Guerra: manovra, la crescita cammina con l’equità

Politica e Primo piano

Pubblicato su Avvenire

di Nicola Pini

«È importante la scelta di una manovra espansiva, che rafforza il sostegno all’economia nell’uscita dalla pandemia e che ampliando gli strumenti di intervento inciderà sulla crescita e sull’equità». Cambiano gli accenti e le sottolineature ma Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia in quota LeU, nel ragionare sulla manovra appena varata fa suo il concetto espresso il giorno prima da Mario Draghi: crescita e coesione sociale devono marciare assieme. «Si sottolinea l’importante taglio fiscale – spiega – ma mi meraviglia che si parli solo di quello. Bisogna dare la giusta attenzione anche alle voci di spesa. La maggior crescita indotta dalla legge di bilancio, stimata nello 0,5% nel 2022, sarà frutto per i 4 quinti di provvedimenti di spesa che in molti casi determinano una riduzione delle disuguaglianze: penso alla riforma degli ammortizzatori sociali, al sostegno all’istruzione dagli asili all’università, ai fondi per la Sanità, al reddito di cittadinanza». 

Partiamo dal controverso capitolo pensioni. La mette a disagio il no dei sindacati?

Intanto considero importante l’apertura del presidente del Consiglio al confronto per cercare soluzioni di maggiore flessibilità. Il ruolo di intermediazione con svolto dalle parti sociali va valorizzato. Per le pensioni il 2022 è un anno cuscinetto nel quale viene attenuato lo scalone di 5 anni conseguente al termine di Quota 100. La platea di chi potrà accedere a Quota 102 è molto esigua, è più ampia quella interessata al rafforzamento dell’Ape sociale secondo il criterio della gravosità dei lavori. La conferma di Opzione donna che emerge dalla bozza del ddl è invece troppo parziale e punitiva e mi auguro venga cambiata. Per il futuro bisognerà prevedere opzioni di uscita anticipata con penalizzazioni che siano sopportabili dai lavoratori, puntando a preservare l’equilibrio finanziario del sistema. L’altro tema è quello di sostenere le pensioni future delle generazioni penalizzate dal lavoro precario e poco pagato.

Molti si oppongono a regole pensionistiche più flessibili invocando la difesa dei giovani.

Se si vuole dare davvero attenzione ai giovani bisogna costruire un ingresso nel mercato del lavoro che sia meno terribile di quello che abbiamo adesso. Oggi anche i più qualificati trovano soltanto lavoretti e finti stage. Dobbiamo disboscare questo sistema e spingere sulla valorizzazione del lavoro di qualità, non sui lavori a basso costo. Altrimenti l’economia non farà il salto verso la necessaria trasformazione tecnologica ed ecologica e i nostri giovani continueranno ad emigrare. Ma così il Paese arretra.

Come giudica il compromesso raggiunto sul Reddito di cittadinanza?

È positivo avere preservato questa misura ed è opportuno anche contrastare gli abusi. Ma non mi piace chi parla di questo aspetto come fosse un’emergenza nazionale. Vorrei che la stessa determinazione usata verso i poveri fosse posta sugli abusi relativi alle altre prestazioni sociali, all’evasione fiscale, al lavoro nero. A mio parere poi il Reddito andrebbe addirittura rafforzato. In due direzioni. Verso gli stranieri perché tra loro la povertà è molto alta, il triplo della media e il requisito dei 10 anni di residenza in Italia è vessatorio e inaccettabile. Poi ci vorrebbe una maggiore attenzione ai minori e alle famiglie numerose. Da gennaio arriverà l’assegno unico per i figli e sarà il momento di valutare l’effetto integrato delle due misure sulle famiglie.

Ci sono i fondi il taglio delle tasse, ma sul come e per chi si è deciso di non decidere…

Si è scelto di rispettare aspettare l’interlocuzione con il Parlamento. Sarà comunque il governo a fare una proposta. L’orientamento è quello di intervenire sull’Irpef e sull’Irap. Io ritengo che la misura andrebbe concentrata sull’Irpef di lavoratori dipendenti e dei pensionati, anche per ragioni di equità: nel nostro sistema c’è una violazione sistematica del principio della parità di tassazione a parità di reddito, ci sono forti differenze tra le categorie e dipendenti e pensionati sono i più tartassati. Ridurre l’Irap invece non mi sembra una priorità perché nella manovra c’è già un intervento molto forte, che condivido, a favore delle imprese.