Pubblicato su Il Fatto quotidiano
di Arturo Scotto
Caro Gad, Panzeri non è sicuramente un passante nella vicenda politica di Articolo Uno. Non lo può essere perché fu tra quei deputati europei che quando nacque la nostra avventura politica si iscrisse immediatamente al nostro movimento e partecipò alle principali iniziative che lo hanno contraddistinto, soprattutto nella fase di avvio.
Dunque, nessun silenzio imbarazzato, ma semplicemente stupore e rabbia, sconcerto e incazzatura per una vicenda giudiziaria che rappresenta il tradimento della nostra vicenda politica collettiva.
Panzeri non aveva più incarichi istituzionali né operativi da un anno e mezzo, non svolgeva più la funzione di responsabile Esteri di Articolo Uno ed era molto impegnato nel lavoro della Fondazione “Fight impunity” con la quale non abbiamo mai avuto alcun rapporto.
Nel tuo commento di ieri parli ironicamente della “ditta” estendendone il significato politico a qualcosa che ha a che fare con una certa tendenza a mescolare l’attività istituzionale con gli affari. La “ditta” – come sai bene – è termine allegorico con cui Bersani chiamava il Pd, non una corrente organizzata. Piuttosto un’idea di lealtà e di appartenenza a una comunità politica, dove innanzitutto contano la fatica e il sacrificio.
Per questo siamo felici. di invitarti a visitare i 50 metri quadri in cui la nostra organizzazione prova a svolgere la sua funzione a Roma così come le altre sedi in giro per il territorio nazionale, Milano compresa, dove la Federazione di Articolo Uno è in piazzale Segesta in via Monreale 19, non proprio nel salotto buono della città.
Viviamo delle tessere dei nostri iscritti, del 2 per mille e dei contributi degli eletti a diversi livelli. Non abbiamo mai preso un euro dalle lobby o dalle imprese perché per noi l’autonomia della politica è l’antidoto principale all’emergere della questione morale, figuriamoci se abbiamo un dubbio tra gli emiri miliardari e i diritti dei lavoratori.
Siccome anche tu vieni da un percorso di militanza, non ti sfuggirà quanto sia difficile mandare avanti un piccolo partito contando uno a uno i soldi per stampare un volantino, per attaccare un manifesto, per affittare una sala per un convegno e così via: dunque, i primi a sentirsi parte lesa sull’affaire Qatar siamo proprio noi e lo ribadiremo in qualsiasi sede.
Caro Gad, non dobbiamo curare alcuna malattia senile perché non ne siamo mai stati affetti. Se proprio vale il termine “ditta”, mi limito a dire che il suo capitale sociale è rappresentato da un patrimonio di valori e di persone che rivendica coerenza e pretende rispetto.