Scotto: il Pd perde quando fa la guerra alla sinistra. E vince la destra

Politica e Primo piano

Intervista a La Stampa

di Alessandro Di Matteo

Arturo Scotto, Mdp, le amministrative non vanno bene per il Pd ma nemmeno per chi è a sinistra di Renzi…

«Intanto vorrei dire una cosa sull’astensione: ormai metà degli elettori non vota più nemmeno per il proprio sindaco. Ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza democratica, una sconfitta per tutti ma che pesa soprattutto per il campo della sinistra e del centrosinistra. Complessivamente c’è il centrodestra in campo: torna ad avere un radicamento nel territorio e sembra l’unico in grado, oggi, di vincere le elezioni politiche. Avevamo detto nel corso degli ultimi mesi che bisognava guardare di là, al consolidamento di una destra aggressiva e protezionista, mentre il principale problema che sembrava affliggere il capo del Pd era come fare fuori la sua sinistra. Un bel risultato».

Tutta colpa di Renzi? Ma il centrosinistra perde anche a Genova, nonostante si sia presentato unito e con un candidato tutt’altro che renziano e dove il sindaco uscente viene da sinistra…

«La sconfitta a Genova è paragonabile alla sconfitta di Bologna di 15 anni fa. La sconfitta di Crivello va inserita in un flusso che portò due anni fa il centrosinistra a crollare con la Paita, e quest’anno il Pd a prendere meno del 20% al primo turno, mentre le liste civiche del candidato sindaco arrivano al 14%. Il Pd è un partito in profonda crisi in una regione dove prendeva percentuali tosco-emiliane. Il fatto è che pesa un giudizio nazionale, gli elettori sono molto critici rispetto a questi anni di governo. Se ti presenti alle amministrative dicendo viva il Jobs Act e la Buona scuola… Senza una svolta progressista il centrosinistra non ce la fa».

Non peserà anche la rissa continua? Voi non volete Renzi, Sinistra italiana e Montanari-Falcone non vogliono Pisapia e gli ex Pd. Prodi dice che ci sono troppi rancori personali…

«Il tema non è la rissa, ci sono divergenze politiche strategiche probabilmente insormontabili. Noi pensiamo che il tema non siano i rapporti personali a sinistra, ma una diversa idea del governo dell’economia. Renzi è ancora intrappolato in una visione subalterna al mercato, noi pensiamo che sia il tempo della solidarietà e della redistribuzione. Sabato primo luglio lanciamo una proposta larga al Paese. Non una sinistra che si chiude, ma una sinistra che vuole fino in fondo misurarsi con la sfida del governo insieme a Giuliano Pisapia e a tanti altri. Siamo autonomi e alternativi a questo Pd. Sarà una piazza aperta a tutti, anche a quelli che a sinistra considerano impossibile un centrosinistra nuovo e alternativo. E Pisapia avrà la funzione del federatore».