Tozzo: Articolo Uno non è un ponte, ci serve un congresso di chiarezza

Politica e Primo piano

Pubblicato su Huffington Post

di David Tozzo

Questa settimana Articolo Uno compie cinque anni. La lettera scarlatta addosso ad Articolo Uno sin dalla sua nascita è la lettera P. Che non sta per partito, ma per ponte. In diverse occasioni in questi anni, infatti, il segretario come altri autorevoli miei colleghi di segreteria nazionale, hanno rimarcato come non fossimo nati che per ricompattare il campo progressista. Il che è già un assurdo in re ipsa: nessuna associazione nasce per sciogliersi, nessuna cooperativa per farsi fagocitare, nessuna fabbrica per essere smantellata, nessuna ditta apre per chiudere. Eppure – si è detto – la nostra comunità non è mai stata un partito, bensì un ponte, un ponte per la rentrée nel Partito Democratico. Ma qualcosa proprio non torna, perché un ponte è fatto di piedritti e tiranti, il nostro partito di iscritti e militanti, e alla vigilia della stagione congressuale che si aprirà proprio a ventiquattr’ore dal nostro primo lustro, la percezione è quella di persone che non vogliono fermarsi qui, o peggio tornare indietro nel Pd.

Questo è un soggetto liberal-democratico moderato legittimamente liquido, come da tesi del Lingotto, partito ombrello senza ideologia a vocazione né maggioritaria né minoritaria, ma di potentato (piccino): da oltre dieci anni il Partito democratico – con l’effimera parentesi dell’anno di governo gialloverde – è nella maggioranza organica di qualsiasi governo del Paese. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte II, Draghi. Ma per fare cosa? Per il potere-per-il-potere.

Dice bene il ministro Patuanelli quando rivendica come del MoVimento 5 Stelle in questa legislatura si ricorderanno, nel bene e nel male, delle norme bandiera trasformazionali del Paese, e dall’altra parte di Salvini come non ricordare (nel male e nel malissimo) i decreti sicurezza? Ebbene, cosa si ricorda del Pd in più di 10 anni di potere perpetuo? Il niente. E norme popolari, egualitarie, di sinistra? Il nulla assoluto. Il Partito democratico si finge morto e d’altra parte si farebbe portar fuori dal Palazzo solo in orizzontale. E va avanti, con inerzia e senza idea, moto perpetuo come i morti a galla, che d’altra parte non sono mai immobili.

Ecco, la percezione è che le persone di sinistra, le tante e tanti pazientissimi e preziosissimi militanti di Articolo Uno che guardano giù dal ponte e vedono questo morto a galla, non vogliano buttarsi giù dal ponte pur di raggiungerlo. Non serve al Pd, che verrebbe disturbato agli schizzi, non serve a noi, che avremmo scherzato per cinque anni, non serve al Paese, che per uscire da due anni di pandemia e un anno di governo delle migliori contraddizioni mai messe assieme pur di galleggiare e gestire la pesca grossa degli oltre 200 miliardi di recovery plan, ha bisogno invece di una proposta programmatica (e partitica, in primis) di radicale rupture e discontinuità, dal governo con Salvini, Renzi e Berlusconi, una proposta rossoverde egualitaria e femminista che è nulla più della nostra ragion d’essere e sociale, nulla meno di quel che siamo chiamati, innanzitutto dallo specchio e poi dallo specchio d’acqua del mare magno e maledetto della disuguaglianza che portano l’Italia a fondo, a fare.

Per farlo, nel prossimo purificatore bagno di democrazia congressuale, occorre mettere in campo innanzitutto un congresso vero, più a mozioni che a tesi, e soprattutto deve la configurazione del dibatto esser quella di una discussione vera e di verità, fertilmente conflittuale e di chiarezza, perché tutto possiamo permetterci tranne che permanere nelle sabbie mobili dell’eterno equivoco, del sempiterno non detto, ed è di tutta, plastica evidenza come non oltre si possa fingere che l’elefante non sia nella stanza o il granchio sulla spiaggia. Guai a mortificare e ridurre tutto un congresso in via esclusiva su un referendum Sì al rientro No al rientro, ma d’altra parte questa domanda, tre le tante altre egualmente e più degne, non deve essere elusa una volta di più: sarebbe una volta di troppo.

E gli iscritti, i militanti, i simpatizzanti, i già elettori verrebbero a inseguirci più coi forconi che coi rastrelli. Basta sottocoperta dunque, scopriamo le carte, spieghiamo le vele e navighiamo in mare aperto, vediamo se tirerà più forte il vento verso destra o a sinistra. In ogni caso, barra dritta e buon congresso.