Stumpo: scelte giuste per far ripartire il calcio in sicurezza

Politica e Primo piano

Pubblicato su Il Calciatore

di Fabio Appetiti

Ho conosciuto Nico Stumpo lungo la fascia destra del Granillo di Reggio Calabria, tra dribbling improbabili, ma con la consapevolezza per entrambi del perché fossimo lì: “Contro la ndrangheta e in nome della Legalità” e per lui, deputato calabrese di Cotronei, quella partita aveva ancora più valore. Ci siamo ritrovati poi spesso a parlare durante questa lunga quarantena di tutela della salute e amore per il calcio e mi sembrava la persona più giusta per raccontare questa ripartenza ormai prossima del campionato di serie A. Merito anche di una politica che è “scesa in campo” a fianco del nostro mondo, comprendendone il valore economico e sociale e del presidente della FIGC Gabriele Gravina che, coerentemente, ha perseguito l’obiettivo della ripartenza in sicurezza schivando molte cassandre. In bocca al lupo a tutti i calciatori che torneranno presto in campo e buona estate di calcio davanti la tv a tutti i tifosi.
 
Nico Stumpo, deputato alla camera di Articolo Uno. Siamo in piena fase 2, che Italia vede in questa graduale uscita dall’emergenza sanitaria? 

Io quello che vedo e registro sono due sentimenti: quello dell’uscita dalla paura, che purtroppo ci accompagnerà ancora per molto tempo e la voglia di riprendere e di vivere che fa parte del dna del nostro Paese, che ha saputo sempre riemergere anche nei momenti peggiori e più difficili della sua storia. In questo binomio dobbiamo ovviamente far prevalere il secondo sentimento, facendolo però con prudenza e responsabilità per arrivare ad una ripartenza completa di tutte le attività della nostra sfera sociale ed economica. Il 3 giugno è stato il giorno della riapertura dei collegamenti anche tra le regioni e quindi stiamo completando questa fase graduale di fuoriuscita dall’emergenza, ma non dobbiamo però mai dimenticare cosa è alle nostre spalle e non possiamo far finta che nulla sia successo. Possiamo tornare a far tutto, ma con responsabilità e rispetto del prossimo in tutte le nostre attività. Ciò vale per quelle secondarie, che fanno parte della nostra vita come l’ aperitivo o lo sport, fino a quelle che sono le  principali attività economiche, industriali e commerciali del Paese necessarie alla ripartenza definitiva del nostro sistema produttivo.

Il ministro della Salute Roberto Speranza è un suo collega di partito e si è ritrovato a gestire una emergenza impensabile solo qualche mese fa, ma lo ha fatto con grande competenza. Qual è il suo giudizio?
 
E’ passato quasi un anno e ricordo benissimo quei giorni di agosto in cui eravamo in riunioni continue con lui a seguito della caduta del governo giallo-verde. Quando fu nominato Ministro della Salute fu un momento di grande emozione e orgoglio per tutti noi essendo Speranza il segretario del nostro partito, Articolo Uno. Certo, nessuno poteva pensare che di lì a poco si sarebbe trovato a gestire l’ emergenza di una pandemia, che ha stravolto la vita di tutti noi. E da quando è cominciata l’emergenza Roberto ha smesso i panni del politico per dedicarsi totalmente, anima e corpo, a questa emergenza. Ricordo che la prima riunione politica non legata alle sue responsabilità istituzionali, dopo quasi tre mesi, l’abbiamo fatta sabato 23 maggio. Non tocca a me dirlo, visto il rapporto umano e politico che mi lega a lui, ma mi sembra riconosciuto da tutti che abbia gestito l’emergenza con grande autorevolezza contornandosi, come fanno i politici più bravi, di personalità molto competenti e indipendenti, da Ricciardi a Rezza a Giuseppe Ippolito, Direttore dello Spallanzani. Inoltre, secondo me, ha avuto soprattutto il grande merito di tenere unito il Paese, rispetto anche ad alcune spinte alla frammentazione che venivano da alcune Regioni, talvolta con fughe in avanti del tutto inappropriate. Non ci sono venti Italie della sanità, come qualcuno ad un certo punto voleva far credere, ma una sola Italia e credo che finita l’emergenza dovremo avviare una riflessione anche su questo aspetto, visto che non si possono avere indirizzi diversi tra il Veneto e la Calabria o sanità di serie A e serie B.  Roberto ha saputo tenere unite le istituzioni politiche, gli enti locali, le autorità medico-scientifiche, i cittadini. Non era facile, né scontato. 

Nel decreto rilancio previsti 55 miliardi di aiuti, tra questi importanti  provvedimenti per il mondo dello sport. L’emergenza Covid19 ha fatto scoprire quante persone lavorano in questo settore e quasi 150 mila tra queste hanno richiesto il bonus sport.

