Scotto: sì a Letta ma agenda sia socialista e green non quella di Draghi

Politica e Primo piano

Intervista a Adnkronos

di Giuseppe Greco

La lista Democratici e progressisti annunciata da Enrico Letta “è un segnale” nell’ambito di una discussione “che era già avviata da tempo”. Ma “il punto è costruire una proposta programmatica forte e un impianto visibile di discontinuità”. Arturo Scotto, coordinatore di Articolo Uno, raccoglie l’invito del Pd in vista del voto del 25 settembre e all’Adnkronos sottolinea: “Bisogna partire dall’identità delle operazioni politiche e l’identità dei Democratici e progressisti deve avere una agenda socialista e ecologista”.

Come ‘piattaforma’ dei progressisti, anche dentro il Pd, si parla dell’agenda Draghi, che ne pensa?

“Questa discussione sull’agenda Draghi mi pare molto scolastica. Non può esistere una agenda Draghi visto che il governo Draghi nasce senza formula politica. E in campagna elettorale non puoi presentarti senza formula politica, sei invisibile”, sottolinea Scotto.

Come giudica il dibattito sulle alleanze?

“Sono molto cauto. In una  coalizione progressista fa fatica a starci chi sostiene la transizione verso il nucleare. Così come mi sembra impossibile stare in coalizione con chi raccoglie firme contro reddito di cittadinanza e fa campagna contro i poveri”, dice il dirigente del partito di Roberto Speranza.

Proprio proposito delle alleanze, però, Scotto sottolinea: “Il nodo per me è qual è lo schema più efficace per evitare che la destra faccia cappotto, prenda 2/3 seggi uninominali e magari cambi da sola la Costituzione in senso presidenzialista. Su questo un supplemento di riflessione ci vuole, bisogna studiare i meccanismi. Dire ‘mai più alleanza’ in politica dovrebbe essere un tabù”.

Il supplemento di riflessione ci vuole anche con il M5s?

“Dopo l’errore  grave di aver fatto cadere il governo Draghi e diventare strumento dell’estrema destra, un accordo tecnico può darsi sia una strada percorribile, un tentativo va esperito. Ma il nodo non è tanto questo, piuttosto il fatto che la lista Democratici e progressisti debba avere un impianto chiaro per la questione sociale, che non è monopolio del M5s”, replica l’esponente di Articolo Uno.

È corretto dire che il candidato premier per i progressisti debba essere Letta?

“Su questo ha risposto lo stesso Letta: decideremo tutti insieme una volta costruita la lista. Ma è evidente che il fratello maggiore ha una parola in più”, dice Scotto.