Speranza: non torneremo all’epoca dei divieti, ma i positivi restino isolati

Politica e Primo piano

Intervista a la Repubblica

di Michele Bocci

Roberto Speranza è arrabbiato per quello che ha visto ieri allo Spallanzani. Per le scritte Novax contro una delle strutture simbolo della lotta al Covid. «Non sono accettabili», dice il ministro alla Salute. I vaccini ci hanno salvati, ne è convinto, come è certo che non verranno decise nuove misure restrittive anche se è in corso una nuova ondata. «Puntiamo sulla responsabilità dei cittadini».

Il virus è tornato anche se molti esperti prospettavano un’estate tranquilla. Siete sorpresi?

«Osservavamo già da diverse settimane una ripresa dei contagi in altri Paesi europei, al momento accompagnata da un aumento limitato delle ospedalizzazioni, non paragonabile a quello delle infezioni. Questo è un aspetto molto importante che monitoreremo ancora».

Sono state tolte quasi tutte le restrizioni. Vista la ripresa del contagio pensate di reintrodurne alcune?

«Abbiamo gradualmente superato il grosso degli obblighi e non sono all’ordine del giorno revisioni delle misure. Non avere restrizioni non significa però che non contino i comportamenti individuali e le raccomandazioni».

In che senso?

«La sfida ora è puntare sulla responsabilità dei singoli. Le mascherine, ad esempio, in certi casi continuano ad essere raccomodate. Restano uno strumento molto utile e il superamento dell’obbligo non significa che sia venuta meno la loro importanza. Vanno usate in tutte le occasioni a rischio. L’attuale crescita della circolazione virale richiama ciascuno a fare attenzione. Conosciamo il virus e sappiamo cosa fare».

In realtà sembra che la gran parte delle persone abbia dimenticato il Covid.

«Non dobbiamo scordare quello che abbiamo passato, la battaglia dura contro il virus. È naturale che le persone vogliano mettersi alle spalle una fase difficile ma non è giusto rimuovere. Quando la circolazione era molto ridotta, dicevo che non era finita e ora chiedo a tutti ancora una volta di essere prudenti. Certo, abbiamo vaccini, monoclonali, antivirali ma non dobbiamo sottovalutare i rischi e le regole da rispettare».

Toglierete l’isolamento dei positivi come chiedono vari politici ed esperti?

«No. In questo momento una cosa del genere non è in discussione. Chi è contagiato deve stare a casa. Oggi in isolamento ci sono 650 mila persone, non è immaginabile che se ne vadano in giro».

La malattia non è più grave come un tempo.

«I più fragili devono essere tutelati. Se incontrano il virus rischiano ancora la vita, purtroppo. Proteggerli non dipende solo dai loro comportamenti, ma da quelli di ciascuno di noi. Tutti dobbiamo farci carico della loro protezione, ad esempio mettendoci la mascherina nei luoghi a rischio».

Sono stati tanti gli atti vandalici dei No Vax. Perché ha deciso di andare allo Spallanzani per le scritte fuori dall’ospedale?

«Sono stato allo Spallanzani tante volte. In altri momenti fuori c’erano striscioni che inneggiavano al personale sanitario, come se si trattasse di eroi. Ora ci sono insulti e minacce. È inaccettabile. Anche questo cambiamento dà il senso di una rimozione da non sottovalutare. Non dobbiamo dimenticare il lavoro straordinario delle donne e degli uomini del nostro Servizio sanitario».

Perché c’è ancora questo livore nel Paese da parte dei No Vax?

«È una piccolissima minoranza, però è molto rumorosa. E sta superando il limite. Una cosa è esprimere un’opinione, un’altra è compiere vandalismi, insultare e minacciare».

Quanto sono stati importanti i vaccini nella lotta al Covid?

«Sono stati il “game changer”. Sono efficaci e sicuri, lo dicono una valanga di numeri. In Italia sono state fatte più di 138 milioni di dosi e per l’Istituto superiore di sanità abbiamo salvato 150 mila vite. Nel mondo, solo nel 2021 hanno evitato 20 milioni di morti. I dati dicono che la battaglia contro il virus, ancora aperta, va combattuta con l’evidenza scientifica e appunto i vaccini».

Cosa succederà a ottobre?

«Una cosa è certa: la campagna di vaccinazione ripartirà con i richiami autunnali. Nell’ultima riunione con gli interlocutori europei, in Lussemburgo, abbiamo deciso di muoverci insieme. Useremo i nuovi vaccini adattati».

A chi sarà rivolta la campagna?

«Sicuramente ci sarà un ampliamento delle fasce anagrafiche coinvolte, sempre a partire dai fragili. Dove verrà messa l’asticella, il limite di età sopra il quale sarà raccomandato il vaccino, ce lo diranno Ema, l’agenzia del farmaco europea, e Ecdc, il centro per il controllo delle malattie. Per ora non mi risulta che sarà tutta la popolazione ma una parte ampia. A proposito di vaccini, ricordo che invece agli over 80 e ai più fragili è consigliata la quarta dose già ora, vista anche la nuova ondata».

Dove si faranno i vaccini ad ottobre?

«Dobbiamo coinvolgere il più possibile i presidi territoriali, cioè medici di famiglia e farmacie. Poi, certo, riapriranno alcuni grandi hub, strutture che hanno dimostrato di funzionare benissimo. Saranno individuati dalle Regioni con la struttura per il Completamento della campagna vaccinale guidata dal generale Petroni».