Arturo Scotto

Scotto: Napoli città autonoma? Da De Magistris solo velleitarismo e folklore

Politica e Primo piano

Intervista al Mattino

di Adolfo Pappalardo

«Sono stato un sostenitore di una legge speciale per Napoli ma invocare l’autonomia in questo modo mi sembra velleitario e folkloristico», dice Arturo Scotto, ex capogruppo di Sel alla Camera e tra i fondatori di Articolo Uno riferendosi al progetto di autonomia del sindaco De Magistris.

Il sindaco sta conducendo una battaglia in solitaria contro l’autonomia differenziata.

«È inutile che Di Maio indossi il gilet giallo se condanna un bambino di Napoli o di Bari ad avere una scuola di serie B con insegnanti pagati 200 euro in meno e livelli essenziali di prestazione non garantiti. Il Nord, insomma, pretende il residuo fiscale, ovvero trattenere 9/10 delle tasse spaccando il Paese. La Lega dice prima gli italiani ma quando si tratta di soldi viene sempre prima il Nord».

Ma per contrastare questo disegno cosa dovrebbe fare il sindaco?

«Un’opposizione senza sconti, unitaria e trasversale. E il consiglio comunale ha fatto bene a respingere all’unanimità questo disegno con un odg ma sarebbe folle frantumare questo fronte unico contro l’autonomia differenziata. Non sono contro una discussione sul decentramento ma invocare in questo momento un referendum sull’autonomia di Napoli è un errore politico. Occorre invece che Napoli assieme ad altre città del Sud guidi un fronte unico. Un fronte unico in cui le istituzioni, Regione e Comune, devono discutere tra di loro perché questa emergenza viene prima delle rispettive differenze e degli orientamenti politici. Credo che in questo momento sbagli anche il governatore De Luca ad aprire ad un tavolo sulle autonomie con i carnefici del Sud: è come mettersi in trappola da solo. Eviterei quindi la corsa a chi è più populista dell’altro e mi concentrerei per costruire un’alleanza vera per respingere questo disegno».

Ci sono anche le colpe della sinistra in questa autonomia invocata dalla Lega.

«C’è stato un certo cedimento del centrosinistra alle della secessione dei ricchi. Ed è stato un boomerang. Dal Titolo V e poi con Gentiloni che ha aperto un tavolo con le tre regioni».

Cosa servirebbe?

«Sicuramente non De Magistris che parla di moneta autonoma».

Non è che il sindaco si stia giocando solo una partita personale per le Europee? D’altronde lui vuole presentare una lista.

«Per il voto di maggio ci sono due risposte che rischiano di essere sbagliate: il listone di Calenda che mette insieme l’establishment contro i barbari alle porte e l’estrema sinistra che gioca con l’euroscetticismo. Serve invece costruire un campo dell’alternativa di ispirazione socialista ed ecologista».

Nel secondo caso si riferisce al sindaco?

«Mi pare che De Magistris anteponga la leadership al progetto ed io credo sia ormai finita la stagione dei personalismi. Serve invece un’alternativa unitaria. Anche se io, francamente, ancora non ho capito a cosa punti il sindaco: se alle Europee, alle Regionali o alle Politiche. Sia chiaro che il problema è lo stesso di De Luca: in questa battaglia contro l’autonomia vedo in loro due più un protagonismo personale che la risposta a un bisogno collettivo».

Per ora è alla ricerca di un movimento che si presenti al voto. Ma con lui ci sarebbe solo Potere al Popolo.

«Non saprei ma mi colpisce la critica di Potere al Popolo contro la manifestazione nazionale dei sindacati del 9 febbraio che è stata la prima dopo molto tempo. È una cosa ridicola».

Intanto i grillini…

«Hanno venduto l’anima ma non sottovalutiamoli. Vedremo con l’impatto del reddito sul Sud che non è la risposta ma una risposta. I grillini hanno perso la potenza travolgente del voto di opinione del 4 marzo ma potrebbero stabilizzarsi in un blocco sociale di riferimento che li trasformi in un medio partito di sistema attorno alla spesa pubblica».