Speranza: al congresso dem ci saremo se si costruirà una cosa nuova

Politica e Primo piano

Intervista a Il Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

Per Roberto Speranza si avvicina il passaggio di consegne dopo tre anni al ministero della Salute, durante i quali è stato bersaglio in Parlamento dalla destra no green pass. Una «missione» per il segretario di Articolo Uno finisce e un’altra, dopo la batosta del voto, comincia: «Il percorso costituente per dare al Paese una sinistra nuova».

II Covid rialza la testa, che inverno ci aspetta?

«La sfida non è vinta. C’è bisogno ancora di un atteggiamento di grande attenzione e va dato vigore alla nuova fase della campagna vaccinale. La raccomandazione a tutti gli over 60 è di prenotare subito la dose di richiamo con i nuovi vaccini aggiornati».

Con Conte e Draghi lei ha tenuto la linea del rigore contro il Covid. Qual è il suo passaggio di consegne a una destra in larga parte contraria all’obbligo vaccinale?

«Lasciamo un campagna di vaccinazione che ci vede tra i primi Paesi nel mondo, sia per il ciclo primario che per la terza dose. Ora bisogna dare forte impulso alla quarta e su questo credo dovrà impegnarsi il nuovo governo».

Giorgia Meloni ha preso voti tra i no vax e definito il suo «un modello cinese da apprendisti stregoni». La destra saprà contenere la pandemia?

«Il nostro modello ha messo al centro la difesa della vita delle persone e la centralità dell’evidenza scientifica. Da questa destra io ho ricevuto solo fango e invettive, eppure ricambierò sempre con disponibilità e serietà. Meloni dovrebbe sapere che la campagna elettorale è finita, ora devono occuparsi dei problemi reali del Paese e non della becera propaganda».

Per la Salute si fanno i nomi di Ronzulli, Moratti, Zangrillo… Lei chi sceglierebbe come successore?

«Da ministro uscente non commento il totonomi. Ho sempre detto che sulla salute e sulla pandemia non bisogna dividersi e, a differenza di quanto fatto dalla destra, io continuerò a tenere questo atteggiamento».

Come spiega la vittoria della destra?

«Un elettore su tre non ha votato, l’astensione segnala una rottura tra popolo e politica che è il primo problema di tutti. Poi, questa legge elettorale ha trasformato una minoranza nel Paese in una grande maggioranza parlamentare».

Chi ha sbagliato di più tra Letta, Conte e Calenda?

«Ho sostenuto Letta. Abbiamo pagato il fatto che le forze che governavano insieme nel Conte II sono andate divise in tre proposte diverse, come se ci fosse una legge proporzionale».

Come incollare i cocci? E al congresso sosterrete la sinistra di Orlando, Zingaretti, Bettini, Provenzano?

«Se sarà un percorso costituente serio noi ci saremo, ma il modo peggiore di affrontare una rifondazione è partire dal gioco delle figurine. Chi pensa di affrontare questo passaggio difficile con una semplice conta ai gazebo non ha capito la portata del problema».

È un no alle primarie?

«Di corse ai gazebo ne abbiamo fatte tante, ma nelle urne i voti sono stati sempre meno. Se mettiamo in discussione nome, simbolo e modello, giusto anche discutere se i gazebo siano la via giusta per scegliere il segretario».

Bindi, De Masi, Lerner e altri lanciano un appello al Pd e al M5S per un cantiere comune. È la via giusta?

«Con Bersani e altri abbiamo chiesto per primi il coraggio di costruire qualcosa di nuovo, per la difficoltà del centrosinistra di uscire fuori dall’ambito ristretto della rappresentanza sociale di benestanti e bene istruiti».

Letta non è riuscito a portare il Pd fuori dalle ztl?

«Nella lettera di Letta ci sono parole che vanno nella direzione giusta. Congresso costituente? Io dico sì, se è un percorso profondo, che rimetta in discussione l’identità, fino al nome e al simbolo».

Che anima dovrà avere il nuovo campo largo?

«La questione sociale, la difesa di scuola e sanità pubblica, il no all’autonomia differenziata che spacca l’Italia. La pandemia e la crisi economica hanno accresciuto le diseguaglianze, generando una domanda di protezione che la destra ha saputo strumentalmente interpretare».

Arriverete a una lista unitaria col M5S, come avvenne tra Ds e Margherita sulla spinta di Prodi e Veltroni?

«Vedo un percorso in due tempi. Dobbiamo prima ricostruire il partito perno dell’alternativa, poi ricominciare a discutere con tutti coloro che vogliono impedire alla destra di portarci indietro su lavoro, ambiente e diritti».

Anche lei pensa a Conte leader dei progressisti?

«La prima forza progressista siamo noi. Ma è un bene che i 5 Stelle abbiano scelto in maniera più compiuta la collocazione dentro questo campo. L’alternativa dobbiamo costruirla anche con loro. Non dimentichiamo che con Conte e il Terzo polo abbiamo già governato insieme».

Quanto può durare il governo Meloni?

«Dopo aver scatenato la guerra tra ultimi e penultimi hanno preso i voti delle periferie, ma misure come la fiat tax aiutano i più forti. Questa contraddizione emergerà e noi dovremo essere pronti».