Pubblicato su L’Espresso
di Roberto Speranza
Io sono convinto che il nuovo Pd possa riconquistare la fiducia della maggioranza degli italiani e diventare il perno dell’alternativa alla destra che oggi ci governa. Per essere all’altezza di questo compito, però, serve partire da Lucia.
Chi è Lucia? È una donna di Napoli poco più che trentenne, mamma di uno splendido ragazzino. L’ho incontrata in uno degli ultimi giorni della campagna elettorale per le politiche di un anno fa. Ero andato con piacere a salutare un gruppo di volontari che gestiscono il circolo Arci di Scampia, in uno spazio dove i giovanissimi della città hanno modo di giocare a pallone e tenersi lontani dai tanti rischi di quel quartiere.
Dopo un breve discorso pubblico in cui avevo fatto un appello ad andare a votare e a scegliere la lista del Pd, stavo per rimettermi in auto quando ho visto Lucia camminare verso di me. Non mi parlava, ma i suoi occhi mi trasmettevano la volontà di dirmi qualcosa. Allora sono stato io ad avvicinarmi e a salutarla. Lei ha pronunciato poche parole che mi sono rimaste impresse: “Ministro, io ho votato la prima volta a 18 anni. Poi non ci sono più andata. Tanto, chi sale sale, la mia vita non cambierà mai. Inguaiata sono e inguaiata resterò sempre”.
Le parole possono essere pietre e quelle per me lo sono sicuramente state. E le pietre possono servire anche per costruire, se usate nel modo giusto.
Sono rimasto a lungo a parlare con quella giovane donna. Le ho chiesto dove fosse nato suo figlio e che scuola stesse frequentando. La risposta naturalmente era: un ospedale pubblico e una scuola comunale del quartiere. Un po’ alla volta è emerso chiaramente che il sistema di welfare del nostro Paese le aveva permesso, nonostante tutte le difficoltà in cui si trovava, di avere una rete di protezione che spesso diamo per scontata ma che è il vero fulcro dei nostri diritti fondamentali, non negoziabili. Alla fine andare a votare, ho provato a spiegare, serve soprattutto a difendere questi diritti e a evitare che diventino privilegio per pochi.
lo non so alla fine se Lucia quella domenica sia tornata o no a esercitare il suo diritto di voto. Ma ho visto nei suoi occhi maturare, a poco a poco, la consapevolezza che la politica non è un vuoto teatrino, come spesso appare nei salotti televisivi, ma può essere il tentativo quotidiano di costruire una realtà migliore che tocchi da vicino le esistenze reali delle persone. lo credo che questo sia il senso vero della sfida del nuovo Pd. La sinistra fa il suo dovere se è battaglia quotidiana per l’estensione dei diritti, per il miglioramento delle condizioni di vita di ciascuno. Il Pd ce la farà se avrà il coraggio di riappropriarsi fino in fondo della questione sociale, legandola anche alla nuova gigantesca sfida della sostenibilità ambientale.
Per troppo tempo, non solo in Italia, la sinistra è apparsa invece incapace di rappresentare questa ansia di cambiamento e l’enorme domanda di protezione che arrivava soprattutto dal pezzo più fragile della nostra società. Chi, dentro la crisi, si è sentito indebolito o indifeso si è voltato dalla nostra parte e troppo spesso non ci ha trovato. Così, un po’ alla volta, siamo caduti nel paradosso che il nostro messaggio è apparso meno credibile proprio ai ceti che ne avevano più bisogno, quelli che tradizionalmente hanno costituito la base elettorale della sinistra. È evidente che non basta scrivere nel programma «lotta alle diseguaglianze», se poi chi paga il prezzo di queste diseguaglianze non ti considera credibile nel rappresentare i suoi veri interessi reali.
Nasce da qui la necessità di un deciso ripensamento della sinistra, in Italia come in Europa e nel mondo. Non è forse questo il messaggio di Joe Biden che partecipa al picchetto degli operai della Ford in Michigan, rivendicando la necessità di alzare i loro salari, troppo bassi rispetto agli stipendi multimilionari dei loro manager?
In Italia, il nuovo Pd e la leadership di Elly Schlein si muovono dentro questa stessa ispirazione di netto cambiamento di rotta. Ci vorrà fatica e sudore per riconquistare la fiducia di milioni di elettori che ci hanno voltato le spalle e rimettere radici profonde nella società italiana, ma la strada è giusta e personalmente credo che il nuovo gruppo dirigente abbia bisogno di fiducia e sostegno, oltre che di tempo. Non è un caso che la prima vera proposta popolare della nuova segreteria sia stata quella del salario minimo e non è un caso che in queste ore si stia lavorando ad una seconda proposta forte, con le altre opposizioni, sul rilancio del Servizio sanitario nazionale. Sono scelte giuste che danno il senso di il coraggio di una nuova identità chiara e percepibile che trae forza dalla vicinanza alla vita quotidiana delle persone e alle loro necessità.
Il governo della destra, a un anno appena dalle elezioni politiche del 25 settembre, sta mostrando tutti i suoi limiti. Non si vede un solo problema vero del Paese affrontato con serietà e risolto. Dall’incapacità di gestire i flussi migratori, nonostante la disumanità delle misure messe in campo, all’aumento del costo della vita, con la benzina oltre i due euro (alla faccia degli spot della Meloni sulle accise) è sempre più evidente che la propaganda della stagione elettorale si sta sciogliendo come neve al sole. Gli italiani saranno, giorno dopo giorno, sempre più consapevoli che serve un’alternativa.
Tocca al nuovo Pd esserne il cardine. lo sono convinto che ce la faremo. Partendo dalla questione sociale e dalla vita delle persone in carne ed ossa.
Partendo da Lucia.