Intervista a Il Fatto quotidiano
di Giacomo Salvini
È stata l’ennesima giornata di passione nel Pd. Di buon mattino l’ex candidato governatore nel Lazio Alessio D’Amato si dimette dall’assemblea nazionale (andrà con Renzi e Calenda) dopo le parole di Grillo alla manifestazione di sabato sulle “brigate di cittadinanza”. Ieri il fondatore M5S ha risposto indossando provocatoriamente un passamontagna. Ma il vero obiettivo dentro il Pd resta Elly Schlein che oggi dovrà affrontare l’assalto della corrente “renziana” in direzione. La pensa così anche Arturo Scotto, ex coordinatore di Articolo Uno e oggi capogruppo Pd in commissione Lavoro.
Onorevole Scotto, l’ala dei “riformisti” nel Pd accusa Schlein di essere andata in piazza con Conte e Grillo.
La segretaria Schlein ha fatto benissimo ad andare perché là dove c’è una piazza che manifesta contro la precarietà, il Pd deve esserci. Poi la leader del principale partito dell’opposizione fa il suo mestiere: prova ad unire l’alternativa al governo Meloni. Così ha fatto un gesto di vicinanza e amicizia a un alleato come il M5S, a meno che non pensiamo di tenerci Meloni per altri vent’anni.
D’Amato se n’è andato e parla di “errore politico”. Cosa ne pensa?
Non capisco e non condivido la sua scelta.
Perché?
Perché il presidente del M5S è Conte ed è lui il nostro interlocutore. Non Grillo che fa Grillo. Tra l’altro quella di Beppe era una metafora, che deve farci aprire una riflessione: il reddito non come concessione di un sussidio dall’alto ma diritto universale davanti all’irruzione dell’intelligenza artificiale. Il tema esiste eccome.
Perché quindi la minoranza protesta?
Premessa: a febbraio si è tenuto un congresso in cui ha vinto una linea politica che chiudeva la stagione della vocazione maggioritaria del Pd. Ora nel campo del centrosinistra c’è una pluralità di offerte politiche e si deve costruire un’alleanza larga. Invece c’è una parte del Pd secondo cui basta un’alleanza con quel Terzo Polo che è andato in frantumi per costruire un’alternativa alla destra. Renzi dà lezioni a Schlein, ma in Molise va con la destra. Invece bisogna costruire un campo largo con i 5S, a partire dai temi come il salario minimo. Su questo nel partito non siamo d’accordo e la vicenda di Grillo è solo un pretesto. Il nodo è politico e va affrontato. Aggiungo una cosa…
Prego.
Quelli che criticano Schlein per la piazza di sabato si dicono “riformisti”, ma riformismo significa dare potere a chi non ce l’ha e limitarlo a chi ne ha troppo. O no?
I “riformisti” dem attaccano Schlein per essere andata in piazza con Conte per le posizioni del M5S sulla guerra. Lei ha votato contro il nuovo invio di armi, cosa dice al riguardo?
Viene criticato il discorso di Moni Ovadia che era in piazza come ospite ma Schlein non ha mai messo in discussione il sostegno alla resistenza ucraina. E lo dice uno come me che pensa che bisogna fermare l’escalation sulle armi. Per alcuni i pacifisti non dovrebbero avere cittadinanza dentro il Pd e dentro la coalizione.
Sulla giustizia Pd è diviso: Schlein è contraria alla riforma Nordio, i sindaci sono d’accordo sull’abolizione dell’abuso d’ufficio. Qual è la posizione del partito?
Lo dico con una battuta: persino Meloni frena il berlusconismo senile di Nordio, non vorrei che a difendere il ministro restassimo solo noi.
Si aspetta un assalto alla segretaria domani (oggi, ndr) in direzione?
Domani (oggi, ndr) mi aspetto un confronto vero, perché è meglio farlo in direzione che sui giornali. C’è un lavorio di logoramento nei confronti di Schlein che sta sconcertando il nostro elettorato. È un vecchio vizio: costruire una dialettica politica basata sui pregiudizi.