Intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno
di Michele De Feudis
Roberto Speranza, leader Pd ed ex ministro della Salute (domani a Bari alle 17,30 all’Arena Galleria con Domenico De Santis e Pier Luigi Lopalco per un dibattito sulla sanità pubblica), l’ultima direzione nazionale del partito ha fatto il punto su questa prima fase della segreteria Schlein. Come giudica questi primi mesi tra le luci (crescita di iscritti e consensi) e ombre (polemiche interne e qualche defezione)?
«Elly ha appena iniziato il suo lavoro. Merita fiducia e sostegno. La sua vittoria alle primarie avviene perché c’è nel nostro elettorato una spinta fortissima al cambiamento. Lei lo rappresenta meglio di chiunque altro. Ora la sfida è interpretare le domande reali di milioni di italiani. Il Pd deve stare ogni giorno sulle questioni concrete che riguardano la vita delle persone: sanità, lavoro, scuola, ambiente. Anche per questo le polemiche interne non hanno sinceramente senso. Dobbiamo costruire l’alternativa alla destra».
Verso le europee, c’è una sinistra continentale a cui guardare come modello?
«Credo poco nei modelli da prendere e adattare ad un altro Paese. Sono però sinceramente ottimista sulle europee. Credo che il nuovo Pd possa ottenere un ottimo risultato. Ma voglio insistere: la chiave è recuperare la fiducia delle persone a partire dai problemi reali. Dobbiamo difendere il Servizio Sanitario Nazionale il cui finanziamento dopo tre anni in cui lo avevamo portato sopra il 7% del Pil, torna di nuovo sotto con conseguenze nefaste sulla tenuta del sistema. Dobbiamo batterci contro la precarietà del lavoro e per il diritto alla casa. Ecco, serve un Pd da combattimento che costruisca l’alternativa piantando i piedi nella vita delle persone».
Tema alleanze. Il campo largo in Puglia è saltato nelle comunali di Brindisi. Da dove si parte per costruire una alleanza per competere contro le destre?
«Per battere questa destra, legata da un evidente patto di potere che consente di tenere assieme anche posizioni molto diverse, sono per rafforzare il dialogo con tutti coloro che si sentono alternativi al governo. Più che alle formule pensiamo ai problemi concreti. Sulla sanità o sul salario minimo siamo d’accordo? Io penso proprio di sì».
In estate ci sarà una mobilitazione contro le politiche del governo Meloni. Sull’autonomia l’invito è a promuovere dibattiti anche nei comuni, nonostante Bonaccini e Giani siano stati in primo momento sostenitori della riforma. Il regionalismo rafforzato potrebbe allargare il solco Nord-Sud?
«L’autonomia differenziata sarebbe una sciagura per l’Italia. Non solo per il Sud, che pure pagherebbe un prezzo altissimo. Su questo tema non possono esserci ambiguità ed è un bene che il Pd si sia unito su una posizione di netta contrarietà. Il disegno della Lega mette in discussione sul piano sostanziale l’unità del Paese».
Sul Mes emergono forti tensioni all’interno della maggioranza. Che impatto avranno nelle relazioni con Bruxelles?
«Sul Mes come sul Pnrr il governo appare poco credibile. Si sente ogni giorno tutto e il contrario di tutto. I 209 miliardi di “Next generation eu” vengono vissuti come un problema da risolvere. E non come la più grande opportunità per il rilancio del Paese e soprattutto del Sud. Così l’Italia farà una pessima figura».
Capitolo Salute. Il governo sostiene che sulle liste d’attesa ci sono risorse non impiegate dalle Regioni. Il Pd invece ribatte che l’esecutivo Meloni pratica la politica del definanziamento della sanità pubblica. Come stanno le cose?
«Semplice, parlano i numeri: nei tre anni in cui sono stato ministro la spesa sanitaria sul Pil, per la prima volta, ha superato il 7%. Con la legge di bilancio del governo Meloni siamo tornati sotto il 7 e secondo il Def dall’anno prossimo si torna addirittura sotto i livelli prepandemia. È un errore enorme a cui porre rimedio. Io sosterrò ogni iniziativa che chieda l’aumento delle risorse per il nostro Servizio Sanitario Nazionale. È una priorità assoluta che ha a che fare con il diritto alle cure di tutti».
Fondi Ue. Forte è la polemica tra il governatore Emiliano e il ministro della destra Fitto sui Fondi della coesione che sono stati accentrati a Roma. Poi c’è la querelle Pnrr. C’è il rischio di perdere una occasione irripetibile per modernizzare il Paese?
«Ha ragione Michele Emiliano. Con una mano si propone l’autonomia differenziata che sarebbe una vera e propria mazzata per il Sud e con l’altra si accentrano fondi e poteri che potrebbero invece essere utilizzati sul territorio. Mi pare un’impostazione schizofrenica e contraddittoria su un terreno che invece ha bisogno di serietà, rigore e credibilità. Spero che il governo trovi in breve tempo una via d’uscita per non perdere risorse essenziali. In Parlamento siamo disponibili a dare una mano. Perché l’interesse del Paese viene sempre prima».
In Puglia, si arriva al termine del doppio mandato di Michele Emiliano alla Regione e Antonio Decaro al Comune di Bari. Quale binario scegliere per dare continuità alla stagione progressista della “Primavera pugliese”?
«Negli anni da ministro ho lavorato fianco a fianco con entrambi e conosco la fatica del loro impegno quotidiano. La Puglia ha da tempo un gruppo dirigente autorevole che ha dimostrato di saper vincere le elezioni. Non tocca a Roma dire che fare. Le scelte vanno ben ponderate e poi assunte sul territorio. Per me si decide in Puglia. Mi fa piacere che poi in cabina di regia alla guida del Pd ci sia un giovane in gamba come Domenico De Santis. Sono fiducioso che si troverà la strada giusta».
Un’ultima domanda più “estiva”. Passerà le vacanze in Puglia? Alla Notte della Taranta chi vedrebbe più “tarantolata” tra la Meloni e la Schlein?
«Amo la Puglia che d’altronde ha mille legami e connessioni con la mia Basilicata. Ci sarò sicuramente anche quest’anno. La notte della Taranta è rock. Proprio come Elly!».