Sicilia, Lombardia e progetto nazionale. Più contenuti, meno tatticismi

Politica e Primo piano

di Simone Oggionni

da Huffingtonpost

In questi giorni hanno trovato spazio sui giornali due notizie che mi paiono clamorose. La prima è che l’Italia è il paese d’Europa in cui si va in pensione più tardi (e uno di quelli in cui – fatto già noto – si lavora di più, anche come media oraria settimanale). La seconda è che per i grandi colossi del web, da Facebook ad Amazon, siamo ormai quasi un paradiso fiscale, se è vero che riescono a eludere ogni anno miliardi di euro di tasse, al punto che un’impresa media italiana versa all’erario più di quanto non facciano tutti loro messi insieme.

Cosa deve fare una forza di sinistra autonoma dal punto di vista culturale, capace di una visione del mondo critica, profonda, non subalterna e che nutra contestualmente l’ambizione a governare e non soltanto a testimoniare? Dire alcune cose molto semplici e trasformarle in progetti di legge. Da una parte mettere mano al sistema pensionistico, diminuendo l’età pensionabile, alzando le pensioni minime e diminuendo quelle d’oro. Dall’altra impegnarsi per il recupero dell’elusione fiscale dei furbetti del computerino, con una tassazione almeno pari a quella che paga l’impresa in carne e ossa, mettendo in campo – se possibile – un piano analogo a livello europeo. Obiettivo, questo, che deve essere parte di una vera e propria riforma fiscale, che ruoti intorno alla progressività (principio vincolante contenuto nella Costituzione) e all’idea di aumentare le aliquote dei redditi da capitale avvicinandole a quelle dei redditi da lavoro, contrastando al fondo il concetto – intollerabile per un paese democratico – per il quale è più conveniente la speculazione finanziaria rispetto all’investimento in attività produttive.

 A me pare che queste cose – oltre a essere oggettivamente cruciali – possano interessare i cittadini e gli elettori ben più del gossip quotidiano dai corridoi di Montecitorio, del balletto dei nomi, degli abbracci, del commento sulle telefonate e gli incontri segreti. Ed è per il fatto che mettiamo davanti i contenuti rispetto al posizionamento e al tatticismo che possiamo rivendicare con linearità e coerenza quel che stiamo facendo in due delle Regioni più importanti d’Italia: la Sicilia, che andrà al voto a novembre, e la Lombardia, nella quale si voterà insieme alle elezioni politiche.

Perché le nostre scelte in Sicilia e in Lombardia, tra loro apparentemente divergenti, ci dicono invece la stessa cosa. Che quando il centrosinistra cambia natura e si trasforma in centrodestra, imbarcando Alfano e pezzi di potere di dubbia moralità, Mdp non è disponibile. E mette in campo di conseguenza, con la candidatura di Claudio Fava, un’esperienza elettorale e politica non solo autonoma ma anche radicalmente alternativa, insieme a tutta la sinistra a sinistra del Pd. Del resto, il fatto che la prima uscita elettorale del candidato di Renzi e Alfano in Sicilia, Fabrizio Micari, sia stata fatta nello studio privato di Mario Ciancio, editore catanese rinviato a giudizio per concorso in associazione mafiosa, racconta tutta la distanza tra noi e quell’operazione politica.

Allo stesso tempo, quando invece – come in Lombardia – il centrosinistra trova regole condivise per scegliere la guida (le elezioni primarie, per esempio) e un programma di discontinuità nel quale la sinistra possa avere cittadinanza, e quando il Partito democratico costruisce muri alla sua destra e ponti alla sua sinistra (non soltanto verso noi, ma anche verso Sinistra italiana e Possibile), Mdp c’è. E punta a catalizzare su di sé un doppio voto utile: per battere dopo 25 anni le destre lombarde e per vincolare a sinistra la coalizione e il candidato che vincerà le primarie.

Né arresi né marginali. Né subalterni né minoritari. Questa dovrà essere anche la fisionomia del soggetto nazionale che costruiremo e che metteremo in campo in vista delle elezioni politiche del 2018. Non la somma arcobaleno delle piccole sigle, non la stampella sinistra di Matteo Renzi. Un soggetto politico-elettorale coerente, radicale, disponibile all’indomani del voto a riaprire, in Parlamento e nel paese, la partita per il governo sulla base di un programma di cambiamento.

Certo, servirà un Pd nazionale più simile a quello lombardo e meno simile a quello siciliano. Un Pd non a guida Renzi, ovviamente (non soltanto per il nome del leader, ma nella sostanza delle cose che dirà). E poi serviranno i voti, la massa critica, la forza elettorale.

Abbiamo imparato che questi non vengono se il profilo non è chiaro. Se si rimane impantanati nella tattica e non si guarda oltre il proprio naso. Oltre il nostro naso c’è l’interesse dei cittadini siciliani, di quelli lombardi. Di quelli di tutto il paese. Che vogliamo affrontare facendoci guidare dai programmi, dalle urgenze di un paese che merita molto, molto di più.