Speranza: nessuno è impermeabile alla corruzione, non ci diano lezioni

Politica e Primo piano

Intervista a la Repubblica

di Giovanna Casadio

«Non accettiamo lezioni da nessuno sulla questione morale. Io sono tuttora scioccato e incazzato. I sacchi di banconote sequestrati sono tanti soldi quanti noi ne raccogliamo in un anno con il 2 per mille, con i sacrifici dei nostri militanti». Roberto Speranza, segretario di Articolo Uno, ex ministro della Sanità, racconta queste settimane di Qatargate.

Che effetto le ha fatto vedere un compagno del suo partito, Antonio Panzeri, ed esponenti progressisti con sacchi di banconote in casa?

«Sono scioccato e arrabbiato. Perché una cosa del genere è al di là di ogni incubo. Il Qatargate fa pagare un prezzo enorme alla sinistra nel nostro Paese. Viene messa poi in discussione la credibilità delle istituzioni europee e il buon nome dell’Italia a Bruxelles. Coloro che si sono fatti corrompere se la dovranno vedere con la giustizia. Mi auguro che la magistratura faccia piena chiarezza, perché chi ha sbagliato deve pagare, non c’è garantismo che tenga dinanzi alla flagranza di reato. Ma il danno fatto va molto al di là delle vicende individuali».

Panzeri l’ha più sentito?

«Non lo sento da tempo, prima che accadessero questi fatti. Vede, ora si parla di selezione dei gruppi dirigenti. Ma lui per otto anni è stato a capo della Camera del lavoro di Milano e per quindici è stato parlamentare europeo e poi anche presidente della commissione diritti umani, tra le più importanti. Ha un percorso politico rilevante. Però voglio subito dire che non posso accettare che quanto avvenuto getti un’ombra sulla nostra comunità di persone perbene che fanno politica in modo del tutto disinteressato. Noi fatichiamo a tenere aperto un circolo. Viviamo dei soldi delle iscrizioni, del 2 per mille e dei versamenti dei parlamentari. La nostra storia, i nostri valori sono tutt’altro. Le mazzette che abbiamo visto in quelle valigie sono pari ai soldi che raccogliamo in un anno con oltre 50 mila donazioni del 2 per mille e di chi sacrifica un pezzetto della propria vita per la comunità, per fare un manifesto o una iniziativa. Per questo quanto è accaduto è devastante».

Farete chiarezza ora? Ve lo chiede il leader del M5S, Giuseppe Conte in un’intervista rilasciata a Repubblica.

«La nostra posizione è già chiarissima. E sulla questione morale non accettiamo lezioni da nessuno. Parlano la nostra storia e le nostre biografie. Piuttosto il caso Qatar ci deve insegnare che nessuno è impermeabile e può dire “non mi riguarda”. Al di là delle strumentalizzazioni, tutti dobbiamo fare i conti con il tema enorme dell’autonomia della politica e credo anche della debolezza dei partiti».

Ma l’invito di Conte è a prendere le distanza da una politica affarista.

«Per me politica è primato dell’interesse pubblico a partire dai valori di giustizia sociale, difesa dei beni pubblici fondamentali e della dignità del lavoro».

Tuttavia la sinistra è imbarbarita, dalla spinta ideale al lobbismo?

«Sono per il massimo rigore ma senza fare di tutta l’erba un fascio. C’è una questione morale su cui tutti dobbiamo riflettere. Per noi la lezione di Berlinguer resta un patrimonio».

Ma è questione morale o politica? Renzi e D’Alema hanno rapporti con i Paesi del Golfo: è legittimo, ma inquietante, non crede?

«Chi ha funzioni istituzionali dovrebbe evitare altri ruoli connessi a interessi particolari. Ma attività lecite e illecite non possono essere messe sullo stesso piano».

Attaccate Renzi e giustificate D’Alema.

«C’è una differenza oggettiva se sei un parlamentare in carica o se da dieci anni non siedi più in Parlamento».

Cosa farete per scrollarvi di dosso i sospetti? La corruzione si è abbattuta come una mannaia su Pd e voi progressisti: i sondaggi fotografano un forte calo.

«Non metteremo la testa sotto la sabbia, né basta dire che siamo solo incazzati. Dobbiamo aprire una nuova stagione in cui la questione morale sia la premessa per affrontare con credibilità le battaglie sociali».

Lei con Enrico Letta è garante del percorso costituente del nuovo Pd. Ma sembra non decollare, due dei “saggi” Maurizio De Giovanni e Luigi Zanda se ne sono andati.

«Il comitato costituente sta facendo una discussione bella e interessante con l’obiettivo di aggiornare una carta dei valori che ha 15 anni di vita. In questo breve tempo sono esplose le diseguaglianze, si è affermata la drammaticità della questione ambientale ed è entrato prepotentemente nelle nostre vite il digitale. Mi creda, il lavoro in corso è cruciale, molto più appassionante di come spesso viene raccontato».

Vi chiamerete Partito democratico e del lavoro?

«Questo possono deciderlo solo le donne e gli uomini che aderiranno al percorso. A me la proposta del sindaco di Bologna piace perché dice da che parte stiamo».

Per il Qatargate non ha dormito la notte, come durante il Covid quand’era ministro della Salute?

«Con il Covid c’era la vita delle persone in gioco, non è paragonabile. Ma oggi sono scosso».