Intervista a Il Corriere della Sera
di Monica Guerzoni
Ministro Roberto Speranza, il Covid ha rialzato la testa. Quanto è preoccupato?
«Non ho mai abbassato la guardia e sono preoccupato anche ora. L’autunno non sarà facile e ritengo vada gestito con la massima cautela. Eppure sono ottimista, vedo la luce in fondo al tunnel. Nel giro di alcuni mesi avremo risultati incoraggianti sia per le cure che per i vaccini. Ora dobbiamo resistere».
Resistere, fino a quando?
«Fino al vaccino dobbiamo tenere altissimo il livello di attenzione, anche se il quadro italiano è diverso per fortuna rispetto ad altri Paesi europei».
Se fallite può cadere il governo?
«Basta con la campagna elettorale sulla scuola. La riapertura è una grande sfida di tutta la comunità nazionale».
È un appello all’opposizione? A Salvini?
«No, è un messaggio al Paese. Dobbiamo recuperare quello slancio nazionale che ci ha consentito di superare i mesi più difficili. In primavera il Paese si è stretto a coorte, come dice il nostro Inno. Siamo riusciti a piegare la curva dei contagi perché c’è stata una sintonia profonda tra le misure del governo e il sentire comune delle persone. Il 14 settembre è una data troppo importante. Vi prego, immaginare due settimane di campagna elettorale sulla scuola è pura follia. Questa sfida si vince con un patto che coinvolga tutto il Paese, nessuno escluso».
Che effetto le fa la piazza negazionista di Roma?
«Mi fa venire i brividi. Con oltre 35 mila morti quelle immagini sono inaccettabili».
Quando arriva il vaccino?
«Non so quale sarà il giorno e quale il vaccino giusto, ma penso che il traguardo non sia troppo lontano. Il contratto con AstraZeneca prevede le prime dosi a fine anno».
Non sarà obbligatorio, come ha detto Conte?
«Quando il vaccino arriverà il problema sarà un altro, decidere a chi darlo. All’inizio ne avremo poche dosi, due o tre milioni. La mia proposta è che sia gratuito e che arrivi prima agli operatori sanitari e agli anziani con patologie, in particolare nelle Rsa».
Si possono evitare favoritismi sui tamponi, come è successo a Capri per Belen?
«Non conosco questa vicenda, so che venerdì abbiamo fatto 113 mila tamponi, mai così tanti dall’inizio della crisi. Continueremo a investire e ad ampliare la capacità di testare».
Mancano le dosi per il vaccino contro l’influenza?
Riuscirete a garantire 11 milioni di mascherine nelle scuole?
«Sì. Siamo l’unico Paese che dà una mascherina chirurgica ogni giorno. Dietro quella mascherina che lo Stato dà a tutti, figli di benestanti o figli di disoccupati, c’è la sicurezza di ogni studente. Una cosa bella, di equità».
I verbali del Comitato tecnico scientifico hanno svelato che il Piano del governo per l’emergenza Covid esiste. Perché lo avevate smentito?
«Non era un piano, ma uno studio in itinere su scenari potenziali e diversi tra loro, iniziato dai nostri scienziati a metà febbraio e completato a marzo».
Perché lo avete tenuto segreto?
«Per noi la trasparenza è un punto di forza, non abbiamo mai secretato nessun atto. La pubblicazione di tutti i verbali è un unicum a livello mondiale. Quel documento non è mai stato secretato dal governo, il vincolo di riservatezza fu scelto dal Cts».
Per non spaventare la popolazione? O per coprire un «buco» decisionale?
«Ma quale buco! Ricordo che il 14 febbraio la ECDC valutava improbabile la diffusione del coronavirus in Europa. Il 21 scoppia il caso Codogno. È stato un merito fare quello studio».
Lo avete applicato?
«Alcune intuizioni sono state pure applicate, ma in quelle pagine c’erano valutazioni ipotetiche, aleatorie, tanto che lo stesso estensore valutò di tenerlo riservato. Si è fatto un polverone sul nulla».
Alle Regionali rischiate. Se perdete, il premier lascia?
«Conte non sta facendo campagna elettorale e di sicuro non si vota sul governo. Certo è che in tante regioni rischiamo di non vincere perché siamo divisi. Questo non va bene. Governare insieme il Paese ed essere divisi nei territori è un limite che va assolutamente superato. Il mio auspicio è che gli elettori siano migliori di noi e facciano nelle urne quello che noi non siamo riusciti a fare prima».