Speranza: sui vaccini avevo ragione, il virus ci stava travolgendo

Politica e Primo piano

Intervista a la Repubblica

di Michele Bocci

Roberto Speranza è stato il ministro della pandemia. Da politico si è trovato alla guida della sanità nel primo Paese occidentale colpito, anzi travolto, dal coronavirus. Dopo i primi durissimi mesi sono arrivati i vaccini e la storia è cambiata completamente. L’obbligo è stato usato per incentivare le somministrazioni e proteggere le categorie più esposte.

La Consulta ha respinto i ricorsi contro l’obbligo. Come accoglie la decisione?

«In questi anni abbiamo fatto scelte anche difficili ma sempre seguendo due principi fondamentali: il primato del diritto alla Salute, anche sugli altri interessi in campo, e la centralità dell’evidenza scientifica. Con questi due fari è evidente che la nostra strategia sia stata quella di puntare con forza sui vaccini, che sono stati fondamentali per contenere e combattere un virus che in quel momento era la principale sfida per tutti i Paesi. I nove mesi senza vaccini, del resto, sono stati durissimi in termini di ricaduta sulle persone e anche sulle attività sociali ed economiche».

Temeva che alcune delle questioni avanzate fossero giudicate fondate?

«Non ho mai avuto dubbi sul nostro operato, come sono convinto che le scelte siano sempre state prese con rigore e ponderazione. La decisione conferma la validità del nostro approccio e mi conforta. La nostra strategia è stata quella di puntare con grande determinazione sulla copertura più larga possibile della popolazione. La sentenza della Corte, che rispetto e che leggerò con grandissima attenzione, riconosce in fondo la razionalità delle scelte che son state fatte, ispirate sempre dal principio della difesa del diritto alla salute delle persone, seguendo l’evidenza scientifica».

Da cosa siete partiti per arrivare all’obbligo?

«Ho sempre dato massimo ascolto e seguito ai pareri del Cts e anche a quelli del Comitato nazionale di bioetica, presieduto da Lorenzo d’Avack. Quell’organismo si era espresso anche sull’obbligo, considerando ragionevole prevederlo per le categorie più esposte al virus. Le nostre scelte sono state sempre molto ponderate».

L’introduzione dell’obbligo è stata difficile dal punto di vista politico?

«Ci trovavamo in una fase molto molto difficile. I contagi erano alti, gli ospedali sotto una pressione eccessiva e dinanzi a questo quadro il governo ha deciso di fare una scelta forte. Del resto, i governi devono scegliere. La strada intrapresa è stata giusta e oggi l’Italia sta meglio grazie a numeri straordinari di diffusione di prima, seconda e terza dose. Questo è il punto. Il governo ha protetto il Paese e la salute delle persone. Di fronte a questo obiettivo le strumentalizzazioni che abbiamo visto lasciano il tempo che trovano. Alla fine, oltre il 90% dei cittadini si sono vaccinati».

Lei ha definito più volte il vaccino come “game changer”.

«Secondo l’Istituto superiore di sanità ha salvato la vita ad almeno 150 mila persone nel nostro Paese. Questo è il dato fondamentale, la verità».

Ha ricevuto tanti attacchi, cosa prova adesso?

«Io ho sempre operato nell’esclusivo interesse del Paese, fedele al giuramento fatto ben due volte nelle mani del presidente della Repubblica. La decisione mi conforta, ma non avevo dubbi».

Ha criticato il nuovo governo per le posizioni sui vaccini. Il ministro Schillaci ha appena presentato uno spot per promuoverli. Cosa ne pensa?

«La campagna di vaccinazione, lo voglio ribadire, non è patrimonio di Speranza, di Figliuolo o di Draghi ma del Paese. È grazie a quella se adesso stiamo tutti meglio e l’Italia è più forte. Il mio invito al governo è di smettere di trattare il tema vaccini come se fossimo in campagna elettorale, visto che è finita. Chi ha voluto strumentalizzare per qualche voto dei No Vax ha raggiunto il suo fine, ha preso quei voti. Ora mi auguro che la campagna del ministro Schillaci sia di successo. Sono all’opposizione, certo, ma spero che il governo faccia il meglio per la lotta al coronavirus. Quando si danno segnali sulla fine della pandemia e l’inutilità dei vaccini si rischia di tagliare il ramo su cui si è seduti».