Intervista a Il Corriere della Sera
di Adriana Logroscino
Onorevole Arturo Scotto (Pd), sul salario minimo è passato il rinvio.
«La cronaca di una fuga annunciata della destra che a una proposta unitaria delle opposizioni, replica prima con un quaderno degli appunti vuoto, esibito da Meloni in agosto, poi con una sospensione di due mesi e infine con un rinvio sine die».
E voi replicate disertando i lavori di commissione: vi accusano di aver voluto anticipare il weekend.
«Accuse ridicole. Siamo intervenuti in commissione per un’ora di fila. La maggioranza ha tirato dritto senza risponderci, quando abbiamo abbandonato hanno chiuso la seduta».
Perché siete andati via?
«Una scelta politica. Dopo il rinvio, passato con soli 21 voti di scarto, segno che il dissenso sul no al salario minimo è entrato in casa della destra, chiedevamo l’immediata ricalendarizzazione della legge. Se il governo si nasconde dietro al Cnel, ascoltiamo subito il presidente Brunetta. Dopo 10 mesi, una richiesta legittima».
C’è ancora margine per un’intesa che salvi il salario minimo?
«La destra ha rivelato la natura truffaldina e vigliacca della sua operazione: la melina è una truffa, vigliacco è rinviare un tema così decisivo per tre milioni e mezzo di lavoratori poveri».