è confuso e arrabbiato, può venire fuori un disastro.

Che scenario s’immagina per l’autunno?

Il malessere è profondo. I prezzi alimentari stanno cominciando a scendere, grazie a quello che si è mosso sulla questione del grano, ma è difficile che succeda qualcosa di positivo sul costo dell’energia, a meno che non comincino davvero a trattare per far finire la guerra in Ucraina. Ci sono problemi di potere d’acquisto, di sicurezza sul lavoro e di lavoro sottopagato: altro che 9 euro l’ora, c’è chi ne prende 3 e mezzo.

È preoccupato anche per le finanze pubbliche?

Nel breve periodo non vedo difficoltà sulla finanza pubblica, sempre che quelli che vincono non si mettano a fare i matti… Per il secondo anno consecutivo avremo una crescita robusta e il debito continuerà a diminuire, l’inflazione inoltre aiuta tutti i debitori. Il problema semmai è politico, perché la destra italiana non piace in Europa e non piace agli Stati Uniti: si indeboliscono le posizioni di Macron, Scholtz e Draghi sulla riforma del patto di stabilità, perché Meloni e Salvini non sono credibili in quel contesto. E si rafforzano invece i falchi contro l’Italia.

Il M5S può infilarsi nel deserto di sinistra lasciato dal Pd? Lei crede in un terzo polo rosso?

Per il momento questo polo non c’è e i Cinque Stelle non hanno sciolto il problema della loro identità. Per essere credibili, come partito di sinistra, c’è bisogno di avere speso tanto tempo per organizzarsi sul territorio, parlare con la gente e stabilire un rapporto solido con i sindacati. Poi serve un programma coerente. Il Movimento ha fatto il decreto dignità e il reddito di cittadinanza, è vero, ma su altre questioni ha avuto pulsioni di destra: sulle tasse ad esempio è andato d’accordo con Salvini.