Io ho sempre pensato che il mondo dello sport non fosse la gallina dalle uova d’oro per gli alti stipendi di pochi, ma fosse piuttosto uno dei più importanti settori produttivi del paese con una fetta di Pil di tutto rispetto, capace di svolgere un ruolo sociale ed educativo di grande rilevanza su tutto il territorio del nostro Paese da nord a sud, dal piccolo centro alla grande città. Spesso si confonde lo sport con i 4/5 club famosi  di calcio ed i loro campioni, dimenticando che nel calcio, come nelle altre discipline sportive, ci sono migliaia di lavoratori con stipendi normali che fanno lavori normali: dall’istruttore di piscina al magazziniere, dal preparatore atletico, al segretario della piccola associazione tanto per citarne qualcuno. Forse il covid19 ci ha fatto capire che non bisogna approcciarsi con troppe certezze e stereotipi alle cose, ma interrogarsi con la capacità di guardare in profondità la realtà. Nel mondo dello sport ci sono tantissime tipologie di lavori, spesso precari e scarsamente retribuiti, a cui il bonus ha dato una prima risposta efficace. Spero però che, superata questa fase emergenziale, si diano risposte strutturali al settore e la discussione che ci avviamo a fare sul collegato sport può essere una grande occasione. Proprio qualche giorno fa in parlamento il ministro competente si è impegnato a riprendere in mano il lavoro. Auspico che questa discussione sia fatta coinvolgendo tutto il parlamento senza forzature, con un lavoro di condivisione. Bisogna ascoltare tutte le realtà sportive e i lavoratori che vi operano con una regolamentazione complessiva di questo mondo, da quello di base e dilettantistico a quello professionistico. Senza dimenticare mai le aspettative che hanno i cittadini verso questo aspetto della vita sociale che ognuno può e deve praticare come meglio crede. Io sono convinto che tutti nella vita dovrebbero fare una esperienza in uno sport di squadra, perché lo sport collettivo insegna ed educa moltissimo. Lo sport per me è anche cultura.

A proposito di lavoratori: la cassa integrazione per i calciatori della Lega Pro. La politica ha capito che il calcio non è fatto solo di superstar
 
Come ho detto prima, so benissimo che il calcio non è solo il luogo dei milionari, come viene spesso superficialmente rappresentato, anche se in serie A sappiamo che le retribuzioni sono mediamente alte. Se però parliamo di serie B e Serie C, semiprofessionisti, l’impostazione cambia totalmente. Io ho sempre seguito questo calcio minore, lo seguivo nella mia regione e so quali difficoltà attraversano i club ed i professionisti di queste serie. Quindi, come è stato fatto per altri settori della società italiana in difficoltà, siamo intervenuti anche nel mondo del calcio, dove stare fermi tre mesi significa per molti ragazzi fare fatica ad andare avanti. Con la speranza che questo provvedimento arrivi il prima possibile nelle tasche degli sportivi e si aggiunga anche ad altri interventi solidaristici messi in piedi dalla federazione e dalle leghe.

Parliamo di ripresa del campionato. Lei è intervenuto per il suo partito alla Camera durante il dibattito sul campionato di calcio con il ministro Spadafora. Qual è la sua posizione in merito? Soddisfatto della ripartenza?
 

La mia opinione, a distanza di un po’ di tempo da quando il ministro è venuto in parlamento, resta sempre la stessa. Io in quei giorni dissi che dovevamo guardare alla ripresa giorno per giorno e far sì che ci fosse un accordo tra le società, la federazione e il Cts. Registro che questo accordo c’è stato: dapprima con gli allenamenti individuali, poi in gruppo ed ora con la decisione di ripartire seguendo ovviamente dei precisi protocolli. Perché la salute viene prima di tutto. Forse c’è stata qualche polemica di troppo ma, alla fine, è arrivata la scelta della ripresa che tutti aspettavamo ed è arrivata contestualmente ad una curva dei contagi che finalmente è in fase discendente e speriamo che continui così. Ora, la speranza è mantenere questa fase di negatività per tutti coloro che lavorano nel calcio e speriamo che tutto si completi nel migliore dei modi con la conclusione dei campionati e le partite finali in Champions League ed Europa League. Speriamo che la curva dei contagi aiuti anche le altre serie a ripartire anche se, va detto, mai come in questo caso risultino evidenti le differenze tra le varie categorie della serie A, della B e della Lega Pro e del calcio femminile. La serie B sembra aver risposto positivamente, mentre invece in lega pro e calcio femminile permangono difficoltà. L’importante si faccia tutto nel rispetto della salute perchè questo virus, nonostante ciò che si racconta, non è una passeggiata e può creare disturbi anche a fisici allenati e atletici come quello dei calciatori. Poi ovviamente ci sono regioni in cui tale problema è percepito maggiormente che in altre zone: se pensiamo che metà squadre è nelle tre regioni più colpite e che la Lombardia ne ha 4 nelle province dove più alto è stato il numero dei deceduti come Brescia Bergamo, Milano capiamo ci sia anche qualche riserva. Chi è a Roma o Napoli non ha la stessa percezione. Ma speriamo che tutto vada bene e sia una estate piena di gol per gli italiani. Con prudenza e gradualità chiuderemo questa stagione calcistica e faremo contenti tanti appassionati di calcio, me compreso,  in crisi di astinenza  
 
Che effetto le ha fatto per esempio rivedere la Bundesliga a porte chiuse? Il calcio a porte chiuse perde un po’ il suo fascino…

