Speranza: fase nuova ma piedi per terra. È finita l’emergenza, non il Covid

Politica e Primo piano

Intervista a Il Corriere della Sera 

di Monica Guerzoni

Roberto Speranza risponde da New York, dove è atterrato ieri su invito del suo collega Xavier Becerra. I due ministri della Salute hanno firmato un memorandum d’intesa per rafforzare la collaborazione tra Italia e Stati Uniti in ambito sanitario. Oggi il segretario di Articolo Uno vedrà anche il consulente della Casa Bianca per la pandemia Anthony Fauci, «riferimento importante per la comunità scientifica internazionale duranti i mesi del contrasto al Covid-19».

Ministro, dopo oltre due anni di battaglia contro il virus questo primo maggio segna una svolta duratura?

«Siamo in una fase nuova, ma se invito a restare con i piedi per terra è perché questo virus ha dimostrato di essere imprevedibile. E finito lo stato di emergenza, però la pandemia non è finita e dobbiamo proseguire il nostro percorso di gradualità. Siamo in una fase diversa grazie al fatto che oltre il 90% della popolazione over 12 si è vaccinata. Non dobbiamo dimenticarlo mai».

Il premier sperava di poter alleggerire ancora di più. Perché ha prevalso la linea della prudenza?

«Anche questa volta abbiamo deciso insieme sulla base del quadro epidemiologico e delle valutazioni della nostra comunità scientifica. Oggi facciamo un altro passo importante superando sostanzialmente il green pass e alleggerendo l’obbligo delle mascherine».

Bambini e ragazzi hanno pagato un prezzo altissimo, perché avete deciso di mantenere la mascherina nelle scuole?

«Era la Dad il prezzo più alto pagato da chi va a scuola e abbiamo da tempo superato la didattica a distanza per consentire ai nostri ragazzi di completare l’anno in presenza. Ora resta a casa solo chi è positivo. Mancano poche settimane e in questo breve lasso di tempo teniamo ancora la precauzione delle mascherine».

Nei luoghi di lavoro sono raccomandate, ma le aziende e le pubbliche amministrazioni possono imporle nelle situazioni di maggiore rischio. Non è un pasticcio, dal momento che i clienti sono esentati?

«No. Abbiamo protocolli condivisi dalle parti sociali che danno indicazioni chiare, come chiara è la circolare del ministro Brunetta sulla pubblica amministrazione. Poi superare l’obbligo significa anche entrare in una fase nuova di responsabilità individuale. La mascherina resta sempre raccomandata quando c’è rischio di contagio».

Perché la quarta dose per gli anziani non decolla?

«È presto per un bilancio. Siamo partiti da poco, appena le autorità europee su proposta dell’Italia hanno dato indicazioni uniformi ai Paesi membri. Finora sono state somministrate 200 mila dosi tra over 80 e ospiti delle Rsa e 120 mila ad immunocompromessi. Non c’è dubbio che dobbiamo accelerare».

La quarta dose sarà per tutti? E quando avremo un nuovo vaccino su misura delle nuove varianti?

«È molto probabile un’estensione della quarta dose in vista dell’autunno. Se sarà per tutti o solo per ulteriori fasce generazionali lo valuteranno le autorità sanitarie. Noi siamo pronti. Il nostro auspicio è che il vaccino adattato alle varianti possa essere disponibile in autunno, ma dovranno esprimersi prima l’Ema e l’Alfa».

Ha senso con la fine delle restrizioni tenere gli insegnanti non vaccinati in segreteria, invece che in classe?

«Cambiare un insegnante a poche settimane dalla fine della scuola sarebbe un danno per il percorso formativo».

Quando toglierete l’obbligo vaccinale per gli over 50?

«Vedremo il quadro epidemiologico e valuteremo. Intanto l’obbligo è vigente per i sanitari fino a dicembre e sopra i 50 anni fino al 15 giugno».

Come immagina il prossimo autunno? I medici sono preoccupati e spronano a preparare gli ospedali alla ripresa del virus.

«I medici hanno ragione, dobbiamo essere pronti e non considerare vinta la sfida. Dobbiamo trasformare la crisi di questa pandemia in una opportunità di rilancio del nostro Servizio sanitario nazionale. Quando sono diventato ministro c’erano 114 miliardi sul fondo sanitario e si metteva 1 miliardo in più all’anno. Ora siamo a 124. Un simile salto non si era mai visto. E poi ci sono 20 miliardi di Recovery».

Ha riflettuto sul perché lei, che a vedere i sondaggi resta molto apprezzato dai cittadini, è stato forse il ministro più contestato dagli alleati, a cominciare da Salvini?

«In questi anni mi ha guidato esclusivamente la necessità di mettere avanti a tutto la tutela della salute delle persone. Sinceramente non ho pensato ad altro. Né agli alleati né tantomeno al mio consenso personale».

Il Covid ha ucciso solo in Italia 163 mila persone. Lei rivendica la strategia del governo, oppure con una politica diversa avreste potuto salvare più vite ancora?

«In ogni momento abbiamo fatto tutto il possibile. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo stati i primi ad essere colpiti quando le conoscenze sul virus erano debolissime. Poi ha sempre pesato sulla strategia del governo la presenza in Italia di molte persone di età avanzata e la nota fragilità della fascia di popolazione più anziana».

A Padova ieri è morto un bambino, era positivo.

«Quando perde la vita un bambino è sempre un evento drammatico. Va analizzato in modo approfondito il quadro clinico. La Regione Veneto ha disposto tutte le verifiche».

Deve farci più paura la guerra o la pandemia?

«Sono due cose molto diverse. La lotta al Covid è l’uomo contro il virus, la guerra è l’uomo contro l’uomo. C’è però un problema di comunicazione, sembra che la guerra abbia sostituito il Covid. Questo è vero nei media, non nella realtà. Nella realtà la guerra si è aggiunta al Covid, non lo ha sostituito».

Vista la sofferenza che c’è nella maggioranza, Draghi quando vedrà Biden dovrà riposizionare l’Italia verso una maggiore cautela su armi e sanzioni?

«È giusto sostenere convintamente l’Ucraina, vittima dell’ingiustificabile aggressione di Putin. Su questo non possono esserci zone grigie. È altrettanto urgente lavorare per riaprire un dialogo che porti al più presto al cessate il fuoco. Qui c’è uno spazio grande per l’Europa e anche per l’Italia che è da sempre un Paese costruttore di ponti e promotore di pace».

Quanto è forte nel governo la voglia di correre al voto?

«Io sono convinto che non si voterà in autunno, la legislatura andrà fino in fondo. Alle due sfide della pandemia e del Pnrr si è aggiunta quella della guerra. Al Paese tutto serve, tranne l’instabilità».