Intervista a Il Fatto quotidiano
di Tommaso Rodano
Scotto, lei si fida delle parole di Meloni sul salario minimo?
Sarei cauto a parlare di apertura, più che altro mi pare una frase pronunciata ai suoi a mezza bocca. Non vedo proposte concrete che mettano in discussione la strategia che la destra ha avuto fino ad oggi. Sarebbe un fatto positivo, ma allora ne diano prova tangibile: ritirino l’emendamento soppressivo della nostra proposta di salario minimo in commissione Lavoro. Se sono in grado, saltino il passaggio in commissione e se ne discuta in aula, alla luce del sole.
La destra vuole buttare la palla in tribuna e aspettare almeno fino a settembre?
Abbiamo avuto 4 mesi di lavoro comune in commissione, ascoltando in audizione i sindacati, le associazioni, Inps, Istat, le grandi agenzie pubbliche di questo Paese. Chi governa ha avuto tutto il tempo per poter riflettere e avanzare una proposta, invece si sono limitati a demolire la nostra. Sul salario, tre settimane fa, le opposizioni si sono mosse tutte insieme (o quasi) per la prima volta, questo li ha presi in contropiede.
Su quali aspetti della vostra proposta sareste disponibili a mediare con Meloni?
Finora abbiamo solo ascoltato anatemi contro il salario minimo. Alcuni ridicoli, come quelli del ministro degli esteri Tajani, che ha parlato di Unione Sovietica. Probabilmente pensa che la Merkel, che l’ha aumentato a 12 euro l’ora, sia una pericolosa bolscevica. La destra deve rispondere: pensa sia necessario un salario minimo legale oppure no? La verità è che loro immaginano un Paese che competa sul terreno dei salari bassi e della contrazione dei diritti dei lavoratori. Ci rispondano nel merito. Al momento l’unico segnale che hanno dato è l’emendamento soppressivo. Uno schiaffo non all’opposizione, ma a 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri e 5 milioni di lavoratori vulnerabili.
È un caso che nel retroscena Meloni citi come interlocutore solo Calenda?
Io penso che l’opposizione si sia mossa all’unisono ed è la nostra arma più forte in queste ore. Abbiamo sostenuto tutti le stesse e identiche condizioni. Io stesso ho proposto, e sono stati tutti d’accordo, che non si facesse il passaggio in commissione martedì, evitando lo sfregio dell’emendamento soppressivo. Lo abbiamo bloccato insieme per due giorni, mentre la maggioranza pensava di chiudere la partita in 20 minuti. Ora dico: saltiamo la commissione, diamo un mandato neutro, tecnico, al relatore e andiamo il 28 luglio in aula per un dibattito pubblico alla luce del sole, davanti al Paese. Loro invece vogliono rinviare tutto a settembre. Per la prima volta, dopo tanto tempo, la destra è all’inseguimento dell’opposizione.
Perché non avete fatto questa legge quando eravate in maggioranza?
Durante il Conte 2 il tema era maturo, dopo la pandemia, ma l’esecutivo fu fatto cadere da Renzi (che guarda caso non firma la nostra proposta). Anche quando cadde Draghi, il ministro Orlando aveva convocato un tavolo sul salario minimo con i sindacati. In quella maggioranza però c’erano Forza Italia e Lega che erano esplicitamente contrarie.