Speranza: il Covid c’è ancora, Meloni e Salvini flirtano coi No Vax

Politica e Primo piano

Intervista a la Repubblica

di Tommaso Ciriaco

C’è un grande rimosso in questa campagna elettorale: il Covid. Come non fosse mai esistito. Perché va così, Roberto Speranza?

“A volte ci vuole coraggio nel dire la verità. Sarebbe bello dire che la pandemia ha acquistato un biglietto aereo ed è volata via su Marte, ma non è la verità. In campagna elettorale è scomodo dire che dobbiamo fare ancora i conti con il Covid. Finora Meloni e Salvini nella sostanza hanno strizzato l’occhio ai no vax. Sto chiedendo che si impegnino pubblicamente a continuare con determinazione nella campagna di vaccinazione dopo il 26 settembre. Perché non lo fanno? Quella campagna è patrimonio comune del Paese. Finora sinceramente ho visto troppe ambiguità”.

Da ministro della Salute, Roberto Speranza ha combattuto per trenta mesi contro la pandemia. Oggi è candidato a Napoli come capolista del Pd – Democratici e progressisti e pensa che la battaglia non sia soltanto quella contro il virus, ma per difendere le risorse alla sanità pubblica: “Noi le abbiamo finalmente aumentate, la destra vuole tagliarle. Avete visto l’ultima proposta leghista? Per loro basta forse una buona carta di credito per curarsi”.

Speranza, la rimozione del Covid è una costante in molte destre mondiali. È così anche da noi?

“È la ricetta di una certa destra a livello globale, che sostiene: il Covid è un falso problema e altri interessi vengono prima. Si cercano i voti dei negazionisti e dei no vax. Penso alla linea di Bolsonaro. E invece i vaccini hanno salvato milioni di vite umane, l’Iss dice 150 mila soltanto in Italia. Mi rendo conto che dirlo significa non accontentare tutti. C’è un pezzetto di Paese che è su posizioni antiscientifiche. Ecco, Meloni e Salvini sembrano avere paura di scontentarli”.

Meloni e Salvini, che spesso dicono: tutta colpa di Speranza, l’uomo che chiudeva tutto. La attaccano anche per non escludere in futuro mascherine a scuola, se dovessero servire. Come vive tutto questo?

“Ho avuto sempre due priorità: il primato del diritto alla salute su tutto il resto, la centralità dell’evidenza scientifica. Tutte le forze politiche dicano con chiarezza se questi due assi sono un patrimonio collettivo che deve continuare a guidarci. Il resto sono solo attacchi strumentali da campagna elettorale”.

Intanto dalla Lega arriva una proposta: meno soldi alla sanità, dirottiamo risorse sullo sport. Considerando che il centrodestra è in vantaggio nei sondaggi, la cosa la stupisce o la preoccupa?

“Nella sua ingenuità, è una posizione che non mi stupisce e mi preoccupa. Qual è l’idea che la destra propone in giro per il mondo? Che alla salute ci pensa il mercato, che può risolvere tutto da solo. È chiaro che la flat tax significa accettare meno gettito fiscale, regalando soldi ai più benestanti. In questo modo hai a disposizione meno risorse per finanziare il servizio sanitario nazionale. Ti curi con le assicurazioni, ti serve una carta di credito: conta quanto denaro hai. Noi abbiamo un altro modello: un grande servizio sanitario universale. Se stai male vieni curato. Non conta dove sei nato o dove vivi, la capacità del tuo portafoglio o il colore della tua pelle”.

Ma diranno: è finita l’emergenza Covid, qualche taglio è accettabile. È così?

“Sarebbe folle tornare indietro, tagliare sulla sanità significherebbe non aver imparato la lezione del Covid. Contro questo progetto ci batteremo. Pesano i numeri, che rivendico: negli ultimi tre anni sul fondo sanitario nazionale abbiamo messo dieci miliardi in più, passando da 114 a 124. È più del triplo di quello che si metteva annualmente in passato. In più ci sono venti miliardi del Pnrr e 625 milioni del PON salute. Per noi non si può investire meno del 7% del Pil in sanità”.

Resta il fatto che a dominare la campagna sembra la destra. Propongono flat tax e pensioni a mille euro, e voi a inseguire. Dove state sbagliando?

“È una campagna elettorale d’agosto che per adesso non scalda i cuori delle persone. Gli italiani stanno tornando dal mare. Ma è solo l’inizio. Penso che noi dobbiamo puntare sulla questione sociale per vincere la sfida. Sulla difesa del potere d’acquisto delle famiglie. Su lavoro, scuola, sanità, università pubblica. Questa è la differenza con loro”.

E sui diritti e l’ambiente? Anche di quello si parla poco.

“Sono due priorità, per noi. Sull’ambiente le dico una cosa: ormai è anche una questione di salute, c’è un nesso fortissimo. Le ondate di calore hanno influenza sui più fragili. Un tempo si pensava fosse un tema di élite, o da affrontare dei prossimi cinquant’anni: adesso i nostri anziani ne risentono e diventa un problema di vita reale. Anche qui, quante differenze con la destra negazionista come quella di Trump”.

E la 194? Nelle Marche governata dal partito della Meloni le donne hanno difficoltà ad abortire. Può diventare una tendenza nazionale?

“La destra sembra spaventata dai diritti delle persone. Pensiamo sempre a Trump, al suo lascito con la Corte suprema: in un attimo hanno cancellato 50 anni di diritti delle donne. Oppure al modello di società maschilista di Orban. Cosa pensano Meloni e Salvini? Non vorrei che anche in Italia si cancellassero decenni di conquiste. Che, quasi di nascosto, vogliano prendere i voti di chi vuole tornare al passato. Noi pensiamo che i diritti vadano estesi sempre: quelli di genere o di cittadinanza con ius scholae e Ius soli. Mi chiedeva della 194: la sua difesa è fondamentale. Quanto alle Marche, c’è una legge nazionale che va difesa. Bisogna lavorare perché venga pienamente applicata in ogni regione”.

La campagna elettorale italiana rischia di essere condizionata dalle ingerenze russe? La destra italiana e il Movimento sono permeabili a Putin?

“Le posizioni di Salvini sono sotto gli occhi di tutti, come il fatto che sia stato un fan di Putin con tanto di magliette in bella esposizione. La mia paura è quella di un’Italia isolata, non più al centro dell’Europa. Gli amici di Meloni e Salvini sono Le Pen e Orban. C’è un rischio reale di isolamento internazionale. Non ho elementi per dire se oggi ci sono ingerenze, ma ricordo quando il partito di Salvini ha sottoscritto un patto di consultazione con Russia Unita”.

Parlerebbe di pericolo autoritario? Del rischio di un nuovo fascismo?

“L’Italia è una grande democrazia. Per me il grande tema è una destra che ha ricette che ci possono portare a sbattere. Vale su tutto: rapporti con l’Europa, flat tax, vaccini, soldi alla sanità”.

Peccato che siate divisi in tre: Pd, Terzo Polo, Movimento. Dopo il voto battaglie comuni?

“Sono sincero: oggi siamo in campagna elettorale, non c’è una legge proporzionale e negli uninominali – il 37% del totale dei seggi – l’unica alternativa alla destra siamo noi. Ha ragione Letta, è un referendum: o vince la destra, o la lista democratica e progressista. O noi o loro. Detto questo, io continuerò sempre a dire che l’avversario sono Salvini e Meloni, non gli altri”.