Tozzo: la sinistra voti dalla prima chiama e a oltranza una donna presidente

Politica e Primo piano

Pubblicato su Huffington Post

di David Tozzo

La proposta di Giuseppe Conte per una donna prossima Presidente della Repubblica va raccolta e rilanciata: tutte le donne e gli uomini di sinistra o anche solo aderenti al precetto laico, democratico e quanto mai contemporaneo dell’eguaglianza che sono membri della XVIII legislatura, dopo quasi venti di queste e giusto oltre il quarto di secolo di Presidenze tutte al maschile, dovrebbero votare sin dalla prima chiama e fino in fondo, a egualitaria oltranza, una Presidente.

È plastico quanto banale come sia più insopportabile che incontrovertibile come quello di maschietti e sempre maschietti e solo maschietti al Quirinale (pur nel rispetto riverente di Presidenti mirabili che hanno onorato il Paese come Einaudi, Pertini, Ciampi, Mattarella) sia un retaggio di un mondo patriarcale che tarda non dico a scomparire, neppure a farsi da parte, ma quantomeno a fare posto all’altra metà del cielo, la migliore.

Se bisognasse aspettare quasi il 2030 o magari più verso il 2040 e oltre per concedere a una donna l’onore di rappresentare il Paese, ciò non rappresenterebbe non solamente il mondo attuale, non soltanto il tempo presente, non solo l’intera nazione: non rappresenterebbe una qualcosa di democraticamente digeribile, figuriamoci cosa buona. Sarebbe un rospo da ingoiare che lo si può pure baciare, ma non diventa mai principessa, figurarsi una Presidente. Resterebbe una favola senza lieto inizio.

Invece è tempo, ed è già tardi.

Le obiezioni al riguardo sono le obsolescenti ottuse sempiterne solite, da sinistra.

“C’è il rischio che passino Casellati, Moratti ecc.”, al che non si sarebbe dovuto né potuto votare un uomo, nessuno dei 12 eletti, col rischio che venisse eletto un Craxi o un Berlusconi.

“Non si può votare una donna purché sia una donna, serve competenza”, come se le donne fossero incompetenti, e il Belpaese non fosse traboccante di donne qualificate e capacissime di rappresentare le italiane e gli italiani e di difendere la Costituzione.

“Non si può votare a priori una donna”, come se davvero fossimo a priori, e non a posteriori – o direttamente ai posteri – in ritardo (in)civile di quasi cent’anni, su una soluzione di semplice sacrosanto buon senso, di eguaglianza, di pari opportunità e parità di genere, ma che diciamo parità: di una sola Presidente su 13. È il numero fortunato, speriamo che lo sia davvero.