Scotto: sì al De Luca 2, via i candidati incompatibili col centrosinistra

Politica e Primo piano

Pubblicato su Repubblica Napoli

di Conchita Sannino

“Le candidature che sentiamo avanzare in alcune liste del centrosinistra sono incompatibili con noi. Non possiamo non partire da questo nel nostro dialogo con il presidente De Luca”. Arturo Scotto, coordinatore nazionale ed ex deputato di Articolo Uno, riconosce che “ci sono battaglie da fare dall’interno”, ma rivendica la scelta di sedere nella coalizione, “come partito che è al governo del Paese, con il ministro Speranza”.

Arturo Scotto, davvero non sospettavate che il campo che si prepara al De Luca bis sarebbe stato ancora più largo e “inclusivo”?

Voglio essere laico. Non mi spaventa Mastella, non mi preoccupa il confronto con i moderati. Hanno governato con il Pd e con Rifondazione. Abbiamo visioni diverse che tali resteranno, ma si può trovare una sintesi. Più difficile è viaggiare con quel personale politico, quegli esponenti di partiti avversi che sono stati protagonisti delle fasi più buie della Campania. Stagioni fatte di commistioni, distruzione dell’ambiente, inquinamento di enti locali.

Quali nomi creano imbarazzo? Quelli di Fi, Flora Beneduce, Paola Raia, del figlio del sindaco di Melito Cosimo Amente?

Mi preoccupa il sottobosco, al di là dei nomi. A parte la circostanza oggettiva che sulla consigliera Beneduce. credo ci sia un’indagine non ancora risolta per voto di scambio, e il fatto di essere di nuovo citata come destinataria di voti comprati dopo il blitz sui Cesaro. Presunzione di innocenza per chiunque. Ma, senza personalizzare: è un humus che non c’entra con noi. A questo proposito: andrò a Sant’Antimo insieme con il Pd, vi è stata una desertificazione della politica, dobbiamo ricostruire dalle fondamenta.

Senza personalizzare, ma se De Luca cinque anni fa inserì cosentiniani e forzisti nelle liste, perché dovrebbe astenersi oggi che è più forte?

Sarò più chiaro. Noi non abbiamo deciso di sposarci De Luca. Voglio ricordare che noi abbiamo votato la fiducia a un uomo che si chiama Conte, che meno di un anno fa aveva nel suo esecutivo un certo Matteo Salvini: i gialloverdi furono quelli dei decreti sicurezza e di tanto altro. Oggi il governo giallorosso blocca i licenziamenti, mette 6 miliardi sulla sanità pubblica dopo decenni di tagli lineari, contratta in Europa il Recovery Fund, aumenta le risorse per gli ammortizzatori sociali, riparla di politiche industriali. C’è stato un Conte Uno. E c’è il Conte Due con tutta la sinistra al governo…

Auspicate la conversione. Via il De Luca Uno, benvenuto al De Luca Due. 

In politica accade. Io non ho votato De Luca cinque anni fa: era impraticabile. Ho votato Salvatore Vozza e lo rivendico, difatti eravamo soli. Oggi diciamo: niente veti, discutiamo unitariamente e proviamo a rappresentare un pezzo del mondo progressista che vuole governare questo passaggio. E per immaginare un percorso comune, mettiamo al centro la discontinuità.

Cosa significa, concretamente?

Da un lato, riconoscere a De Luca che ha retto bene l’emergenza Covid: un dato con cui bisogna fare i conti, ha stabilito una connessione sentimentale con il popolo anche se avrei evitato toni paternalistici e show muscolari. Dall’altro, porre come obiettivi: il rafforzamento della sanità pubblica, il rigore nelle nomine sottratte alle sottocorrenti e ai consulenti, l’investimento su ricerca e formazione, la conversione ecologica.

C’è chi ha criticato il neo senatore Ruotolo per l’avvicinamento a De Luca. 

Invece io dico: giù le mani da Ruotolo. Non capisco perché si debbano scaricare su di lui contraddizioni e problemi che sono antichi e che riguardano la storia lunga e travagliata del centrosinistra a Napoli. Come senatore sta lavorando bene, preserviamo l’unità che rappresenta.

Molti giudicano velleitario il tentativo di trasformare la rodata macchina del potere, di Pd e altro. 

Vediamo. Misureremo De Luca non con i like e i tweet. Lo misureremo sui temi della filiera industriale, sul patto con i sindacati, ma soprattutto sulla enorme sfida che attende il Sud dopo il Covid: la lotta alle diseguaglianze, già diffuse e ormai divampate. Sono diseguaglianze non solo sociali, ma economiche, tra territori, digitali.

Il familismo che impera ai piani alti della Regione, i figli dei big piazzati nelle istituzioni, non sono un brutto esempio per la lotta alle disuguaglianze?

Sono d’accordo. Difatti è un problema, dal mio punto di vista.

Però lei ci crede, al De Luca 2. 

Voglio crederci. Perché ho fiducia nella potenza della politica. Che è più forte della schiera dei cortigiani.