Intervista a Repubblica
di Giovanna Casadio
«Mi iscriverò al nuovo Pd, appena si aprirà il tesseramento. La svolta c’è». Roberto Speranza, ex ministro della Sanità, segretario di Articolo Uno, il partito fondato da Pierluigi Bersani dopo la scissione dal Pd nel 2017, parla della rivoluzione-Schlein.
Quando parla di svolta pensa a Schlein: ora il nuovo Pd c’è?
«Sì. Noi abbiamo creduto nel percorso di costruzione del nuovo Pd. Lo abbiamo condiviso, e parlo come segretario di Articolo Uno, avendo aderito alla fase costituente. Il 21 gennaio scorso abbiamo approvato il nuovo manifesto dem che mette al centro la lotta alle disuguaglianze, la dignità del lavoro e la difesa dei beni pubblici fondamentali come istruzione, sanità e ambiente. La vittoria di Elly alle primarie sancisce con ancora più forza la nascita del nuovo Pd. Era la nostra scommessa di aprire una nuova stagione della sinistra italiana. Possiamo dire di avere raggiunto l’obiettivo».
E prenderà la tessera adesso?
«Per le ragioni che ho appena detto, appena si apriranno le iscrizioni al nuovo Pd, mi iscriverò, insieme a tante donne e uomini che proprio alla fase costituente e al voto di domenica hanno affidato la speranza di cambiamento e la costruzione di una alternativa alla destra che ci governa».
Come si batte la destra?
«Proprio con la nettezza della visione alternativa che Elly esprime. Di fronte a una destra, le cui parole e atti da quelli del ministro dell’Interno Piantedosi a quelli del responsabile dell’Istruzione Valditara sono gravi, l’unità dei progressisti non è solo una scelta politica giusta, ma un obbligo morale».
Nei progressisti comprende anche il M5S di Conte?
«Sì. È un interlocutore con cui costruire l’alternativa. Penso che il nuovo Pd abbia la forza di essere il perno di una nuova proposta larga che parli al Paese».
Prevede altri rientri e adesioni al Pd?
«La fiducia data ai gazebo al nuovo Pd e alla leadership di Elly va coltivata, avendo il coraggio di aprire ancora porte e finestre. La fase costituente deve continuare. Dobbiamo fare nostre le parole che Enrico Berlinguer rivolse al Movimento studentesco e che noi dovremmo ripetere alle ragazze a i ragazzi di oggi: “Entrate e cambiateci”».
Non vede al contrario il rischio che alcuni vadano via dal Pd? I cattolici democratici sono a disagio.
«Nessuno vada via. La persona che sta ponendo con più forza la questione della insostenibilità delle disuguaglianze sociali e dell’emergenza ambientale è Papa Francesco. L’intuizione originaria del Pd (di Prodi), dí un partito che tenga insieme sinistra e mondo cattolico, è più che mai attuale».
E adesso anche Bersani e D’Alema si iscriveranno al Pd?
«Hanno sempre sostenuto il percorso e le scelte di Articolo Uno. Lo spero, ma non devo io parlare per loro».
Lei continua a dire “nuovo Pd”: dovrà cambiare nome? Magari in Democratico e del lavoro?
«L’importante era chiarire il profilo e l’identità. E questo credo sia avvenuto. Del nome discutiamo. A me la proposta del sindaco di Bologna Lepore, di richiamare il lavoro nel nome, piace».
A Schlein quale è il primo impegno che chiede?
«Di mettere al centro la difesa del Servizio sanitario nazionale».
È indagato nell’inchiesta di Bergamo sul Covid: ha dei timori?
«Ho la coscienza a posto. Ho agito sempre nell’interesse esclusivo del Paese. Ho fiducia nella magistratura».
Torniamo al Pd: più pacifista e per i diritti civili o laburista?
«Diritti sociali e civili vanno di pari passo. La pace poi è una nostra bandiera, un valore fondamentale».
Bonaccini ora resta in panchina?
«Ho molto apprezzato le parole e il tono unitario di Stefano che è una valida risorsa del nostro campo. E voglio ringraziare Enrico Letta. È stato lui a credere in questo percorso di apertura, di cui insieme siamo stati garanti. Ha creato le condizioni per fare nascere davvero il nuovo Pd».
In molti, nelle stesse file dem, temono che il partito di Schlein si cacci in un recinto identitario di sinistra-sinistra e radicale.
«Sono letture politiciste. Parliamo alle persone, ai loro problemi materiali, alle loro ansie, preoccupazioni, alla qualità della loro vita. Le formule di cui si dibatte nei Palazzi sono insignificanti e superate. Il nuovo Pd deve farsi carico di migliorare le condizioni di vita dei cittadini, dì combattere la precarietà che angoscia i giovani».