Speranza: grazie al patto sul vaccino vinceremo il virus. No al rimpasto

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Pubblicato su Il Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

Per un ministro della Salute che da mesi ripete «questa guerra si vince solo con il vaccino», il debutto degli Stati generali non poteva andare meglio. «Sono felice, una vera soddisfazione», risponde Roberto Speranza, ancora emozionato per l’applauso di Villa Pamphilj: «Una giornata importante. L’accordo con una delle aziende farmaceutiche più grandi del mondo, che ha il vaccino più promettente, è il frutto di un lavoro duro, molto serio».

Che valore ha l’alleanza con Francia, Germania e Olanda?

«Con questa firma l’Italia è in prima fila nella grande sfida mondiale per la ricerca del vaccino, esce a testa alta dalla drammatica esperienza di questi mesi e pianifica il proprio futuro. Von der Leyen, Michel, Sassoli e Gentiloni ci hanno riconosciuto di aver indicato la strada. È il riscatto di un Paese che è stato colpito duramente per primo e che adesso si vuole rialzare. Un pezzo significativo del processo produttivo si realizzerà da noi, grazie a due importanti realtà di Pomezia e Anagni».

Quando avrete le prime dosi per gli italiani?

«Abbiamo fatto un accordo per 400 milioni di dosi, di cui i primi 6o milioni saranno disponibili a partire dall’autunno. L’Italia è nel gruppo di testa, fra i Paesi che devono gestire il vaccino».

Con quale logica?

«Abbiamo bloccato un numero molto alto di dosi per poterle condividere con gli altri Paesi europei. Il vaccino è un diritto di tutti, non un privilegio di pochi. Abbiamo fatto un passo importante per assicurare che la Ue non resti schiacciata tra i giganti Cina e Usa, che giocano una partita epocale».

E i costi?

«Il vaccino lo paga lo Stato, verrà distribuito gratis a cominciare dalle classi più a rischio. Stiamo parlando del vaccino più avanti di tutti, la cui sperimentazione sull’uomo è partita ad aprile. Ma il mio atteggiamento resta quello della prudenza. La svolta vera ci sarà quando l’Agenzia europea per i medicinali darà il via libera».

Gli Stati generali sono una passerella per Conte?

«No, nella maniera più assoluta. Penso siano una occasione straordinaria di confronto, che ci darà una spinta vera per la ripartenza. Ho percepito la sintonia tra la nostra volontà radicale di cambiamento e gli interventi dei presidenti di una Europa che non aveva mai fatto un passo avanti così grande, in termini di politiche economiche espansive e nuovi investimenti».

È sicuro che questo governo e questo premier saranno all’altezza di una sfida così impegnativa?

«Sì, ne sono sicuro e nella prima giornata di lavori ne ho avuto la conferma. Questo governo ha tutte le energie e le forze per poter interpretare la fase di ricostruzione a cui siamo chiamati dopo aver gestito quattro mesi durissimi. Ora la sfida vera è trasformare una crisi così profonda in opportunità di ripartenza».

Il Pd chiede a Conte uno scatto di reni. Da capo delegazione di LeU, crede che il rimpasto potrebbe rilanciare la squadra?

«Penso sia giusto che ognuno di noi alzi sempre l’asticella per fare di più e meglio, ma questa è la squadra. Nessun rimpasto, è il momento delle grandi idee e non di discutere di caselle. La stagione del rigore e dei tagli alla spesa pubblica si va archiviando, dobbiamo lavorare per ridurre le diseguaglianze e far ripartire la domanda».

Sarà un autunno rovente, il governo reggerà all’urto?

«Penso che serva un maggiore affiato politico. Credo che l’alternativa alla destra si costruisca attorno all’asse tra centrosinistra e M55».

Un’alleanza strutturale, già dalle Regionali?

«Dobbiamo provarci in tutte le occasioni possibili. La sfida è questa, è riconoscere che non siamo un’alleanza transitoria nata per scongiurare i pieni poteri di qualcuno, ma abbiamo un orizzonte comune per costruire il futuro del nostro Paese. Un asse politico fondamentale».

Se la seconda ondata di coronavirus dovesse arrivare, l’Italia è pronta?

«Stiamo già lavorando per essere pronti, non dobbiamo mai pensare che il nemico sia vinto. I dati sono incoraggianti, la direzione è giusta. Ma finché il vaccino non sarà disponibile il rischio che il virus riparta va sempre considerato. Non finirò mai di raccomandare massima cautela».

Salvini e Meloni vogliono che Conte chieda scusa alle vittime di Bergamo. Con che animo ha affrontato i giudici a Palazzo Chigi?

«Sono molto d’accordo con il presidente Mattarella, che sprona a cercare le ragioni dell’unità anche per rispetto ai tanti italiani che hanno perso la vita. Davanti a una crisi come questa le istituzioni repubblicane devono lasciare da parte polemiche e unirsi per risolvere i problemi».

Non teme di finire indagato per la mancata chiusura di Nembro e Alzano?

«No. E comunque chiunque abbia avuto responsabilità a tutti i livelli deve essere pronto a rendere conto senza paura, con massima serenità e trasparenza. E il bello della democrazia».

Conte rifarebbe tutto. E lei?

«Non lo so, sinceramente. Ci sarà modo di ragionare su tutto e lo farò con la massima serietà. Quel che è certo è che ho sempre agito avendo a cuore la salute e la vita delle persone».