Scotto: tassare gli extraprofitti non è populismo, ora web e farmaci

Politica e Primo piano

Intervista a Il Fatto Quotidiano

di Francesco Ferasin

“La norma sugli extraprofitti è stata fatta male e annunciata peggio, ma andava fatta”. Le critiche di populismo? “Abbastanza discutibili”. Il deputato dem Arturo Scotto si mantiene cauto sulle lodi al governo Meloni per la tassazione degli extraprofitti bancari. Ma non la definisce certo “marketing politico”, come invece ha liquidato la norma Irene Tinagli in un’intervista apparsa ieri sulla Stampa. L’eurodeputata dem aveva lanciato l’allarme: “Con misure di questo tipo si rischia di generare incertezza tra gli investitori in titoli bancari che possono decidere o di disinvestire o far pagare un costo maggiore per i loro investimenti”.
Onorevole, condivide la visione liberai di Tinagli?
Che la norma sia stata fatta male, e comunicata peggio, su questo non c’è dubbio. Che ci fosse la necessità di intervenire lì, l’ha detto anche Carlo Messina, amministratore delegato di Banca Intesa, non più tardi di due mesi fa. Nel primo trimestre del 2023, le banche hanno accumulato extraprofitti per 15 miliardi a fronte dell’aumento di tassi della Bce di quattro punti, senza redistribuirli.
Dunque era giusto tassarli, pare di capire.

Parliamo di cifre importanti. Questa scelta l’avevamo invocata nei confronti del governo con una mozione parlamentare a prima firma di Andrea Orlando. Non ci stupiamo. Questo è il governo del taglio al Reddito di cittadinanza e il no al salario minimo, ma penso che quei sta misura non sia qualcosa da demonizzare. Vedo già molte marce indietro e annunci di emendamenti che la modificheranno ulteriormente da parte di pezzi della stessa maggioranza. Il punto è che bisognerebbe intervenire chirurgicamente non soltanto sugli extraprofitti bancari.
Dove, ad esempio?

I giganti del web e della farmaceutica non sono stati nemmeno lambiti. E poi calcoliamo sempre che non stiamo parliamo di profitti, ma di extraprofitti. La retorica di questi giorni, sul populismo, mi sembra abbastanza discutibile. Parliamo di interventi richiesti dagli stessi operatori come Messina e il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, qualche mese fa. Però è un intervento molto limitato.
Crede anche lei che tassando gli extraprofitti poi i costi verranno subiti dai risparmiatori?

È sempre la solita storia. Se si ragiona così, rimane tutto fermo. Come dire: se alzo il salario minimo, aumenta il lavoro nero, oppure i lavoratori vengono licenziati. È un approccio sbagliato.
Cosa bisogna aggiustare quindi?

Servono maggiori controlli. Serve soprattutto un governo autorevole, che parli con gli operatori e sappia gestire questi passaggi. Purtroppo questa autorevolezza non c’è. Facendo così accade che in una giornata si bruciano 9 miliardi di euro in Borsa.