Speranza: con Mattarella bis governo più forte, sul Covid una fase nuova

Politica e Primo piano

Colloquio con Il Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

Il governo riparte, il Covid è in frenata e Roberto Speranza esce dal Consiglio dei ministri con il sorriso (per lui raro) di chi può dire agli italiani che per questa ondata il peggio sembra essere alle spalle: «Dobbiamo restare prudenti e con i piedi per terra, ma possiamo iniziare a progettare una fase nuova, un tempo nuovo nella lotta al Covid». Il governo ha già deciso di togliere il 31 marzo la «cappa» dello stato di emergenza, che da due anni esatti avvolge l’Italia? «Tra due mesi si vedrà, ogni valutazione è prematura». Il sollievo del responsabile della Salute nasce anche dalla rielezione di Mattarella al Quirinale, soluzione che per il ministro di Leu «mette in sicurezza il Paese».

Nel primo vertice a Palazzo Chigi dopo i giorni furibondi delle votazioni per il Colle, Speranza non ha perso d’occhio la curva dei contagi. E ieri, dopo il G7 dei ministri della Salute, che come lui iniziano «a guardare con fiducia a una diversa gestione della pandemia», ha illustrato davanti a Draghi la tendenza del virus. «Dobbiamo ancora essere cauti, ma vediamo i primi segnali di piegatura della curva — è il ragionamento di partenza —. Il dato che ci differenzia da Paesi come Austria, Germania e Olanda è che loro, per governare la corsa di un virus che ci ha fatto molto male, hanno dovuto chiudere bar, ristoranti e altre attività, oppure decidere lockdown».

L’Italia invece è riuscita a contenere il virus «tenendo sostanzialmente tutto aperto», grazie a una «fortissima campagna di vaccinazione, al green pass e alle mascherine». Strategia che «ha funzionato» e che consentirà, già dal Cdm di domani, di iniziare a voltare pagina: «Non dobbiamo stravolgere tutto subito, ma avviare una nuova strategia che ci permetta di guardare alle prossime settimane con maggiore fiducia». Le prime novità riguardano la scuola, «dove serve una svolta». È urgente, con un decreto legge, «semplificare molto e ridurre il più possibile la didattica a distanza, a partire da chi ha completato il ciclo vaccinale». I ragazzi «sono il patrimonio più prezioso e bisogna fare ogni sforzo per tenerli in classe». Speranza ne ha parlato con Draghi e Bianchi e si è concordato di riscrivere le regole della dad.
Adesso per il ministro, che sulla pandemia si è sempre mosso in asse con Chigi, il tema di fondo è come entrare nell’immediato futuro. «I comportamenti degli italiani e la specificità di Omicron, che ha meno capacità di provocare casi severi, ci consentono di adeguare il nostro modello alla fase nuova. Dobbiamo farlo con cautela, tenendo conto che l’incidenza è ancora altissima. Per la prima volta dopo nove settimane l’indice di contagio Rt scende sotto l’1, Omicron è al 96% e c’è un residuo di Delta che nelle terapie intensive si fa sentire». E se i morti sono ancora troppi, 349 ieri, purtroppo il dato delle vittime è sempre l’ultimo a calare: «Ci vorrà più tempo».
Quando ne saremo fuori? Qui il ministro torna cauto, non azzarda previsioni e non se la sente di escludere che possa arrivare una quinta variante: «Sarebbe sbagliato». Però si augura che la prima flessione di contagi e la stabilizzazione in atto da 10 giorni continuino: «Riuscire a piegare la curva con la forza dei vaccini e delle mascherine e senza misure restrittive che incidono sulla vita delle persone sarebbe straordinario». Il ministro affida ogni auspicio al 91% di prime dosi e al «ritmo importante» con cui gli italiani continuano a sottoporsi al booster. Comprende i dubbi e il disagio dei tanti che si chiedono «a cosa servono i vaccini se continuiamo a contagiarci?», eppure insiste sul siero come «vera arma per combattere il Covid». Anche quando il vaccino non ferma il contagio, «limita enormemente la possibilità di andare in ospedale e soprattutto di finire in terapia intensiva».
Il grazie del ministro è a tutti i cittadini che si sono vaccinati, perché «ci stanno mettendo in condizione di avviare la fase calante della curva senza chiusure drammatiche». Per chi ha fatto tre dosi e teme la scadenza del green pass, sarà «prestissimo» prolungata la validità, ma sulla quarta dose Speranza non ha annunci da fare: «Ci siamo confrontati al G7, c’è una valutazione in corso ma nessun grande Paese è partito, vogliamo fare ulteriori approfondimenti, non c’è una decisione imminente».
L’altro «grande tema» che lo assilla è che la battaglia per il Quirinale ha visto i partiti «deboli e divisi». La democrazia della rappresentanza è in crisi, va ricostruita dalle fondamenta. Anche per questo serve una legge elettorale proporzionale: «Il Rosatellum è una camicia di forza per tutti, spero che il Parlamento si metta subito al lavoro». Speranza guida un piccolo partito, eppure ritiene di aver svolto una «funzione sostanziale» a sostegno di Mattarella: «Avere ancora lui al Quirinale e Draghi a Chigi è una garanzia per tutti anche a livello internazionale, è la fotografia di un Paese che ha grande forza e credibilità». Il bis non è una sconfitta bruciante per la politica? «No, è una sconfitta per chi voleva imporre altre soluzioni, come eleggere un presidente di parte con una manciata di voti in più. Sul Quirinale serve unire, non dividere». Teme che Salvini strapperà per andare al voto? «Non so cosa abbia in mente. Gli italiani chiedono serietà e risposte ai problemi, non la solita campagna elettorale 24 ore al giorno». E se Conte è parso oscillare, cercare accordi con Salvini e contro Letta, il ministro dice di essersi speso per tenere insieme Pd e M5S e assicura di aver visto «sintonia» nei passaggi cruciali: «Abbiamo fatto un lavoro importante, credo molto nell’esigenza di tenere unita l’area progressista».