Speranza: in Europa Zingaretti guardi a Corbyn e Sanchez, non a Macron

Politica e Primo piano

Intervista a la Repubblica

di Giovanna Casadio

“Non si prosciuga il bacino della destra sovranista inseguendo il centro moderato di Macron”. Roberto Speranza si prepara all’incontro con Frans Timmermans, il candidato socialista alla presidenza Ue, e con Nicola Zingaretti. E’ il primo appuntamento pubblico che vede insieme il segretario del Pd, Zingaretti e il segretario di Articolo 1, il partito degli ex dem.

Speranza, è vero che Timmermans l’aveva invitata a chiudere l’alleanza con Zingaretti per le europee nei mesi scorsi? E stasera prima uscita a tre.

“La famiglia socialista è la mia famiglia. Noi ci siamo sempre sentiti parte del Pse, che è la famiglia di Jeremy Corbyn, di Pedro Sanchez, di Antonio Costa. E Timmermans ha auspicato l’unità delle forze socialiste dentro la stessa lista per provare a fermare le destre. Abbiamo detto sì a quella proposta”.

Quindi c’è una ritrovata sintonia con  il Pd di Zingaretti? 
“Noi restiamo un partito autonomo, siamo gelosi delle nostre scelte e non torniamo indietro. E’ chiaro che  con la leadership di Zingaretti le distanze si sono accorciate, ma non si sono annullate”.

Quale è il punto di maggiore distanza e cosa la preoccupa delle scelte dem? 
“Certamente tutti noi siamo spaventati dalla nuova destra che avanza. E’ la destra pericolosa di Salvini, della Le Pen, di Orban. Ma per batterla non basta dire “aiuto, c’è la destra nera che avanza”. Né basta dire Siamo Europei o +Europa: c’è bisogno di una svolta netta sulle politiche economiche e sociali che ci riconnetta con un popolo che ci ha voltato le spalle”.

Insomma, no alla strada indicata da Carlo Calenda e Emma Bonino, ma più sinistra? 
“Io penso che sia così forte questa destra neo nazionalista, perché la sinistra non ha fatto il proprio mestiere negli ultimi anni: non è solo una questione di leadership, e neppure solo dell’ultimo leader Matteo Renzi. Il problema è che negli ultimi 20 anni,  la sinistra in giro per l’Europa e anche in Italia è stata subalterna al pensiero neo liberista, ha inseguito la destra e perso la sua gente. Abbiamo sbagliato ignorando la domanda di protezione che arrivava dai ceti medi e da quelli più deboli. Ci siamo fatti sfilare la questione sociale, siamo stati incapaci di rappresentare chi sta male”.

Ma a Zingaretti che punta a un’alleanza da Macron a Tsipras, cosa risponde?  
“La mia posizione è quella di Sanchez e Corbyn e chiedo a  Nicola di guardare a loro invece che a Macron. Non basta appunto dire “siamo europei”, ma piuttosto ribadiamo che questa Europa non va bene. Ci sono tre posizioni che si fronteggiano in queste europee: la prima è di chi vuole abbattere l’Europa come Salvini, l’altra ,che giudico altrettanto sbagliata, è di chi ritiene che questa Europa va bene così come è ed è quella della Merkel. La nostra posizione è quella di chi dice che questa Europa così non va e se non si cambia radicalmente sarà impossibile rilanciarla lasciando una autostrada ai nazionalisti”.

Cosa significa cambiare l’Europa?
Due cose fondamentali indicate anche dal manifesto di Piketty. La prima: più democrazia e partecipazione. Le persone chiedono più sovranità nel senso di decidere e contare. E poi, un nuovo Piano Marshall europeo, che chiuda definitivamente la stagione del rigore e rilanci la centralità del lavoro. Basta politiche di austerità”.

Ma un coordinamento con i liberaldemocratici, Macron, i Verdi e il Pse come lo vede?
“Bisogna parlare con tutti per battere le destre, ma i miei modelli sono Corbyn, Sanchez, Costa, non Macron, per una svolta su lavoro, ambiente, sanità, scuola pubblica”.