Scotto: il reddito va votato, ma finanziamolo con la patrimoniale

Politica e Primo piano

Intervista al Fatto Quotidiano

di Gianluca Roselli

Il reddito di cittadinanza è una misura importante che però va accompagnata da misure di giustizia fiscale e da politiche economiche di contrasto al lavoro povero. Faremo le nostre proposte migliorative, ma se io fossi in Parlamento voterei sì. Ed è questo l’orientamento dei parlamentari di Mdp”. Ex Ds ed ex Sel, Arturo Scotto fa parte della direzione nazionale di Articolo Uno, forza politica nata con i fuoriusciti dal Pd e da Si. Proprio oggi Scotto, insieme a Roberto Speranza, sarà protagonista di un’iniziativa a Roma su “Reddito di cittadinanza e ragioni della sinistra”.

Scotto, per dare un sostegno importante alle fasce più deboli della popolazione ci volevano i Cinque Stelle…

Da capogruppo di Sel presentai una proposta di legge per il reddito minimo garantito. Il reddito d’inclusione (Rei, ndr) dei precedenti governi andava nella direzione giusta, per certi versi era più completo perché univa all’azione monetaria anche politiche per il lavoro. Certamente il reddito di cittadinanza mette sul tavolo risorse mai viste prima.

Lei voterebbe sì, però avanza anche critiche…

Il reddito si può reggere solo se accompagnato da una parte da misure contro il lavoro povero con politiche salariali e di contrasto alla precarietà. Dall’altra, da misure di redistribuzione del peso fiscale. Per dirla chiaramente: non può essere finanziato in debito, ma da una patrimoniale. Una tassazione dello 0,8% sui patrimoni mobili e immobili sopra i 3 milioni di euro farebbe entrare nelle casse dello Stato circa 10 milioni con cui finanziare il reddito. Il tutto accompagnato da formazione e provvedimenti che rendano più facile l’ingresso nel mondo del lavoro. Altrimenti il reddito sarà come un caciocavallo appeso: servirà a poco.

Luci e ombre, dunque.

Le risorse messe sul piatto sono importanti. Ma, per esempio, andrebbe cambiato il sistema di distribuzione. Più che ai centri per l’impiego avrei dato la gestione ai servizi sociali, con navigator stabili e non precari. Inoltre il reddito deve essere corrisposto in maniera individuale e non per nuclei familiari.

Il Pd ha assunto un atteggiamento di contrapposizione. Perché?

Lo trovo un errore madornale. Nella passata legislatura, nonostante facessimo un’opposizione feroce al governo Renzi, votammo a favore degli 80 euro e del ‘rei’. Quando s’intraprendono misure che agiscono sul terreno del contrasto alla povertà e della redistribuzione sociale, la sinistra deve stare a sentire. Il Pd, invece, ha assunto un atteggiamento snobistico dando sponda alla tesi che le persone prenderanno soldi per stare sul divano. Detto da chi ha smontato l’articolo 18 e precarizzato il mondo del lavoro, fa ridere. Un errore politico. Mi auguro che, con l’elezione di un nuovo segretario, il Pd cambi atteggiamento.

Si diceva che il boom elettorale dei 5 Stelle al Sud era dovuto alla promessa del reddito. Ora i sondaggi sono in calo. Quando il reddito arriverà, i sondaggi risaliranno?

Non lo so, ma il reddito trasformerà il rapporto tra i 5 Stelle e i suoi elettori, specialmente nel Meridione. Il Movimento è destinato a diventare una forza politica più tradizionale perdendo una parte del voto di opinione che fin qui l’ha contraddistinto, ma costruendo un legame con un blocco sociale di riferimento, un bacino elettorale più ristretto ma più fidelizzato.