Arturo Scotto

Scotto: a Milano gettiamo le nostre Fondamenta per il futuro dell’Italia

Politica e Primo piano

Da HuffingtonPost

L’Italia del 2045 vedrà solo il 54,3% della sua popolazione in età attiva. Il Mezzogiorno del 2065 perderà più di un milione di residenti e l’età media dei residenti nelle sue regioni sarà superiore ai 50 anni. Sembra un inquietante romanzo distopico o di fantascienza, partorito dalla fantasia di George Orwell o di Philip Dick, invece sono le fotografie che ci offrono le ultime previsioni demografiche dell’Istat. Previsioni che descrivono un futuro incerto e di forti squilibri per il nostro paese. Le alternative sono due: nessuna soluzione di continuità alle politiche degli ultimi vent’anni con il suo lento e inesorabile scivolamento verso l’impoverimento e la desertificazione o riformare dalle fondamenta il sistema paese. E riformare dalle fondamenta di questi tempi fa più rima con rivoluzione che con riforma. Il movimento che abbiamo fondato solo poco più di due mesi fa, Articolo 1, è già a questo bivio. Ci era già noto in quegli ultimi giorni di febbraio, e il 19, 20 e 21 maggio a Milano proveremo a scegliere l’alternativa, a parlare di quell’Italia, quella del 2045 e quella del 2065. Immagino sarà l’alternativa meno di moda nel ceto politico italiano e nel circuito mediatico, eppure tutto quello che il paese e chi ha il compito di rappresentarlo deciderà nei prossimi mesi sarà decisivo per il paese che verrà.

Siamo seduti su un vulcano. Una legislatura tormentata volge al termine e in queste ultime battute intervenire per invertire la rotta sembra impossibile. Troppi pozzi sono stati avvelenati, troppe occasioni sono state perse, troppe volte la propaganda ha preso il sopravvento sulla realtà. Gentiloni non sembra interessato a una svolta vera, noi pensiamo che senza la svolta si allargherà sempre di più la faglia tra cittadini e istituzioni. Questa è in sintesi la ragione più profonda del titolo che abbiamo scelto per la nostra prima conferenza programmatica: “Fondamenta”. Ripartire dalle fondamenta per superare la crisi e costruire futuro.

Fondamenta di una nuova stagione di intervento pubblico nell’economia, una nuova stagione di investimenti, per la cura del territorio e delle realtà urbane. Mezzo punto di Pil all’anno, per almeno tre anni, con almeno il 45% di queste risorse da destinare al Mezzogiorno. Fondamenta di un massiccio rilancio dell’universalismo del servizio sanitario nazionale, portando le risorse destinate a quel settore nella media europea. Fondamenta di un aggiornato patto sociale a favore della dignità e del valore del lavoro, come la carta dei diritti universali del lavoro proposta dalla CGIL ci indica.

Fondamenta per una ricomposizione delle fratture intervenute nel mondo della scuola, dell’università e dei saperi. Fondamenta di una conversione ecologia dei consumi e della produzione. Fondamenta di una rottura con le pratiche immorali di gestione della cosa pubblica degli ultimi anni. Fondamenta di una rinnovata alleanza sociale, civile e democratica, costruita all’altezza delle questioni che la crisi ci pone e connessa alle esperienze progressiste più avanzate dell’Europa e del mondo. Fondamenta perché chi governa questo paese oggi sembra interessato al galleggiamento. E quattro anni e mezzo di galleggiamento hanno fatto perdere troppi treni a questo paese.

Sono titoli che in quei giorni, a Milano, proveremo a rendere carne viva nel paese per definire un’agenda progressista, la nostra proposta politica e il nostro profilo culturale in vista dei prossimi appuntamenti parlamentari e delle prossime elezioni. Mi piace pensare che quello che stiamo costruendo, partendo da queste fondamenta, possa essere utile per l’Italia che verrà e per gli italiani che verranno. E credo che da Milano in poi sarà definitivamente chiaro che il nostro non è l’ennesimo nuovo partito, ma è la leva che porterà pure nell’Italia del 2045 e del 2065 i valori fondamentali e irrinunciabili della nostra Costituzione.

Enrico Berlinguer, poco prima di morire, propose alla Fgci di organizzare un congresso di “futurologia”. La proposta eretica di una sinistra non ossessionata dalla battuta immediata, dal tweet o dal sondaggio dell’ultima ora, che analizzava e incontrava le trasformazioni del lavoro salariato, la crisi dei blocchi nati con la guerra fredda, l’irruzione dei cambiamenti climatici sulla scena mondiale. Futurologia e Fondamenta. Altrimenti la sinistra diventa uno spazio arido che si separa definitivamente dalla profezia e, dunque, dal cambiamento.