Pubblicato su Il Foglio
di Roberto Speranza
Al direttore – Ho letto con attenzione il pezzo del Foglio sui conti della spesa sanitaria nel nostro paese. Nel ricostruire i numeri della Nadef e le polemiche politiche di queste ore non si affronta il tema di fondo: quante risorse sono state effettivamente stanziate sul fondo sanitario negli ultimi anni? Mi sembra la domanda decisiva, quella che tocca da vicino la vita reale delle persone e misura anche il senso delle scelte politiche fatte dalle forze di governo.
Scrive l’autore che non conta tanto la spesa tendenziale prevista nella Nadef, quanto i soldi reali poi stanziati nella legge di Bilancio. Bene, ma con questa premessa diventa fondamentale chiarire quali siano le risorse effettive impegnate. Cosa che purtroppo l’articolo citato non fa. Così il messaggio diventa assai fuorviante e finisce per portare confusione in un dibattito che invece deve essere chiaro e trasparente perché ha a che fare con quanto di più prezioso abbiamo nel nostro paese: il Servizio sanitario nazionale.
Stiamo ai numeri: quando sono diventato ministro nel 2019 la spesa sanitaria ammontava a circa 115 miliardi. Quando ho lasciato l’incarico nel 2022 era arrivata a oltre 133. 18 miliardi in più (fonte Ragioneria dello stato, “Il monitoraggio della spesa sanitaria”, rapporto n.9, Nadef 2022, versione integrata e rivista, ddl di bilancio 2023). Non era mai avvenuto prima che un salto così significativo in termini assoluti arrivasse in un arco temporale così ristretto. Per la prima volta la spesa sanitaria sul pil superava il 7 per cento e nel 2020 raggiungeva addirittura il 7,4 per cento.
Se non vogliamo guardare l’indicatore della spesa sanitaria sul pil, che ovviamente risente del trend del prodotto interno lordo, utilizziamo pure l’indicatore più affidabile della spesa sanitaria pro capite. Essa passa da 2.629 dollari per persona del 2019 a 3.255 dollari per persona del 2022 (fonte rapporto Gimbe). Anche in questo caso un salto così in termini assoluti non è mai avvenuto prima.
Va inoltre ricordato che questi aumenti di spesa avvengono in un quadro a bassa inflazione. Oggi invece l’alta inflazione fa sì che a pari spesa nominale corrisponda un taglio reale molto significativo delle prestazioni. Questa è la semplice e chiara verità. Fuori da ogni lettura strumentale.
Negli anni tra il 2019 e il 2022 siamo riusciti, pur tra mille difficoltà, ad aumentare la spesa sanitaria nel paese come mai era successo prima. Non vi è alcun dubbio che questo sia avvenuto anche perché durante l’emergenza la voce del ministro della Salute, come quella di tutti i rappresentanti delle professioni sanitarie, non è mai stata così forte. Era davvero difficile dire no alle nostre richieste in anni così drammatici.
Ora la grande domanda è: fuori da quella stagione si torna alla sanità cenerentola o si continua il processo virtuoso di nuovi investimenti innescato tra il 2019 e il 2022? I primi segnali purtroppo non sono incoraggianti ed è legittimo che le forze politiche e sociali che hanno a cuore la sanità facciano sentire la propria voce. Mi auguro sinceramente che il governo Meloni riesca a replicare o almeno ad avvicinarsi ai risultati concreti di aumento della spesa sanitaria del 2019/2022. Sarebbe molto importante, direi vitale, per il nostro Servizio sanitario nazionale. Il ministro Schillaci ne è consapevole, così come lo sono le regioni. Insieme hanno posto giustamente la necessità di maggiori risorse per il Fondo sanitario nazionale. Li si ascolti sin dalla imminente legge di Bilancio. Fuori da ogni polemica, questo è l’interesse del paese.
Da deputato di opposizione dico le stesse cose che dicevo da ministro. Servono più risorse. Ogni euro che si mette in sanità non è semplice spesa pubblica, ma il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone.