Rutigliano: che cosa ci insegnano le elezioni in Germania

Politica e Primo piano

Pubblicato su l’Huffington Post

di Carlo Rutigliano

La SPD è il primo partito tedesco. Una buona notizia, un risultato clamoroso che andrà approfondito con attenzione ma che può già dare delle interessanti indicazioni anche in chiave italiana.

La prima è che non è per nulla scontato che i governi di coalizione azzerino le identità dei partiti. Un campanello per chi pensa che aver portato Draghi alla guida del Paese significhi automaticamente aver scavato la tomba alle formazioni esistenti. Se un progetto è forte, se ha radici ed è in sintonia con il paese reale, è possibile costruire un’alternativa credibile e vincente anche stando, per necessità, in un governo altro rispetto a quello a cui si aspirerebbe.

La seconda è che non esistono vittorie scritte. Le urne hanno smentito qualsiasi tipo di previsione. Scholz è stato largamente sottovalutato. Per mesi i sondaggi hanno dato la SPD terzo partito, dietro i Verdi e la CDU.
In Italia i progressisti sono un cantiere aperto.

Le Agorà proposte da Enrico Letta possono essere la molla per una svolta e per quella riorganizzazione necessaria al campo vasto della sinistra democratica, mentre il Movimento 5 Stelle è nel pieno del suo processo di transizione e maturazione sotto la guida di Giuseppe Conte. Sarebbe un grave errore considerare Salvini e Meloni dei vincitori certi prima ancora che gli schieramenti siano scesi in campo.

La terza è che dalle grandi crisi non si esce mai con il mondo di prima. Dal Covid si può e si deve uscire a sinistra. In Germania vince una proposta fondata sulla difesa dei beni pubblici fondamentali come salute, lavoro e ambiente, sulla giustizia sociale e la riduzione delle diseguaglianze. Da questo sistema di valori può nascere una nuova stagione per le socialdemocrazie, in tutta Europa e naturalmente in Italia.

È tempo anche per i progressisti e i democratici italiani di decidere chi si vuole rappresentare e per cosa ci si vuole battere. Serve essere netti nelle scelte e radicali nelle parole. Pensare di poter rappresentare tutti, come si è fatto in passato e qualcuno vorrebbe continuare a fare in futuro, porta a rappresentare solo i più forti. La storia ce lo ha dimostrato.

L’ultima è che ancora una volta si dimostra sbagliata la previsione di chi pensava che il campo si sarebbe diviso tra liberali e populisti. Con buona pace di chi continua a teorizzare la scomparsa di destra e sinistra, l’SPD vince le elezioni parlando di salario minimo, di progressività fiscale e patrimoniale, mentre i Verdi sono il terzo partito tedesco, al 15%. La stagione del neoliberismo è finita. Una sinistra che si riprende la questione sociale e riesce a declinarla con il tema ambientale può affondare radici nella società ed essere vincente nelle urne. Una fotografia che assomiglia molto alla parola eco-socialismo.