Speranza: folli gli attacchi di Renzi, non si sta al governo con un piede fuori

Politica e Primo piano

Intervista al Corriere della Sera

di Alessandro Trocino

«Rimettere in discussione Conte ora sarebbe un errore clamoroso, senza senso. La cosa più folle e più sbagliata oggi è parlare di noi e non delle cose da fare nel Paese». Roberto Speranza, ministro della Salute, segretario di Articolo Uno e capo delegazione di LeU, la sinistra del governo, vuole rivendicare i risultati positivi dell’esecutivo.

Speranza, Renzi sembra voler mettere in discussione il premier.

«L’ultima cosa che dobbiamo fare ora è inseguirci con discussioni da fantapolitica».

Eppure la polemica è ormai quotidiana.

«E ci fa male, perché fa il gioco della destra».

Renzi fa il populista come Salvini?

«Non farei questo paragone. Salvini è un unicum, è il rappresentante della nuova destra. Però voglio dire a Renzi, ma anche a tutti gli altri, che stare al governo non è uno scherzo, è una battaglia che si combatte se sei convinto che c’è un progetto di Paese da realizzare. Non puoi stare al governo con un piede dentro e uno fuori».

Lei, in polemica con Renzi, si dimise da capogruppo.

«Sì, ma non fu per una questione personale. Sostenevo che l’Italicum era incostituzionale. E la Consulta, un anno e mezzo dopo, mi diede ragione».

Conte è intoccabile?

«Abbiamo fatto questo governo solo due mesi fa e abbiamo scelto questo premier, attorno al quale c’è un consenso significativo del Paese. Che senso avrebbe ora rimettere tutto in discussione? Conte è il premier, punto».

Per Franceschini il governo Conte è l’ultimo possibile della legislatura, non ci sono alternative.

«Ma certo, non c’è dubbio. Non vedo altre possibilità, salvo che un pezzo dell’esecutivo non decida di allearsi con la destra. Ma non mi pare che sia il caso».

Questo governo reggerà tutta la legislatura?

«Sì, ma dobbiamo dimostrare ogni giorno di essere in grado di dare risposte ai problemi reali del Paese».

Di Maio e Zingaretti si guardano in cagnesco.

«Io ho sempre lavorato per abbattere il muro di incomunicabilità tra 5 Stelle e Pd, sin dal 2013. Oggi c’è un’occasione per l’Italia».

Non pare che questo muro sia caduto davvero.

«Intanto siamo al governo insieme. Se ce l’avessero detto alcuni mesi fa, non ci avrebbe creduto nessuno. Ora dobbiamo fare un passo in più. Perché un’alleanza politica non si può costruire dentro la guerriglia o in un clima di scontro permanente».

La manovra non ha entusiasmato.

«Ricordiamoci che questa legge di bilancio non la voleva fare nessuno. C’erano 23 miliardi di clausole di salvaguardia e abbiamo evitato che scattassero, con una mazzata vera e propria per famiglie e imprese. Non era affatto scontato. E siamo stati i primi che non solo paghiamo le clausole del passato, ma non le mettiamo per il futuro».

L’aveva messa Renzi, la clausola.

«Lui e gli altri. Era prassi dei governi passati».

Però per riuscirci avete messo non poche tasse.

«No, vorrei rivendicare che la tassa peggiore che c’era, quella sul superticket, l’abbiamo abolita. Dieci euro per le visite specialistiche, che ora non ci sono più. Significa abbassare la diga di accesso alle cure per tanti. E non solo».

Che altro?

«Abbiamo messo due miliardi in più sul fondo sanitario, che useremo per il personale, per tagliare le liste d’attesa e per la ricerca. Inoltre, due miliardi per l’edilizia sanitaria e l’ammodernamento tecnologico. E ci sono anche 235 milioni per la strumentazione di diagnostica negli studi di medicina generale».

D’accordo, ma la tassa sulle auto aziendali è una stangata che si abbatte sulla classe media. Duemila euro all’anno sono un’enormità.

«Sui singoli provvedimenti si potrà ancora discutere in Parlamento, ma io difendo l’impianto complessivo della manovra».

Sulla Libia si è rinnovato l’accordo. Non le pare grave? Dov’è la discontinuità in materia di immigrazione?

«La discontinuità c’è. È finita la stagione della propaganda nel Mediterraneo sulla pelle dei poveri cristi. Sulla Libia modificheremo profondamente il memorandum».

Orfini però vi accusa di essere complici di questa barbarie.

«Lui è stato presidente di un partito che ha sostenuto quegli accordi. Noi, invece, stiamo lavorando per cambiarli. Ognuno, prima di parlare, pensi a cosa ha fatto negli ultimi anni».