Si ho visto il Borussia Dortmund nella partita iniziale e continuo a registrare partite della Bundesliga. A dire il vero la prima impressione che ho avuto è che la “mia” Juventus abbia perso una buona occasione non acquistando Haaland, che mi sembra un ragazzo davvero interessante!!! Scherzi a parte, io sono un patito del calcio in tv e nonostante con mio figlio abbia visto tutte le partite registrate in questi mesi di quarantena, avevamo voglia di calcio vero e la Bundesliga ha in parte sopperito a questo mancanza. Mio figlio poi essendo un appassionato giocatore di playstation conosce tutti i giocatori. Confesso, per me grande tifoso della Juventus, questi tre mesi senza calcio è stata un dura. Credo che dovremo per un po’ di tempo abituarci a vedere queste partite a porte chiuse anche se c’è anche qualche effetto positivo nel silenzio di queste gare senza tifosi: talvolta si sente chiamare lo scambio e l’uno-due dei giocatori o si sente l’effetto della palla calciata e sembra davvero di essere dentro la partita. Non può essere il calcio del futuro e spero presto di rivedere le persone allo stadio, ma pur di vedere una partita per ora va benissimo così ed il calcio giocato mantiene il suo fascino.

Lei viene da una regione di grandi tradizione calcistiche. Crotone e probabilmente Reggina in B ,Cosenza e Catanzaro in Lega Pro. Qual è lo stato del calcio nella sua regione?

 
Io sono nativo di un comune, Cotronei, che ha cambiato provincia da Catanzaro a provincia di Crotone e per me l’affetto va verso queste due squadre, Catanzaro e Crotone: una rappresenta il passato glorioso,  l’altra il presente orgoglioso della Calabria. Il Catanzaro rappresenta i miei ricordi di bambino, quando andavo con papà allo stadio ed ero abbonato. Era un grande Catanzaro quello dei primi anni ’80, composto da grandi calciatori come Massimo Mauro, Ramon Turone, Celestini, Maldera, Santarini, Sabato. Ricordo un grande centravanti  come Edy Bivi, Nastase ed io li ricordo tutti: era una squadra straordinaria arrivata in semifinale in Coppa italia con l’Inter in una epica sfida vinta 3-2. Sono i miei ricordi di tutta l’infanzia, prima ancora c’era Palanca. Negli anni successivi a questo ciclo importante, purtroppo si  è disperso tutto tra crisi economiche e finanziarie mentre piano piano è venuto in auge il Crotone, grazie ad una dirigenza forte partita dalla prima categoria, che l’ha portata fino alla serie B e fino a quell’esperienza bellissima della serie A. Anche qui sono passati calciatori che ora solcano palcoscenici più importanti come Florenzi e Bernardeschi. L’anno in cui abbiamo vinto il campionato di serie B ho visto quasi tutte le partite, mentre ora è un po’ più difficile seguirlo. Devo essere onesto, mi sono più appassionato alla promozione dalla B alla A, che alla serie A stessa. Per me la promozione dalla B è stato il compimento del “grande sogno”, mentre la retrocessione ingiusta del seconde anno fu una grande amarezza, visto che il Chievo successivamente fu fortemente  penalizzato ma non retrocesso. Ovviamente tutto quello che è calcio calabrese lo seguo con affetto e sicuramente è positivo che anche la Reggina, che ha scritto pagine importanti del calcio italiano, torni nel calcio che conta.

Il 23 maggio è stato l’anniversario dell’uccisione di Giovanni Falcone. Ci viene in mente una partita giocata con lei a Reggio Calabria per la legalità. Cosa significa questa parola e cosa possono fare lo sport ed il calcio in particolare per educare tanti ragazzi? 
 
Mi hai ricordato una bellissima giornata giocata al Granillo con la nazionale parlamentare, in cui giocammo contro una selezione di vecchie glorie della Reggina che, ovviamente, ci seppellirono di gol. Mi ricordo che la partita fu organizzata da Rosanna Scopelliti, l’ex parlamentare figlia del giudice Scopelliti ucciso dalla ndrangheta: fu un bellissimo pomeriggio, anche se lo stadio era in uno stato un po’ di semi abbandono e la cosa mi aveva molto colpito essendo il Granillo uno stadio storico. Fu comunque molto bello far rotolare oltre che la palla la parola “legalità” che, nella mia regione, ha un valore estremamente importante. Lo sport può fare molto per la legalità, grazie ai valori che insegna ed io credo ci sia una stretta connessione tra le due cose. Penso inoltre che sia importante coinvolgere quei ragazzi più fortunati, o semplicemente più bravi, che hanno avuto successo nello sport e che possono diventare modelli positivi per tanti giovani. Il calcio è anche sacrificio, allenamenti e spesso è sacrificio a supporto degli altri, mi viene in mente la famosa canzone “una vita da mediano” di Ligabue, in cui c’è davvero l’essenza di questo sport e del suo messaggio più nobile: “correre e sudare per gli altri”. Se tutti imparassimo a correre e sudare per gli altri avremmo sicuramente un Paese migliore.