di Pier Antonio Panzeri
In merito al recente incontro tra i vertici istituzionali europei ed il presidente turco, quasi tutti gli osservatori internazionali e buona parte delle forze politiche europee, si sono soffermati sullo sgarbo ricevuto dalla Presidente Ursula Von der Leyen. I rilievi fatti, da più parti, sono stati per lo più giusti sia nei confronti di Recep Tayyip Erdogan sia nei confronti del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il quale ha sprecato l’occasione per essere ricordato positivamente nella storia dell’Unione Europea. Giuste quindi, le rimostranze e le polemiche che si sono scatenate.
Tuttavia, in tutta questa vicenda, ho l’impressione che si perdano di vista alcuni aspetti importanti che sono correlati a questa visita dei due Presidenti delle Istituzioni europee in Turchia.
Si dice che in diplomazia la forma è sostanza. Ed in effetti è cosi. Nell’aver relegato UVDL in un ruolo subalterno si è voluto semplicemente affermare che ciò che conta è il Consiglio, e cioè gli Stati, e non il governo dell’UE.
Il fatto che UVDL non fosse accompagnata dal proprio cerimoniale ed abbia consentito la gestione del viaggio al solo Consiglio, rende evidente anche la sottovalutazione della Presidente della Commissione Europea, che ha permesso cosi di mettere in piazza le divisioni delle Istituzioni europee e ad Erdogan di amplificarle e rendere visibile al mondo tutta la fragilità della proiezione esterna dell’Unione.
Un altro elemento che va assolutamente messo sotto i riflettori, riguarda il contenuto dei colloqui tra Unione Europea e Turchia. Ritengo sia utile evitare che la discussione avvenga solo sullo sgarbo istituzionale e perda di vista il resto.
Gli accordi che sono stati delineati riguardano gli spazi doganali e la questione migratoria: in sostanza, l’UE farà affari con la Turchia e provvederà annualmente ad un fondo perché la stessa Turchia si tenga gli immigrati senza ovviamente interessarsi al loro destino. Tutto ciò in barba, ai diritti umani che sono costantemente messi alla gogna in quel paese, con arresti e reclusioni di giornalisti ed oppositori, e attacchi e uccisioni di civili curdi.
La stessa recente decisione della Turchia, di uscire dalla Convenzione di Istanbul, si inserisce in questo quadro.
L’unica istituzione non presente all’incontro di Ankara, era il Parlamento Europeo. Sicuramente, chiederà nella prossima seduta plenaria spiegazioni al Presidente del Consiglio sulle ragioni dello sgarbo ricevuto e sul suo silenzio. Mi auguro, che vi sia accanto a ciò la consapevolezza sulla necessità di provare ad alzare un poco lo sguardo per chiedere conto anche di tutto il resto. Ed il resto, va sotto il nome di libertà, democrazia, diritti umani e lotta all’impunità.
Insomma, bisogna assolutamente evitare che il confronto sul «diritto alla sedia» sia separato dal contesto generale, perché paradossalmente, bisogna saperlo, gli accordi che si profilano con la Turchia di fatto avallano le politiche di Erdogan. C’è da sperare che il Parlamento Europeo non lo consenta.