Speranza: se il Pd non ci ascolta andremo da soli alle comunali

Politica e Primo piano

Intervista al Tirreno

di Mario Neri

Per il voto nei Comuni «le alleanze si fanno sui programmi, si decide volta per volta. Se sono condivisi e guardano ai nostri valori bene, altrimenti andiamo da soli». L’obiettivo per il 4 marzo invece è «recuperare i delusi del renzismo finiti nell’astensione o con i 5 Stelle». Non solo. La Toscana è «la regione simbolo della sinistra», per questo Roberto Speranza qui pensa di poter ottenere il «miglior risultato» per Liberi e Uguali. Il deputato lucano promette: si farà “perdonare” la pluri-candidatura con cui Enrico Rossi ha voluto fosse catapultato come capolista in tre listini blindati.

Speranza, la vedremo spesso. O sarà un candidato fantasma?

«È un onore guidare le liste qui. Sarò spesso in Toscana, a partire da venerdì. Sarò tutto il giorno in provincia di Firenze con Enrico e gli altri candidati, sabato mattina al teatro Puccini con Pietro Grasso e nel pomeriggio a Siena. Sarò molto presente in questo mese. La mia candidatura è frutto di una scelta che punta a dare una rappresentanza di primo piano a una regione simbolo per la storia della sinistra».

In Toscana la sinistra però sta scolorendo. Sono già caduti molti Comuni.

«La sinistra scolorisce perché ha smesso di essere se stessa dove c’è precarietà, dove mancano i diritti e c’è povertà. Succede in tutto il mondo, e con il renzismo all’ennesima potenza. Trump ha vinto con i voti degli operai del Midwest, i grillini vincono a Livorno e nelle periferie perché la sinistra ha smesso di stare dalla parte dei deboli».

Vi ha scaricati anche Prodi.

«In questi mesi ho sentito spesso appelli all’unità fuori tempo massimo, queste voci non si sono sentite quando si toglievano i diritti ai lavoratori, per una riforma della scuola fatta contro insegnanti e studenti. Quello era il momento per evitare la frattura, ma c’è stato solo silenzio. Il Pd si è rotto perché ha imitato le politiche della destra. E oggi quella ferita non è sanabile».

A che risultato puntate?

«Le due cifre sono un risultato alla nostra portata, e in Toscana, dove la nostra storia è più solida, c’è uno spazio più largo».

Dopo il voto che succede, ascolterete i 5 Stelle o vi mettete al tavolo delle larghe intese?

«LeU si allea coni precari, i 10 milioni di italiani che non hanno soldi per curarsi come dovrebbero, con gli artigiani, i commercianti o i piccoli imprenditori che soffrono, con i subordinati o le partite Iva che non arrivano afine mese».

Un modo per dire: vediamo i programmi?

«Sì, ma ci confronteremo con le altre forze solo a partire da queste priorità. Con la destra però mai. Berlusconi e Salvini sono avversari».

Uno dei mondi abbandonati dalla sinistra sembra Piombino. Che dirà agli operai?

«La questione Piombino è nazionale e europea, perché la produzione di acciaio è di interesse per il Paese e l’Europa. Il governo deve fare la propria parte, e se Rebrab non rispetta gli impegni, si parli il prima possibile con gli altri pretendenti».

I 5 Stelle in Toscana reclutano candidati “a sinistra”: ex renziani, pacifisti, esponenti Anpi. Vi preoccupano?

«I 5 Stelle non sono di sinistra. La loro agenda è simile a quella di Lega e Forza Italia. Di Maio parla come Salvini quando chiama le Ong “taxi del mare” o come Berlusconi quando attacca i sindacati. L’obiettivo è recuperare chi è finito nell’astensione o chi ha votato Grillo perché deluso da Renzi».

Si è criticato molto Renzi per le grandi epurazioni dalle liste. Ma anche qui fra i vostri c’è chi protesta per esclusioni eccellenti. Una su tutte, Andrea Pertici, costituzionalista che vi ha scritto il programma.

«Il 90% dei nostri candidati è espressione del territorio. Andrea è una risorsa di cui il progetto di LeU deve sapersi avvalere».

Il voto nazionale avrà effetti sulle alleanze locali? Il governo di Rossi regge?

«In Toscana c’è un programma condiviso da portare a termine. Nel Lazio abbiamo trovato una convergenza con Zingaretti».

Rossi la chiedeva anche con Gori..

«Lì i nostri del territorio hanno ritenuto non ci fossero le condizioni. Gori è apparso troppo in continuità con le politiche di Maroni».

A giugno si vota a Pisa, Massa e Siena. Lì alleanze possibili?

«Faremo una valutazione sul progetto politico caso per caso. Se è una copia sbiadita del berlusconismo, noi presenteremo una alternativa. Questa è la nostra impostazione».

È stato Rossi a volerla candidato in Toscana, ma in LeU la sua leadership è forte?

«Enrico è una personalità nazionale di primissimo piano, ed è nel gruppo di testa di LeU. È il nostro unico presidente di regione e puntiamo molto sul suo apporto per la campagna elettorale».

A proposito di leadership. Liberi ma davvero uguali? A Boldrini che diceva no al M5s Grasso ha risposto “Decido io”.

«Siamo una squadra. Grasso è il caposquadra ma si decide insieme».