Intervista a la Repubblica
di Valentina Conte
«La delega fiscale va nella direzione di un’aliquota piatta per tutti. E la flat tax di sicuro porterà a una riduzione della spesa per il welfare. Il rischio concreto è di avere una sanità povera per i poveri. Mentre i ricchi useranno i servizi privati». Maria Cecilia Guerra, economista, già viceministra del Lavoro e sottosegretaria all’Economia, ora deputata Pd, condivide il giudizio del leader Cgil Maurizio Landini: «La riforma premia i redditi alti».
La premier Meloni dice il contrario. Chi ha ragione?
«La riduzione del numero di aliquote dell’Irpef, quindi degli scaglioni, viene presentata come semplificazione. Ma in sé non può che favorire i redditi più alti per una banale ragione tecnica. In un meccanismo fatto per fasce, se ne riduci una bassa o centrale, il vantaggio si trasferisce per trascinamento anche a quelle più alte. Per fare un esempio, accorpando le due aliquote centrali al 27%, un reddito da 35 mila euro guadagna 300 euro. Tutti i redditi da 50 mila euro in su cinque volte tanto: 1.500 euro».
La progressività dovrebbe essere garantita dalle detrazioni, dice il governo. Funzionerà?
«Dipende dalla velocità del calo delle detrazioni al crescere del reddito. La verità è che questa delega è scritta in modo pasticciato, si fanno piccoli sconti ai più poveri e regali ai ricchi. E si va verso un’aliquota piatta che diminuirà, anche in modo notevole, il gettito complessivo dell’Irpef mettendoti rischio il sistema sociale»
Il governo sembra ispirarsi alla curva di Laffer dell’epoca Reagan: meno tasse per più gettito.
«La curva di Laffer è uno specchietto per le allodole, smentita empiricamente. Basta vedere il livello dei servizi dei Paesi che adottano la fiat fax come la Russia, la Lituania, l’Ungheria e che hanno 9-10 punti più bassi di pressione fiscale. La bacchetta magica per avere allo stesso tempo meno tasse e più welfare non esiste».
La premier vuole usare la riforma per spingere la crescita. Succederà?
«Anche qui abbiamo una prova: la crescita post pandemia è stata sostenuta dagli investimenti pubblici che devono essere finanziati e da quelli privati sopportati dal pubblico. Si possono certo dare aiuti fiscali e incentivi alle aziende. Il governo vuole farlo con un meccanismo analogo alla mini Ires del governo Conte I che però non ha funzionato, poi sostituita dal credito di imposta per gli investimenti».
Questa riforma costa. Come si copre se non deve fare extra deficit?
«È la grande incognita. Il governo dichiara che taglierà le tax expenditures, cioè alcune detrazioni fiscali. Ma sono poca cosa, se si salvano quelle per mutui, istruzione, sanità, famiglie, previdenza, bonus edilizi che però sono temporanei. Il taglio dell’Iva su alcuni beni si dovrebbe finanziare da solo, in base agli annunci: ma allora dovrà aumentare su altri beni. Si amplia poi il perimetro, già generoso, dei regimi speciali: non solo affitti, redditi finanziari, flat tax degli autonomi, redditi agricoli esenti, ma anche la cedolare per i locali commerciali e reddito fondiario. E poi c’è un altro enorme regalo ai redditi finanziari».
Quale regalo?
«Chi fa una minusvalenza può usarla non solo a compensazione di una plusvalenza negli anni successivi. Ma anche a riduzione delle imposte da pagare su interessi e dividendi. Questo meccanismo ora è vietato perché porta a rischi di elusione elevatissimi. Posso vendere un titolo ora e fare una minusvalenza, ricomprandolo poco dopo senza modificare il mio portafoglio. E usarla per abbassare le tasse su interessi e dividendi. Anche la riforma Draghi lo prevedeva, ma lì era stata inserita una clausola anti-elusione che qui non c’è».
Come giudica il concordato preventivo biennale?
«Una legalizzazione dell’evasione. Nel momento in cui lo Stato dice: “Pagami questo per due anni, tutto quello che fatturi in più lo dichiari, ma non sei tassato” significa che quello che evadevi prima ora è legalizzato. Continui a non pagarci tasse. Ma così non stiamo recuperando evasione. Anzi è probabile che il soggetto scelga di non dichiarare nemmeno i ricavi extra. Perché dovrebbe farlo? Il meccanismo poi è volontario. E di sicuro non incentiva a far emergere nuovo reddito».